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Linda Boranga: «Il mio punto di forza? Vestire la personalità e rendere trendy il surplus»

di Anna Restivo
COVER - LINDA B
Intervista a una stilista creativa e consulente di immagine, che ha reso il “fuori moda” un accessorio di valore nella moda proposta in Linda B., il suo shop. Oggi la sua creatività è richiesta da brand non solo di abbigliamento per la vendita online.

Linda B., più che una boutique, è un percorso esperienziale dove ogni donna e brand indossa la propria identità. Un posto contemporaneo e versatile, tanto da divenire anche set fotografico e studio di registrazione per collegamenti social. Persino il luogo dove sorge non è casuale: davanti alla fabbrica del noto marchio di moda Luisa Spagnoli, a Perugia. «Non una sfida, ma un omaggio a una delle prime imprenditrici d’Italia, tra le donne più influenti del primo Novecento» precisa Linda, anche lei stilista creativa, oltre che consulente di immagine e Art director.

Chi è Linda B.?

ok-Linda Boranga photo Lorenzo Montagnoli

Linda Boranga, foto di Lorenzo Montagnoli

La “B” puntata, sta per Boranga, come il famoso Lamberto, il più longevo portiere di calcio e medico sportivo: mio padre. Intelligente e pieno di talento, persona estroversa e fantasiosa, sempre sopra le righe. Sono cresciuta con lui, e osservandolo ho captato la magia della comunicazione. Ho assimilato i colori, e le tendenze che creava con il suo armadio ispirandosi ai grandi stilisti. Ho ereditato poi la passione per la musica da mia nonna pianista: la moda è poesia, la moda è sinfonia. A casa avrebbero voluto una ingegnera, ma ha vinto la passione per la moda. Al secondo anno di università in Ingegneria ho partecipato di nascosto a un concorso di moda. Ho inviato dei bozzetti e sono arrivata terza. Ho mollato tutto e ho seguito la mia vera passione: la moda. Volevo e mi sentivo di dover comunicare altro. Quando da piccola abitavo nella gelida Varese, vestivo con un abitino di volant a righine bianche e verdi con calzettoni rossi da sci. Io ero io. E non nessun altro. Crescendo ho capito che con l’esperienza potevo dare la mia arte a chi me lo avrebbe chiesto. Potevo e ora posso contribuire a ogni brand nel miglioramento dell’immagine.

Ma quando è iniziata la sua passione?

Tutto nasce con i grandi fotografi di moda (Lindbergh, Paolo Roversi) quando mia mamma mi comprava Vogue Italia. Ho una personale collezione, sotto cassaforte, dei più grandi servizi editoriali al mondo. Quei ritagli di giornali all’epoca invasero la mia mente e la mia essenza. A 14 anni sulle pareti della mia cameretta campeggiavano solo i ritagli di Vogue, e mi creavo gli abiti da indossare. Ma la passione da sola non basta: bisogna strutturarsi e fare esperienza. Ho studiato a Roma, ho preso un master in styling e lavorato per mantenermi gli studi. Ho poi ottenuto un finanziamento della Regione Umbria dedicato ai giovani imprenditori nel 2002 e ho aperto la boutique. Linda B. è il mio personal brand, creato quando neppure esisteva questo termine. Per far conoscere gli outfit li ho indossati io stessa e mi sono fatta ritrarre da fotografi in voga. Linda B. è anche il luogo dove vesto la personalità di chi ne varca la soglia, ma soprattutto lo spazio dove esprimo la mia professionalità. Oggi ho vent’anni di esperienza come stylist e Art director.

Dopo la formazione, come è riuscita a farsi strada?

Ho usato Facebook e creato un blog, perché all’epoca erano le due realtà più conosciute. Le mie clienti erano testimonial con gli outfit creati in boutique. Ma per lavorare nella moda devi viverla. Così ho inviato centinaia di mail alle maison per essere accreditata alle Fashion weeks, fino a che non ho iniziato ad avere feedback. Non importa essere in decima o quindicesima fila per la sfilata, l’essenziale è esserci. Ho preso contatti così con stilisti, Art creator, truccatori, Hair stylist, fotografi. Ho creato connessioni, ho promosso me stessa, ho aderito a progetti mettendomi alla prova. Ho finito con l’essere chiamata per seguire sfilate in atelier, curare styling di modelle in set fotografici, editoriali di moda oppure costumi di attori e cantanti. Tra i miei ultimi lavori c’è la Malta Fashion Week 2023 dove ho diretto la sfilata di Keith Caruana, volto che si cela dietro al marchio Captain’s Cut. E poi, contattata dalla Mondadori, curo lo styling di celebrity italiane del panorama televisivo, come Loredana Lecciso.

