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Sara Ciafardoni, guarda il mondo da un oblò. Ma di annoiarsi non ha neanche il tempo

di Cinzia Ficco
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Blogger e bookstagrammer, la sedicenne pugliese è autrice di un libro dove racconta la sindrome rara da cui è affetta. Tiene lezioni ai master parlando di inclusione scolastica, legge tantissimo e pubblica recensioni invitando i lettori a fare viaggi stupendi. Perché alla fine siamo tutti dei calzini spaiati…

Da anni immobile nel suo letto, Sara Ciafardoni, 16 anni di Cerignola, in provincia di Foggia, legge, studia, ma soprattutto scrive e chatta con i suoi affezionati follower. Ne ha collezionati 16mila sulla sua pagina Instagram e sta già pensando di sbarcare su altri social: Facebook e Tik Tok.

È una blogger, ma soprattutto una influencer. Ma guai a dirglielo.

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«Per diventare influencer – ci dice – bisogna fare molta strada. Diciamo che a me piace molto comunicare con le persone che mi seguono, ormai la mia seconda famiglia».

In questo momento Sara non sta molto bene, «è come se mi stesse travolgendo uno tsunami», ma non lascia passare un giorno senza regalare agli amici un buongiorno con una riflessione o una poesia su WhatsApp.

sara-ciafardoni-libro«Nonostante la malattia, che non mi permette di lasciare il letto, da quando avevo 8 anni, cerco di vedere il lato positivo delle cose. Scrivo di notte, tra le 3 e le 4, quando i dolori diventano insopportabili e non riesco a dormire. Scrivere è l’unica medicina efficace. Mi hanno sempre detto che le cose che ci fanno sentire meglio vanno condivise. Così dono i miei pensieri. Mi piace confrontarmi, ho solo 16 anni e tanta voglia di imparare da chi mi circonda».

L’anno scorso Sara è intervenuta in teledidattica al quarto corso del master “La Scuola in ospedale: la realtà professionale e le strategie didattiche di cura” dell’Università degli Studi di Torino, diretto dal professor David Lembo per spiegare come resistere a una malattia devastante, come la sua, che è la spina bifida.

Ha tenuto altre lezioni alla fine dei master, rivolte soprattutto a professori e dirigenti scolastici. «Parlo in genere delle difficoltà di una piena inclusione scolastica. Vivendola sulla mia pelle ogni giorno, cerco di essere la voce di chi, magari, non può esprimere le proprie idee a riguardo. Non penso di parlare di disabilità in modo originale. Lo faccio senza nascondere la verità. Purtroppo ci sono molti stereotipi, tanta confusione. E quando qualcosa non si conosce, fa paura. Dimostrare che una persona disabile non mangia nessuno, ma vive benissimo la sua vita come gli altri, è un traguardo fondamentale».

Perché hai tanti seguaci? «Beh, non dovrei essere io a dirlo. Immagino dipenda dal fatto che sono estremamente spontanea. La mia vita è sempre la stessa: non c’è una Sara social e una da tutti i giorni».

Ma a cosa ti ispiri quando crei contenuti? «Soprattutto ai libri, tantissimi con cui trascorro le mie lunghe giornate. Ho letto da poco la biografia di Steve Jobs e mi sono buttata sulle novelle di Lupin. Con i libri riesco a fare viaggi stupendi. Poi siamo nel XXI secolo, Internet aiuta molto. Non seguo una strategia accurata nello scrivere, cerco di capire come organizzare il feed per avere omogeneità, ma alla fine è tutta improvvisazione. Insomma, una questione di fiuto. In tanti apprezzano le foto. Tutto merito della mia famiglia, la mia mamma, il mio papà e mia sorella: sono loro le mie braccia e le mie gambe. Sono loro che comprano i libri. Per il resto faccio tutto da sola e gioco a fare la manager, la fotografa e l’esperta di social media. In ogni caso seguo vari account di social media strategy».

Gli adorati libri Sara li consiglia anche sulla sua pagina Instagram e li scrive. Ne ha pubblicati due. Il primo, una raccolta di lettere, a 9 anni. L’ultimo, un romanzo, si intitola: “Con tutto l’amore che so“. «È una dichiarazione d’amore nei confronti dell’esistenza».

Cosa non comunicheresti mai? «Il pietismo, la commiserazione esibita non sono nella mia natura».

In futuro? «Sto lavorando a un nuovo romanzo, poi si vedrà. Non ho le idee chiare e questo non mi dispiace. Adoro pensare al fatto che sarò inondata da avvenimenti inaspettati. Senza fare tanti progetti. Vorrei diventare medico, ma non nascondo che mi sto appassionando ad altre facoltà: Fisica, Ingegneria informatica e Ingegneria biomedica». Attualmente Sara frequenta il quarto anno del liceo scientifico, opzione scienze applicate. Le lezioni le fa nella sua stanza, quella da cui si vede anche il cielo. I suoi non fanno altro che colorare il soffitto con le sue foto. Sono gigantografie proiettate sui muri, che lei ritocca con il photoshop e a cui aggiunge didascalie.

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Ma con oltre 730mila visualizzazioni del tuo blog, l’aggettivo influencer ti pesa tanto? «L’accetto, solo se mi fai passare per quella dei calzini spaiati. In che senso? Non ci accorgiamo che la diversità esiste, ma non riguarda un gruppo specifico di individui, bensì tutti. Abbiamo peculiarità che ci distinguono da un’altra persona, doti e debolezze diverse. Siamo per l’appunto dei bellissimi e coloratissimi calzini spaiati che vivono nel mondo. E io provo ad accorciare le distanze tra loro».

 

Cinzia Ficco

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