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«Nel Personal Branding è tutto un equilibrio tra visibilità e rischio»

di Alessandro Dattilo
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Pioniere nel campo del marketing digitale e fondatore delle web agency Responsive Lab e Progetti Parrucchieri, Andrea Leti condivide la sua esperienza sui temi del personal branding, del web design e della visibilità aziendale.

 

Dall’attirare l’attenzione al rischio di una gaffe, bilanciare il prestigio personale con il successo del proprio business potrebbe essere molto difficile per chi è alle prime armi con il marketing digitale. L’esperto Andrea Leti dà consigli per avere visibilità nel mondo iperconnesso di oggi e ottenere risultati concreti, gestendo eventuali errori. Con una considerazione particolare all’adattabilità e alla trasparenza del messaggio di ogni cliente che segue.

Cosa significa per te (e per i tuoi clienti) il concetto di personal branding?

Personal branding: croce e delizia di molti imprenditori! È un acceleratore di risultati, soprattutto nel mondo dell’imprenditoria locale. Fa spiccare, attira l’attenzione, e può davvero darti una marcia in più. Ma non è tutto oro quello che luccica. A volte, può diventare un boomerang. L’ho visto troppe volte nella mia vita: quando sei tu il volto del tuo business, ogni tua pubblicazione, ogni video, ogni post su Facebook è sotto i riflettori dei tuoi competitor (che non perderanno occasione per screditare) e dei tuoi clienti (che pure loro non scherzano). Hai fatto una gaffe? Improvvisamente, non è solo un tuo problema personale, ma diventa il “talk of the town” per il business. E questa non è la pubblicità che si desidera, ben diversa da quella del «purché se ne parli»!

C’è anche il rischio di oscurare il business con la propria immagine, simile alla situazione in cui una band viene ricordata solo per il suo frontman. Può funzionare? Certamente, ma può anche eclissare tutto il resto che l’azienda offre. È meglio che le persone si avvicinino per ciò che l’azienda rappresenta, non solo per la persona che la incarna. Non bisogna dimenticare il bilanciamento tra promuovere sé stessi e promuovere il business. È come camminare su una corda tesa: da un lato, si vuole che le persone conoscano la propria identità, dall’altro, si desidera che apprezzino e amino il business stesso. Il personal branding è potente, ma va usato con intelligenza. Bisogna trovare il giusto equilibrio, mantenendo sempre un occhio critico su come le azioni personali influenzino la percezione del business. E alla fine della giornata, l’integrità e la trasparenza pagano sempre. Sicuramente è un modello di marketing che consiglierei a chi vuole promuoversi come esperto del settore. Consulenti, formatori e imprenditori che già gestiscono aziende senza essere il fulcro della produttività sicuramente beneficerebbero di un’accelerazione dei risultati con il personal branding.

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Qual è stata la principale ispirazione per scrivere “Questo sito funziona!” e quale gap specifico nel mercato volevi colmare con questo libro?

La genesi di questo libro risiede nella diretta conseguenza delle mie esperienze formative rivolte a chi fa impresa nell’arco degli ultimi 10 anni. Per un decennio, ho erogato lezioni di marketing operativo davanti a gruppi di 8, 10, 20, 70, 200 e fino a 600 persone che guidavano un’azienda. In tutti questi anni, un problema ricorreva con insistenza: l’inefficienza del proprio sito web. Tale scarsezza di rendimento è prevalentemente attribuibile a progettazioni inadeguate da parte di non esperti di marketing. Spesso si commette l’errore di affidare il compito al web designer, il quale, pur ponendo grande attenzione agli aspetti tecnici, trascura quelli legati al marketing. Oggi, il sito web svolge una funzione critica, benché invisibile, nel rafforzare le convinzioni dei clienti. La mia fortuna, per esempio, la devo al mio sito personale! Finché Google continuerà a elencare siti web nei suoi risultati di ricerca, le aziende avranno l’impellente necessità di essere presenti su Google. In assenza, i potenziali clienti si rivolgeranno alla concorrenza.

Poi nel contesto imprenditoriale italiano, a differenza di quanto avviene all’estero, persiste ancora l’errata convinzione che il sito web rappresenti un surplus non essenziale. Al contrario, i dati dimostrano quante opportunità vengano perse a causa della mancanza di visibilità su Google. È fondamentale comprendere che, sebbene si possa scegliere di non essere presenti su Google, non si può impedire alla concorrenza di esserlo. Diventa quindi cruciale acquisire la consapevolezza dell’importanza di possedere un sito web orientato al marketing, tema centrale di questo libro, per generare contatti e acquisire clienti attraverso il web. Queste modifiche mirano a migliorare la fluidità del testo e a enfatizzare alcuni punti chiave.

