All’età di 3 anni smontava il giradischi del padre, convinto che l’orchestra fosse all’interno. A 5 l’incontro con il pianoforte e la scoperta di una passione che lo accompagna tuttora. Oltre che musicista (4.000 concerti nel mondo), produttore e docente di pianoforte moderno, Zaccheroni ha fondato “Hit in the Box”, l’Accademia musicale dedicata alle nuove generazioni. «Aiutiamo i giovani musicisti a dare il via alla propria carriera, accompagnandoli fino alla produzione del primo singolo».
Stand Out mi ha insegnato a pensare “in grande” perché il progetto lo merita.
Musicista e programmatore, dal 1992 a oggi ha al suo attivo una intensissima attività live, in Italia e all’Estero con gli OxxxA. Alessandro Zaccheroni è musica a 360 gradi: arrangiatore, sound designer, music editor e remixer in ambito discografico e pubblicitario. E molto altro, come ci racconta in questa intervista.
Nel settore musicale, anche per piccoli brand nascenti, quanto e perché è importante secondo lei accostare un volto alla presentazione di un prodotto artistico?
Accostare il proprio volto ad un prodotto significa a mio avviso garantirne personalmente qualità e contenuti, a prescindere dal settore merceologico. Nel caso di Hit In The Box, Accademia musicale dedicata alle nuove generazioni, la mia presenza porta con sé un’esperienza professionale ultra trentennale maturata sul campo e un’infinita passione per la musica, a disposizione di ogni singolo allievo durante tutta la durata dei percorsi didattici e anche oltre.
Come gestisce il suo brand personale di tutor/producer e che rapporto ha con i social media?
Il mio rapporto con i social media è sempre stato quasi esclusivamente professionale e molto poco personale (probabilmente perché appartengo ad una generazione “pre-social”) fino al lancio di Hit In The Box. Trattandosi di un progetto innovativo che si sviluppa sia su piattaforme online che in presenza, oggi utilizzo i social per comunicare e condividere materiale ma soprattutto emozioni con i ragazzi integrandoli alla didattica a distanza e agli incontri dal vivo. In generale, ritengo che i social media siano molto importanti in questo periodo storico per proporsi, conoscere e comunicare con utenti anche molto differenti per età, interessi e competenze.
Qual è il suo approccio di fronte a una telecamera?
Direi piuttosto spontaneo, anche perché non si tratta di una novità per me avendo una intensa attività live di oltre trent’anni con oltre 4.000 concerti, durante la quale le riprese su e giù dal palco sono sempre state all’ordine del giorno. Devo dire però che, sia in campo audio che video, sapere di essere ripresi da una macchina con il “pallino rosso” (REC) acceso, fa sempre un certo effetto e spesso risultare naturali è molto meno facile di quanto si possa immaginare. Il consiglio è di “girare” tanto materiale e rivedersi il più possibile con il giusto spirito critico (l’autocritica spesso è la più spietata), allo scopo di arrivare a parlare in camera spontaneamente come fossimo davanti ai nostri amici.
Ha mai scritto o pensato di scrivere un libro sul suo argomento?
Assolutamente si. È già in programma una versione cartacea ed elettronica dell’intero percorso didattico di Hit In The Box, si tratterà di un vero e proprio metodo didattico per chi non ha frequentato i corsi e un manuale di riferimento per chi esce dall’Accademia.
Cosa pensa dell’utilizzo di un ufficio stampa per imprenditori e professionisti?
Trovo sia molto importante. Innanzitutto perché il “taglio” di un articolo o anche di un semplice comunicato stampa ha tutta un’altra efficacia se è redatto da un giornalista o comunque una persona preparata del settore, inoltre sono convinto che i risultati migliori si ottengano lavorando in team con collaboratori specializzati nel proprio ruolo.
Che aspettative aveva quando ha iniziato il lavoro sul personal branding?
Prima di entrare in contatto con Stand Out avevo un’idea piuttosto confusa riguardo il personal branding. Non pensavo che il “metterci la faccia” potesse essere una scelta così determinante per il successo di un’impresa, invece così è stato. Soprattutto, mi sono reso conto che molte delle regole del mondo reale valgono pari pari nel web. Capita spesso, per fare un esempio, che quando un insegnante si trasferisce da un istituto all’altro, molti allievi lo seguano perché si fidano della sua persona e sono soddisfatti dei risultati ottenuti insieme, aldilà della scuola o dei contesti. Il personal branding fa si che il nostro riferimento di fiducia sia sempre presente ovunque ci troviamo.
Curare il proprio brand l’ha aiutata a rendersi conto di cose di cui non si accorgeva? Ha preso maggiore consapevolezza su alcuni aspetti?
