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Il Superbonus e la fiducia condominiale: l’approccio di Simona Bastari alle sfide

di Alessandro Dattilo
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Simona Bastari, autrice del libro “E vissero felici e vicini”, condivide le novità professionali e le difficoltà affrontate nel mondo condominiale. Parlando delle esperienze durante la pandemia, rivela il suo approccio basato sulla comunicazione e l’empatia. «Covid, Superbonus e aumenti in bolletta sono stati per il “condominio felice” un allenamento costante».

Simona, sono passati due anni da quando ti avevamo intervistato per il brand “Condominio Felice”. Libro nuovo a parte, di cui parleremo tra poco, quali sono le novità che ti hanno coinvolto professionalmente?

Sicuramente sono stata travolta dal cosiddetto ≪Superbonus≫ a livello professionale, che ha messo a dura prova la comunicazione tra condòmini, la fiducia nell’amministratore e nello Stato. Purtroppo si è rivelato un fallimento e un grosso impegno che continua tutt’oggi… Non è facile mantenere la fiducia da parte dei condomini in questo momento difficile e con la preoccupazione da parte dei proprietari per la nuova direttiva europea (ancora da recepire) in tema di efficientamento energetico.

E poi il Covid… La mancata occasione per uscirne tutti migliori. Covid, Superbonus e aumenti in bolletta sono stati per il “condominio felice” un allenamento costante e continuo per mettere in campo il metodo basato sulla comunicazione, empatia, ascolto attivo e tutto ciò che serve per prendersi cura del condòmino come persona. In due anni le abitazioni gestite sono aumentate, ma non sono incrementate le liti giudiziarie (una sola causa per 140 condomini gestiti). Ho creato poi un brand di formazione per gli amministratori che si chiama “Amministratori di Successo”, insieme a due amici molto conosciuti nel mio settore: Jessica Collu e Manuel De Stefano.

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La pandemia ha generato dei grandi esperimenti sociali… Nel caso dei condomini, quali sono le esperienze più significative che hai riscontrato tra lockdown, mascherine, smart working e così via?

Inizialmente sembrava scorresse tutto bene e in armonia: le bandiere, le canzoni dal balcone, i sorrisi (forse per farsi forza in uno scenario inimmaginabile). Poi è diventato tutto più difficile.

Io durante il lockdown ho sempre lavorato, cercando di stare accanto ai miei condomini in senso figurato: ho creato biblioteche negli androni, scatole con la spesa sospesa, scambi di password per la Wi-Fi… Tutto questo per creare un clima più collaborativo e di comunicazione tra i residenti.

Per esempio, i tanti che hanno lavorato in smart working ore e ore, poco sopportavano i bambini che giocavano ormai esasperati a casa: perché non chiedere al vicino di farli spostare in una stanza diversa o farli giocare con giochi da tavolo in determinate fasce orarie, magari in concomitanza con una call importante? O addirittura, qualcuno ha impegnato i bambini a preparare regalini per i vicini da lasciare fuori della porta. Qualcun altro ha anche mantenuto l’abitudine di cucinare e regalarne una parte agli altri abitanti del palazzo. Ogni tanto è necessario riportarli, però, alla buona educazione e al rispetto degli altri che si è perso post Covid, probabilmente perché non abbiamo ancora superato gli obblighi ai quali siamo stati costretti e vogliamo libertà su tutto.

Eccoci al libro “E vissero felici e vicini”. Com’è strutturato e qual era l’obiettivo che ti ha spinto a mettere per iscritto esperienze e consigli?

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In questo libro esploro le ragioni che trasformano una banale discussione in una faida condominiale e parlo di come sia possibile ripensare al condominio in un’ottica differente, trovando una terza strada per il vivere comune: un’opzione per cui la condivisione degli spazi comuni smette di essere un fastidio e diventa un’opportunità per la migliore convivenza possibile… Un po’ come quando indossi gli occhiali giusti e il tuo sguardo sul mondo cambia all’improvviso.

Una delle chiavi per riuscire in questo cambiamento sta in una figura che, pur non vivendo all’interno del palazzo, partecipa indirettamente alle sue dinamiche e ha la possibilità di influenzarle. Vado poi ad analizzare alcune tipologie di abitanti che tutti noi possiamo trovare nei nostri edifici, e le varie modalità di comunicazione che possiamo utilizzare con loro, oltre a raccontare storie vere di condomini e di come le ho risolte. Il tutto per fare capire che vivere felici in condominio è possibile con la collaborazione di tutti gli attori in gioco.

Quali sono i primi riscontri che hai ricevuto da chi l’ha letto (anche in bozza)?

Sono stati molto positivi perché il libro ti fa entrare nel mondo condominio in punta di piedi, toccando con mano scene di vita quotidiana che sicuramente sono accadute a tutti. Lo hanno definito molto scorrevole e pieno di spunti per conoscere il nostro vicino, individuare le sue caratteristiche e mettere in campo strumenti per gestire il personaggio e la comunicazione con lui.

A che punto sono gli italiani – rispetto al campione rappresentativo che hai a disposizione – nella conoscenza di diritti e doveri in ambito condominiale? In che modo questo aumento della consapevolezza può aiutarci a evitare brutte sorprese?

C’è strada da fare, è vero. Con Internet ci si può informare, ma in genere ci si documenta per andare contro gli altri condòmini o gli amministratori, e non per capire diritti e doveri mettendosi su un piano di confronto. Il mio obiettivo e il mio lavoro stanno proprio nel cercare di aumentare la cultura condominiale.

Ai lettori di Business Celebrity interessano consigli sul come comunicare se stessi. Come procede la crescita del tuo brand personale? C’è qualche strategia che hai modificato o ampliato nel tempo?

Il brand personale è sempre stato in crescita: la strategia è incentrata su una presenza costante nei social con contenuti di livello, sull’utilizzo di comunicati stampa di qualità e sull’inserimento negli ultimi mesi di podcast – per ora all’interno di rubriche già esistenti. Poi verranno maggiormente sviluppati per dare modo a tutti di ascoltarli. In cantiere ci sono progetti dedicati soprattutto ai condòmini.

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Come si fa a credere veramente che il condominio possa diventare un’occasione per migliorare la nostra empatia verso gli altri e vivere tutti più serenamente?

Perché, con la collaborazione di tutti – abitanti e amministratori –, con il confronto civile, con la voglia di comunicare fra persone, con il rispetto tutto diventa possibile. La gente ha bisogno di tornare a sorridere, di avere meno pensieri inutili (tipo il conflitto con gli altri). Insieme, un pezzettino di mondo secondo me lo possiamo cambiare: partendo proprio dalle piccole cose e da una comunità come il condominio!

 

Alessandro Dattilo

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