Home » Stefano Pancari, una comunicazione da Safety Rockstar

Stefano Pancari, una comunicazione da Safety Rockstar

di Alessandro Dattilo

Cerco gli accordi giusti per suonare insieme agli HSE manager il miglior Live della Safety.

Con questa promessa al mercato, diretta ed evocativa, Stefano Pancari è un rocker prestato alla sicurezza sul lavoro. Dopo aver creato SaferAgency, la prima agenzia di comunicazione dedicata a salute, sicurezza e benessere in azienda (Rebel Safety Communication è il simbolico payoff), Stefano ha dato vita a ROCK’N’SAFE, una webzine che racconta la sicurezza sul lavoro con un linguaggio graffiante e fuori dagli schemi. «L’obiettivo – dice Pancari – è aiutare gli HSE Manager a tatuare i valori della salute e della sicurezza nella cultura della propria azienda».

La storia di questo Rebel Safety Communicator è interessante e ricca di significati per chi desidera saperne di più sulle tematiche del personal branding. Stefano – lo fa capire nell’intervista che segue – per indole e per “fiuto” del mercato, aveva intuito le potenzialità di svecchiare il suo ambito professionale (quello storicamente “ingessato” della sicurezza sul lavoro) con una chiave di comunicazione diversa, che scuotesse i manager e facesse irrompere una serie di valori con un’energia decisamente “rock”.

Sotto la guida di un team di professionisti esperti nel business celebrity building, Pancari ha incanalato e posizionato al meglio questa amalgama di competenze e attitudini caratteriali, generando un mix esplosivo che oggi si contraddistingue nettamente nel panorama della HSE (Health, Safety and Environment). Più che mai in un periodo di emergenza pandemica.

 

Cosa ti ha convinto a lavorare sul tuo personal brand? Cosa non ti tornava nella tua comunicazione?

La mia indole mi spinge a lavorare e migliorarmi per essere protagonista, ma nel tempo ho realizzato che un desiderio è ben diverso da un obiettivo definito con una strategia. Prima di abbracciare il personal branding ero consapevole del mio potenziale, ma al tempo stesso avevo degli oggettivi limiti sul come esprimerlo pienamente.

Come hai conosciuto Stand Out?

Ho la fortuna di conoscere da tempo Gianluca Lo Stimolo e l’ho sempre stimato come persona e professionista. Ha una splendida capacità di visione, sa individuare con creatività il potenziale di ognuno, è autorevole. Ma tutto il team di Stand Out è una grande squadra che si prende cura di te: ti ascoltano, capiscono le esigenze e individuano con professionalità le migliori soluzioni per te, facendoti sentire a tuo agio.

Quali sono stati tuoi obiettivi e aspettative di partenza?

Penso che Robert Plant (voce solista dei Led Zeppelin e iniziatore dell’hard rock) resterà nei cuori di molti anche quando non ci sarà più. Il suo dono eterno all’umanità resterà “Stairway to Heaven”. Il mio obiettivo è far convergere i riflettori su di me come mezzo per attirare l’attenzione su un messaggio, un messaggio di salute e sicurezza sul lavoro. Prima di lavorare sul mio brand, era più che altro un sogno dai contorni poco delineati. E poi… non sarò mai come Robert Plant: lui ha i boccoli biondi, mentre io sono nero corvino e porto i capelli rasati!

Come definiamo la tua specializzazione? Quali sono i punti distintivi?

Sono un rebel safety communicator che parafrasa i concetti tecnici e giuridici della sicurezza per renderli fruibili e attraenti per i miei interlocutori. Lavoro da anni sul disruptive approach della comunicazione con uno scopo ben preciso: provocare una reazione. Purtroppo la comunicazione della Safety è ormai diventata un rumore di fondo che il nostro udito sente a malapena. Il risultato è un disinteresse a questi temi che ci porta a comportarci come se avessimo un contratto a tempo indeterminato con la vita. Le cose però non accadono fino al fatidico giorno in cui accadono. Questa è la ragione per cui l’Italia è il fanalino di coda in Europa per numero di infortuni e incidenti mortali. A ciò si aggiungono livelli di stress logoranti dovuti dall’organizzazione del lavoro e dalla poca cura delle relazioni tra le persone in azienda. Anche questa è salute.

Come nasce l’identità rock?

Mi sono chiesto come poter contribuire per mettere fine all’indifferenza su questi temi. Per accendere i riflettori su salute e sicurezza, ho cercato quell’assolo che facesse saltare sulla sedia l’imprenditore, inducendolo a tendere l’orecchio per ascoltare questo nuovo sound. Gli imprenditori con cui lavoro sono consapevoli che nelle consulenze, nei corsi di formazione e negli speech a un evento, adotterò strategie comunicative che possiamo definire “rock”. Per rock intendo quelle modalità che propongono un’alternativa a uno status quo e lo fanno con entusiasmo e passione rivoluzionari. Mi ritrovo molto nelle modalità di comunicazione che producono impatti fragorosi: penso a Elvis Presley che, negli anni ’50, ha cambiato i connotati a un mondo musicale e sociale fatto di jazz, blues, swing e di quegli ottusi del Ku Klux Klan.

Qual è il segmento di mercato a cui ti rivolgi? La tua promessa?