Sicuramente si. Curare personalmente il mio brand mi ha dato l’opportunità di rendermi conto immediatamente delle criticità e dei punti di forza. Tutto ciò ha permesso di sviluppare il progetto e portarlo a livelli che non avrei neanche immaginato quando sono partito. Altra decisione fondamentale, presa strada facendo, è stata quella di formare un team di persone motivate e specializzate nei rispettivi ruoli che permettono di concretizzare risultati diversamente impossibili da raggiungere.
Come reagisce l’ambiente che la circonda rispetto al suo percorso di personal branding?
Gli ambienti nei quali lavoro sono tre, molto diversi ma nello stesso tempo “collegati” tra loro, caratteristica sulla quale si basa il progetto HITB. Come produttore frequento gli studi di produzione musicale, come docente scuole e istituti musicali e come live performer il palco. La reazione alla pubblicazione del progetto è stata unanime: curiosità e, lo dico con la massima umiltà, stupore. Soprattutto nell’ambiente legato alla musica dal vivo (quindi quello dello spettacolo, dove l’ego è di casa), è facile scambiare ili personal branding per un’opportunità ulteriore per mettersi in vetrina, cosa oggi molto di moda. Fortunatamente sono nel settore da tanto tempo, quindi la credibilità e la stima maturate hanno fatto si che non si pensasse ad un’operazione legata a promozione personale, ma ad un progetto dedicato ai giovani nel quale mi sono messo in gioco direttamente, ma per far si che da ora in poi i riflettori si accendano su di loro.
Cosa pensa del team di Stand Out? Quali difficoltà ha incontrato nell’applicare le attività del protocollo di Stand Out?
Stand Out può contare su un team straordinario. Competenza, efficacia e disponibilità sono di casa, caratteristiche tutt’altro che scontate nelle collaborazioni. Nel mio caso specifico le difficoltà sono state quelle di realizzare strada facendo che il progetto che abbiamo messo in piedi è diventato molto più importante, e di conseguenza impegnativo, di quanto immaginassi all’inizio. Stand Out mi ha insegnato a pensare “in grande” perché il progetto lo merita. Pensare in grande non significa montarsi la testa, tutt’altro. Significa entrare nell’ordine di idee che le responsabilità aumentano, che è necessario lavorare in team e che, trattandosi di personal branding, è richiesto un impegno costante e tanta passione, senza la quale è facile mollare il colpo nelle fasi più critiche.
Quali sono i 2-3 punti più importanti che la differenziano rispetto a realtà simili?
Posso riassumere tranquillamente tutte le differenze in un unico termine: il FORMAT. Hit In The Box non propone corsi di strumento musicale o canto, per quelli esistono scuole ed insegnanti che svolgono egregiamente il lavoro in presenza, com’è giusto che sia. Non ha neanche la presunzione di “sfornare” esperti produttori, DJ o artisti. La musica è un’arte meravigliosa che richiede impegno e passione per molto tempo se si vogliono costruire carriere durature. Il format di HITB nasce proprio prendendo in considerazione le molteplici competenze che le nuove generazioni devono avere per poter lavorare nel music business, tenendo conto dei tempi sempre più veloci nei quali siamo abituati ad apprendere e mettere in pratica le informazioni. In soli due anni, considerando uno dei percorsi completi, forniamo gli strumenti musicali e li configuriamo insieme ai ragazzi, insegniamo loro le basi della teoria e della lettura della musica, nonché le tecniche di base per poter suonare le tastiere, scopriamo dall’interno le principali professioni del music business attraverso incontri con i più grandi professionisti italiani, li specializziamo nel ruolo scelto e li portiamo a realizzare il loro primo brano nei più prestigiosi studi di produzione nazionali. Nessun’altra Accademia musicale allo stato attuale offre tutto questo.
Quali sono i risultati più importanti che ha avuto nel suo lavoro grazie al percorso sul personal brand?
Nell’Accademia HITB sono coinvolti alcuni tra i più grandi professionisti del music business italiano ed internazionale: mi ha fatto davvero tanto piacere constatare l’entusiasmo e la convinzione con cui hanno aderito ad un progetto che è completamente nuovo nel suoi genere e che quindi potrebbe riservare sorprese di qualsiasi tipo. In realtà, i risultati ci stanno dando ragione e questa è la prima vera soddisfazione, ci auguriamo, di una lunga serie.
Che consigli darebbe a un giovane che vuole intraprendere la sua stessa strada?
Di iscriversi ad Hit In The Box!! 😉 Quando ho iniziato a lavorare al progetto ho pensato proprio a cosa desideravo quando ho capito che avrei voluto fare musica in maniera attiva. HITB è il percorso che dà tutte le informazioni necessarie a capire se e come fare musica, sia a livello amatoriale che professionale, avendo conosciuto le professioni dall’interno e vissuto tutte le fasi della produzione musicale in prima persona. In altre parole, il corso che anticipa i corsi.