Nel tuo libro, discuti di come creare un sito web magnetico. Potresti condividere (in sintesi) un esempio di strategia che ritieni particolarmente efficace per attrarre nuovi clienti?

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Il concetto di sito web magnetico affonda le sue radici nella nozione di “Marketing Oriented”. Più che delineare una strategia generica, che necessita inevitabilmente di essere adattata alle specifiche dinamiche del business di ciascun cliente, sviluppare un sito web orientato al marketing significa, prima di tutto, implementare un solido sistema di marketing che si rifletta efficacemente sul sito stesso. Il sito web, dunque, diventa uno strumento attraverso il quale si mira a indurre l’utente a compiere un’azione di conversione specifica su ogni pagina. Tale azione può consistere nell’acquisizione di un contatto o nella vendita di un prodotto o servizio. Nel mio libro, ho delineato la piramide dei tre livelli della generazione di lead, dove illustro in modo chiaro il processo di acquisizione contatti e le informazioni da richiedere ai visitatori di una landing page. Questo approccio varia a seconda del grado di approfondimento e dell’impegno che la pagina richiede. La revisione mira a chiarire ulteriormente il concetto e l’importanza di un sito web orientato al marketing, evidenziando il legame diretto tra la struttura del sito e la strategia di marketing del cliente. Per questo è molto importante affidare lo sviluppo del sito a qualcuno che abbia il focus sui numeri piuttosto che sulla bellezza grafica.

Qual è stata la tua visione iniziale quando hai fondato la tua prima web agency Responsive Lab e la seconda web agency Progetti Parrucchieri, e come si sono evolute nel tempo?

Responsive Lab nasce da un’ispirazione concettuale, l’idea di essere altamente flessibili. Mi sono ritrovato in tanti anni a lavorare con persone che alzavano lo standard continuamente e che mi sottoponevano anche a sfide più grandi di me stesso che ho saputo superare. Lavorare per Italo Cillo, Roberto Re, l’Avvocato Bruno Sgromo, Simone Rossi non è la cosa più semplice del mondo. Sono imprenditori e performer assoluti, voraci diffusori di contenuti e ambiziosissimi imprenditori. Non è come lavorare solo per un business locale di piccole dimensioni. La reattività, l’adattabilità, la capacità di adattarsi allo schermo dei nuovi siti web è stata la caratteristica che ha ispirato le mie web agency. Progetti Parrucchieri è il clone di Responsive Lab, ma verticale su un settore che ancora oggi ci dà grandissime soddisfazioni e ha avuto una penetrazione nel mercato italiano veemente alta. Negli ultimi 5 anni abbiamo lanciato 200 saloni e sviluppato oltre 120 siti web. Ci impegniamo davvero tanto e i risultati ci premiamo per la serietà e l’attenzione al cliente. Anche noi sbagliamo, non siamo perfetti, ma avere una soddisfazione cliente del 92,4% non è cosa da tutti (è un numero ricavato da statistiche interne provenienti dai lavori svolti).

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Qual è il tuo approccio per rimanere aggiornato con le ultime tendenze e tecnologie nel campo del web design e del marketing digitale?

Il marketing digitale è come un vulcano in piena, appena credi di essere diventato bravo a fare una cosa ti arriva il caso studio che ti sbatte in faccia il contrario. Il numero di tecnologie a disposizione è veramente troppo elevato e noi abbiamo deciso di focalizzarci solo sul marketing che funziona. Questo approccio ci mette nella condizione di partenza di usare solo gli strumenti che con il budget a disposizione dato dal cliente possiamo permetterci di utilizzare. Perché è inutile sperare di poter provare a essere presenti ovunque in malo modo, meglio essere perfetti su un canale solo. L’aggiornamento è importante nel nostro settore: seguire webinar, leggere blog di settore e partecipare a eventi di formazione è un’attività costante, ma credo fortemente che il marketing si faccia e non si legga sui libri, ma si impara da altri. I casi studio di altri non sono replicabili a tutte le attività, poiché dietro ogni impresa vi è una storia, e questa storia porta con sé un’eredità di fattori che hanno permesso all’azienda cliente di essere in quel momento a quel livello di risultati. Ogni azienda ha le proprie dinamiche e noi cerchiamo di lavorare su quelle e di stravolgerle quando possibile nel breve o lungo termine per portare numeri alle attività nostre clienti.

 

Alessandro Dattilo

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