Photo Marco Rossi – Stylist Creator Linda Boranga

Qual è la filosofia di Linda B.?

Linda B. è un negozio di styling del riuso intelligente. Ho rimanenza di magazzino quasi zero sin dall’apertura, nel 2002. Vuoi per gestione del rischio, vuoi per coerenza con il ruolo di personal stylist, cioè di chi aiuta a realizzare outfit personalizzati, ho selezionato e scelto capi e accessori particolari ma facilmente adeguabili a qualsiasi stile. Ognuno di questi elementi poi innestato nel proprio guardaroba, rende trendy chi lo indossa. Un riuso intelligente che oggi contribuisce anche al rifiuto zero. Questa parte del mio lavoro comporta creare tendenza, anticipando la moda con pochi capi di abbigliamento, accessori e scarpe dei brand partner. Li abbino tra loro così da diventare unici perché interpretano la personalità di chi li indossa. Da Linda B. ogni donna diventa iconica grazie a ciò che indossa.

Come ha gestito la sua immagine?

Io sono testimonial di me stessa. Sono uscita su diversi magazine, anche in copertina, in Italia e all’estero. Ho sfruttato le mie capacità come faceva Franca Sozzani, Direttrice di Vogue Italia per 28 anni. Lei ha inventato gli editoriali associati a tematiche attuali. Allo stesso modo, ho promosso la sostenibilità. Per il Minardi Day del 2016, per esempio, ho curato un set fotografico dove tute di Formula 1 degli Anni 70 sono diventati capi alla moda e contemporanei. Sono intervenuta nel programma “Costume e società” su Rai2 due volte. L’ultima nel 2020, durante la pandemia. Lì ho creato un team per realizzare un servizio fotografico con modelle, fotografo e me come Art director, ognuno a casa propria e tutto gestito da remoto. Un caso unico in Europa.

Oggi come guarda i social?

Al giorno d’oggi tanti vogliono fare lo stylist. Tutti propongono sé stessi come esempi di stile, ma c’è una distinzione tra cosa piace e cosa sta bene addosso. Non si può vendere standardizzando le mode. E questo è il medesimo discorso della creazione dell’immagine di un brand. Come Art creator vengo ingaggiata dalle aziende che vogliono avere più risonanza oggi. Dalle scarpe alle calzature, all’abbigliamento, all’accessorio. In questo momento sto curando anche dei brand americani. A seconda della richiesta del cliente, seleziono oggetti, capi di abbigliamento con video e foto, li vado a valorizzare per renderli accattivanti. Quindi non vendi il prodotto ma l’immagine del prodotto sui social e sui siti internet. Il mio ruolo è esprimere con l’immagine del prodotto la qualità e la versatilità, creando un outfit, un’immagine per incuriosire il cliente futuro. Faccio capire come esporre un prodotto in modo adeguato oggi.

Linda Boranga photo Marianna Raichini 2

Linda Boranga, foto di Marianna Raichini

Qual è la sua prospettiva futura?

La concretizzazione di un progetto in fase di realizzazione, voluto da me con tenacia, dedizione, passione e sì, anche un pizzico di follia, che non guasta mai. Si tratta della formazione di un team di professionisti che nutrono estremo interesse per la moda, per le tendenze (di ieri e di oggi!), per i tessuti e le nuances, per tutto ciò che è bello inteso come particolare, unico. Questi aspetti, tutti insieme, sono gli ingredienti della nostra “pozione magica”. Una pozione carica di promesse, dove il giusto equilibrio tra ciò che abbiamo in comune e le peculiarità e professionalità singole di ognuna di noi, riescono ad andare a braccetto. Tutto sta prendendo forma con un sito internet e il mondo social, cercando di rendere di nuovo magica la moda e le sue collezioni. Come fashion stylist porterò in quella foto, in quel video tutte le immagini che ho visto, i libri di moda che ho letto, la musica che ho ascoltato. Il mio stile non è altro che l’ordine e il movimento che metto nei miei pensieri.

 

Anna Restivo

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