Presidente di 4ward360, è un punto di riferimento per la conservazione del patrimonio storico dei Beni Culturali e dell’Unesco. Laureata in strategie aziendali, Sabrina Zuccalà rappresenta un modello per le neo imprenditrici: «Cerco di invogliarle a lanciarsi con le loro idee, senza avere paura del domani».
La nanotecnologia è un esempio di innovazione scientifica per intervenire sul patrimonio culturale italiano e su altri asset economici. È una straordinaria scoperta a beneficio della cultura e delle imprese, che la utilizzano per realizzare opere di manutenzione e di restauro. Tra i settori maggiormente coinvolti ci sono i beni culturali, anche se in questi anni la nanotecnologia ha esteso i suoi campi d’azione in ambiti economici come il mercato immobiliare. Sabrina Zuccalà, CEO della società 4ward360, crede nella potenzialità scientifica della nanotecnologia: il brand dell’azienda nasce infatti da un’idea originale che anticipa le esigenze del mercato economico, in Italia e all’estero. Parlando di una tecnologia esportata in tutto il mondo, con Sabrina Zuccalà – diventata ambasciatrice inconsapevole dell’eccellenza italiana all’estero – approfondiamo la comunicazione del brand della nanotecnologia, come simbolo principale dell’innovazione tecnologica a beneficio dell’economia.
Il metodo scientifico della nanotecnologia come diventa un brand personale da proporre a istituzioni e imprese?
«Diciamo che non parte dal brand ma da un’idea vincente, una strategia di mercato: prima nasce l’esigenza poi si arriva alla soluzione. 4ward360 ha avuto la fortuna di essere la prima a lanciarsi in un mercato complesso ancora inesplorato, quindi ha battuto tutti sul tempismo. Istituzioni e imprese hanno risposto con molto interesse a una soluzione definitiva per le loro emergenze: nonostante qualche perplessità, spesso dovuta a un ristagno di idee e a un blocco di innovazione in ogni campo, 4ward360 ha via via spaziato in molti settori, fornendo risposte importanti».
Quale linguaggio vuole usare maggiormente per comunicare?
«La comunicazione che utilizziamo in azienda è molto semplice, ma allo stesso modo complessa: concetti semplici, perché la vera difficoltà è nel vendere qualcosa che non si vede. La nanotecnologia è invisibile all’occhio umano, noi la veicoliamo con acqua oppure etanolo: grazie a questo, siamo riusciti a concepire un formulato completamente biologico, green, grazie soprattutto alla possibilità di comunicare il risultato».
Nelle sue presentazioni presso realtà istituzionali, che genere di riscontri ottiene in merito al suo lavoro a beneficio del patrimonio culturale italiano?
«La nanotecnologia è in linea con le nuove direttive, tutti quanti conoscono 4ward360 e le sue caratteristiche di mercato. Quindi riscontri positivi e incoraggianti per un futuro prossimo: il tema è importante non solo per la conservazione dei beni culturali».
Con la qualifica di Honorific Ambassador Helite Business Woman, quale strategia adotta Sabrina Zuccalà per comunicare il suo brand anche all’estero?
«Il mio grande impegno verso il mondo del lavoro è ai massimi livelli, tengo molto a portare informazione e sviluppo non solo sul nostro territorio ma anche all’estero. Ho ricevuto da poco questa fantastica qualifica, cerco di invogliare le neo imprenditrici a lanciarsi con le loro idee senza avere paura del domani, offrendo con piacere un valido supporto morale e di strategia su come proporsi, come presentare il loro lavoro, senza dimenticare di suggerire spunti per uno sviluppo sul territorio e per seguire le direttive del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza».
Quanta passione traspare nel momento in cui comunica il brand della nanotecnologia ai suoi potenziali investitori?
«Il mio entusiasmo è indiscutibile, amo il mio lavoro, ho dedicato la vita alla nanotecnologia. Nei primi anni, da persona inesperta, ero anche gelosa dei miei progetti: ora invece sono fiera di condividere col mondo la mia grande opportunità di sviluppo per il bene comune e il progresso della società».
Durante una presentazione, che tipo di coinvolgimento riserva a un potenziale investitore, istituzionale o privato?
«Quando veniamo chiamati in causa, generalmente mi trovo sempre di fronte a persone con dei focus da affrontare: in me vedono una probabile soluzione. Quindi al di là che l’investitore sia un’istituzione o un privato, il protagonista è sempre lui… il problema».