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Web marketing e pubblicità, il metodo di Marco Mutti per raccontare le identità di business

di Paolo Robaudi
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«Ufficio stampa e relazioni con i media? Quello bisogna lasciarlo fare ai professionisti competenti: in questo ambito l’improvvisazione non è ammessa». Managing Partner di “Forum Real Estate Management”, Marco Mutti è anche Managing Director Italia di “Foruminvest”, società leader in Europa nel real estate development.

 

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Con 14 centri commerciali e 900 negozi da gestire, la comunicazione, il web marketing e la pubblicità sono fra le leve più importanti del suo modello di business. Nel tempo libero si dedica fra le altre cose al football americano: Mutti è infatti presidente dei Cisalfa Seamen Milano, un team che milita nella Italian Football League, la massima serie italiana di football americano. Fondati nel 1981, vantano 9 partecipazioni al Superbowl italiano e 5 vittorie.

Come sei arrivato al Real Estate?

Nel 1987 tramite un compagno di squadra del football americano, che aveva costituito l’azienda dopo che il padre era deceduto. Il mio amico aveva in mente di fare una società immobiliare. Io all’epoca ero studente di architettura, mi invitò a fare parte del suo team, sono diventato il suo braccio destro e ho lavorato con lui alcuni anni. Da li il settore immobiliare mi è entrato nel sangue. Ho iniziato a lavorare nell’urbanistica, vendendo terreni edificabili, poi mi sono un po’ stancato e nel 1997 ho cominciato a lavorare per Cushman e Wakefield una società internazionale, specializzandomi nel commerciale. Nel 2004 ho intrapreso a lavorare con Forum Invest, iniziando a fare sviluppo di centri commerciali: abbiamo consolidato il nostro rapporto e sono diventato socio, adesso stiamo sviluppando due brand. Uno è Forum Real Estate Management, dove gestiamo immobili complessi per conto di fondi di investimento di altissimo profilo, l’altro è Foruminvest, con cui ci occupiamo di sviluppo di alberghi e industria.

Come sviluppate il business? In Italia e all’estero?

Noi nasciamo come “developer”, in una visione internazionale: siamo un’azienda che sviluppa dalla A alla Z un complesso immobiliare. Compriamo il terreno, cerchiamo gli architetti per progettarlo, troviamo l’impresa di costruzione, gestiamo i rapporti con le banche per finanziare il progetto. Lo facciamo da tantissimi anni e siamo una delle pochissime società ad essere sopravvissute. Fortunatamente abbiamo fatto tutte operazioni profittevoli, portando avanti i nostri progetti nel migliore dei modi. Dopo la crisi del 2009 abbiamo congelato la parte di sviluppo e portato avanti la società di consulenza. Gli investitori ci affidano i centri commerciali e noi li gestiamo totalmente, mantenendo il valore dell’investimento: abbiamo il know-how per farlo. Questo è quello che stiamo facendo negli ultimi otto anni. Adesso abbiamo 14 centri commerciali e siamo in trattativa per venderne uno. Agli investitori non rimane che controllare tutti i nostri report.

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I vostri valori aziendali?

Corretti, precisi, non creare aspettative che non puoi raggiungere, rispettare date, scadenze e profitti previsti. Se disattendiamo delle “Milestone”, è capacità degli investitori esautorarci.

L’emergenza e la pandemia hanno influito sul vostro business?

No zero! Anzi abbiamo dovuto lavorare anche di più, mettendoci parecchia empatia, per aiutare da una parte investitori e banche – visto che gli incassi programmati non ci sono – e dall’altra parte l’inquilino: di fatto facciamo da trait d’union perché l’uno incassi qualcosa e l’altro non perda troppo. Con 900 negozi da gestire è stato un impegno molto complesso, a cui si è aggiunta la programmazione per quando la pandemia sarebbe finita. Possiamo dire di non aver avuto neanche un giorno di cassa integrazione come Forum Real Estate Management.

Quanto ti ha toccato questa pandemia?

Personalmente, anche troppo. Ho avuto il Covid, mi ha colpito inaspettatamente, ero anche scettico sul fatto che questa pandemia fosse così pesante. Ovviamente leggevo, sentivo, vedevo, come questo virus fosse invasivo: molti hanno sempre messo in dubbio questa cosa, l’ho vissuto personalmente sulla mia pelle. Sono vivo per miracolo.

Quando pensi al futuro?

Con un bel sorriso! Quando vedi la morte così da vicino, ogni giorno che ti svegli è una bella giornata. Già io non sono mai stato pessimista di mio, oggi sono super positivo. Mi riposo di più, mi curo di più, mi alleno di più, sorrido di più. Curare la testa è importante, ma il corpo anche! Mi sono anche innamorato.

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Approccio e gestione con i social media?

I social media tutti: LinkedIn, Facebook, Instagram, AdWords, vengono usati sia per la parte professionale, sia per toccare qualsiasi potenziale cliente di un centro commerciale. Investiamo parecchio sui social, soprattutto nelle campagne di marketing dei centri commerciali, dove abbiamo budget abbastanza importanti. Tieni presente che un centro commerciale ha un budget di svariate centinaia di migliaia di euro per farsi conoscere. Dare visibilità alle iniziative di un centro commerciale, alle varie attività, attraverso campagne di marketing sui vari social, oggi è molto importante. Sono luoghi dove si crea vita, divertimento, amore, aggregazione, esperienze: tutto questo va veicolato attraverso la pubblicità. I centri commerciali hanno una loro identità e uno scopo sociale, che vanno comunicati. Non possiamo solamente pensare agli affitti e al profitto. In un centro commerciale con diecimila ingressi giornalieri devi pensare a mille necessità: dalla brugola al piatto di patatine… E tutto questo va comunicato attraverso i diversi canali: affissioni, social, radio e televisione.

Gestione relazione con i media, ufficio stampa?

Quello bisogna lasciarlo fare sempre ai professionisti: se vuoi comunicare chi sei e cosa fai, devi fare spazio a chi è specializzato e competente. In questo ambito l’improvvisazione non è ammessa.

 

Testo e foto di Paolo Robaudi

 

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