Mi piace collaborare con organizzazioni medio-grandi che abbiano una visione. Che vedano nella salute e nella sicurezza i pilastri del benessere della persona, attraverso scelte e comportamenti quotidiani. La mia promessa è supportare HSE manager e imprenditori nel tatuare i valori della salute e della sicurezza sulla cultura dell’organizzazione. Quando il mindset dell’azienda è orientato a questi temi, il rispetto delle norme di legge diventa una naturale conseguenza.

C’è un metodo particolare con il quale eroghi i tuoi servizi / prodotti?

I miei servizi di consulenza, formazione e public speaking suonano guardando lo stesso spartito. L’obiettivo è sviluppare una consapevolezza che porti le organizzazioni a vivere e gestire la safety come un must, non come un dovere. Credo che migliorando ogni giorno l’estetica della comunicazione, ognuno possa attrarre sempre di più il pubblico a cui si rivolge. Di recente mi è capitato di coadiuvare un’organizzazione che da anni, nonostante innumerevoli circolari aziendali, non riusciva a stimolare i lavoratori ad eleggere il proprio rappresentante per la sicurezza. «È una causa persa» mi dicevano tutti. Dopo aver analizzato l’azienda, la sua comunicazione e gli elementi sui cui far leva, ho messo a punto un video – con fantastico sottofondo musicale degli U2 – in cui parlo di libero arbitrio con una passionalità paragonabile a Jimi Hendix quando suonò “Purple Haze” sul palco di Woodstock. In quella clip ho sollecitato l’importanza della libertà di scegliere ogni giorno per la propria salute e per la propria sicurezza. Ventiquattr’ore dopo essere stato pubblicato sui social aziendali, l’azienda ha ricevuto 7 candidature spontanee al ruolo! Questa per me è efficacia della comunicazione della sicurezza.

Com’è cambiato il tuo posizionamento tra prima e dopo?

Non mi sarei mai immaginato questo iperbolico cambiamento, avvenuto tra l’altro in un periodo sfidante come l’anno pandemico appena passato. I consulenti hanno indirizzato le mie energie e questo mi ha aiutato nel definire il mio focus, permettendomi di emergere. Se prima dovevo combattere per far percepire il mio differenziamento rispetto ai colleghi del settore, già oggi questa fatica mi viene risparmiata dal fatto che i miei interlocutori mi contattano spontaneamente. Ora riconoscono i miei topics differenziati e li individuano come utili per raggiungere le proprie finalità.

Hai lavorato su aspetti tecnici? (look, immagine, voce, video)

Continuo a evolvere su tutti questi aspetti. Per utilizzare una comunicazione attraente, è indispensabile lavorare su ogni dettaglio. Ho imparato a stare davanti a una webcam, ho affinato il mio look perché fosse congruente alla mia comunicazione e lavoro costantemente al mio public speaking per affinarlo ogni giorno di più. È un’opera di cesello: più cresci, più sfidante diventa alzare l’asticella. E quando sei mosso da passione, ti dimentichi cosa sia la fatica.

Fare personal branding ti ha aiutato a renderti conto di cose di cui non ti accorgevi? Sei più consapevole di quali aspetti?

Il personal branding mi ha permesso di vederci chiaro. È diventata ancora più nitida la mia visione, ho preso maggiormente consapevolezza del potenziale, mettendo a fuoco le aree di miglioramento su cui lavorare. Il progetto di lungo termine che mi permetterà di lasciare il segno – per me e per coloro che incrocerò in questo mio breve passaggio sul pianeta Terra – ora è limpido. In un passato non troppo remoto mi sarei preso in giro da solo, anche solo per aver pensato una cosa del genere. Ho perso un sacco di tempo, ma per fortuna ora sto recuperando a gonfie vele.

Come reagisce l’ambiente che ti circonda rispetto al tuo percorso di personal branding?

In prima battuta ammetto di aver temuto il giudizio degli altri, ma ho abbattuto questo limite già con i primi riscontri positivi che non sono tardati ad arrivare. Le persone che mi intercettano mostrano curiosità, vogliono saperne di più sul mio conto e di come posso aiutarle nel concretizzare le loro idee di azienda più sana e più sicura.

C’è stata qualche resistenza nel percorso di consolidamento del tuo brand?

Le difficoltà che ho incontrato erano tutte resistenze che avevo dentro di me. Mettersi in mostra, a maggior ragione con un approccio ribelle come il mio, ti espone inevitabilmente a fare i conti con gli scheletri che hai nell’armadio. Lavorare sul proprio personal branding è un eccellente esercizio per avere migliore consapevolezza di sé stessi e maggiore solidità.

Da questo lavoro, quali sono i risultati più importanti avuti nel tuo business?

Il progetto ha visto nascere rocknsafe.com, la webzine di controcultura della salute e della sicurezza che conta già dopo pochi mesi di vita migliaia di visite. Ho avuto l’opportunità di intervistare già decine di manager di primo ordine: molti hanno accettato senza esitare l’invito e altri addirittura si sono auto-candidati. Ho inoltre concretizzato il mio sogno dando vita a Safer Agency, la prima agenzia specializzata nella comunicazione della salute e della sicurezza. Lavoriamo solo con le aziende che desiderano impattare nella società, portando i valori di salute e di sicurezza a essere protagonisti nella vita dei propri collaboratori. Il risultato migliore è che sto facendo tutto ciò con divertimento e passione, proprio come quando sono a un concerto rock. Non avrei immaginato che potesse accadere tutto così velocemente: e il bello deve ancora venire!

 

Alessandro Dattilo

Potrebbe piacerti anche