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Romina Falconi: «Da figlia del “mai una gioia”, mostro le crepe e rincorro il successo»

di Carola Porcella
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Dopo il suo anti-tormentone estivo “Magari Muori” – uscito nel 2019 in collaborazione con Taffo Funeral Services – e il suo travolgente inno a prendere la vita così come viene con la sua canzone “Magari Vivi” dell’estate 2021, quest’anno Romina Falconi presenta il nuovo album Rottincuore e il suo magazine Rottocalco. Ecco cosa si nasconde dietro a una delle bionde più geniali d’Italia, un percorso di accettazione, soddisfazione e successo.

Ho fatto della mia stranezza un punto di forza.

Romina Falconi nasce nella coloratissima Torpignattara, un quartiere antico di Roma. Nonostante le difficoltà che la vita le mette davanti, inizia a cantare e a scrivere canzoni. La sua carriera ha inizio dal difficilissimo piano bar per poi conoscere le realtà del mondo dello ShowBiz e di Sanremo.

«Ho forgiato la mia carriera di cantante in una realtà cruda come quella delle sagre di paese. Quando canti per un pubblico formato da gente ubriaca, con i ragazzini che strillano e riesci a conquistarli e a strappare loro un applauso, allora impari a sopravvivere anche in occasioni grandi. Quando canti su un palcoscenico con un pubblico che ascolta, non dico che “semo boni” tutti perché c’è comunque l’adrenalina e l’emozione, ma è vero anche che è nelle situazioni più dure che tiriamo fuori la grinta. Il piano bar è quell’aspetto che in realtà mi ha salvata, preparandomi alle grandi sfide della vita, come Sanremo».

L’intelligenza emotiva è il marchio distintivo di Romina Falconi

Romina è una donna ironica, forte, carismatica e onesta. Sa che la persona che è oggi proviene dall’insieme delle sue esperienze, caratterizzate dalle insidie e dalle difficoltà. Per questo, al posto di considerare ciò che le è accaduto nella vita come una croce, decide di esaltare se stessa e il suo vissuto nelle sue canzoni, facendo emergere le “viscere” e comunicando con la sua acuta e spiccata intelligenza emotiva al suo pubblico. Nell’epoca del politicamente corretto, degli influencer e delle star perfette, Romina esce dalla massa mostrando le sue crepe.

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«Con i social c’è questa continua tendenza a farsi vedere risoluti, vincenti. Come se il peggio fosse sempre stato dietro l’angolo e noi fossimo solo il risultato vincente dei nostri sacrifici. Ma facciamolo vedere questo peggio, perché è quello che è da benedire e che ci rende unici. Nei miei lavori cerco di abbattere quella maschera che indossiamo per apparire sempre giusti e perfetti e faccio vedere le crepe. Negli anni ho scoperto la mia intelligenza emotiva, che a volte è anche una condanna se ci pensi, poi ho voluto che diventasse il mio marchio di fabbrica. Le persone crepate sono la mia ispirazione, da loro abbiamo tanto da imparare, molto più che dalla perfezione. Le persone vincenti mi fanno paura, perché non lo sono mai stata in vita mia. E rosico anche un po’, forza fateci vedere le viscere. Ho cercato di portare ciò nella musica pop e questa follia mi ha premiata».

Una musica fuori dagli schemi: l’ostacolo di farsi accettare dalle case discografiche

La comunicazione di Romina, la sua musica e il suo essere così vera e naturale abbatte tutte le regole e gli schemi imposti dalla società, suscitando in prima battuta il rifiuto da parte delle case discografiche.

«Spesso gli addetti ai lavori a cui portavo i pezzi da far sentire mi dicevano: “Non sei maneggiabile, non so dove collocarti, perché la musica pop ha come obiettivo essere musica popolare che diventa mainstream, ma come puoi tu rientrarci se canti che la gente deve morire?».

La sfida grande è giocare sulle contraddizioni e sulla difficoltà, così Romina non è pronta a fermarsi perché il discografico X dice che non è giusta. Non si fa contagiare dall’opinione altrui e va avanti. Essendo una persona molto ambiziosa, decide di aprire un’etichetta tutta sua insieme ai suoi amici storici: la Freak & Chic Srl. Da indipendente, inizia a produrre la sua musica, seguendo i suoi criteri e la sua ispirazione, pubblicando negli anni due album (e a breve uscirà il terzo):

– Certi Sogni Si Fanno Attraverso Un Filo D’odio
– Biondologia (l’arte di passeggiare con disinvoltura sul ciglio di un abisso)

Quest’ultimo le ha permesso di avanzare prepotentemente nel mondo della musica, rendendolo il suo mestiere a tempo pieno. Dopo poco riceve una chiamata importante, per una collaborazione che la sorprende: Magari Muori feat Taffo.

L’autenticità di Romina cattura l’azienda Taffo, che la sceglie per il suo marketing

L’incontro con Taffo porta nella vita di Romina qualcosa che va oltre la semplice collaborazione e il successo del singolo: le dona una grande amicizia con Riccardo Pirrone e con la famiglia dei Funeral Services più famosi d’Italia.

«Io già seguivo Taffo e un giorno mi contatta Riccardo Pirrone che, con mio grande stupore, sapeva un sacco di cose su di me, mi seguiva e mi stimava. Non una cosa comune per un contante di nicchia indipendente. E mi ha detto: ti va di fare un pezzo insieme a Taffo? Ho subito pensato: ma è uno scherzo? Il fatto che mi abbia pensata mi ha convinta, perché mi ha studiata e mi ha scelta per creare un inno alla vita. Dietro l’idea di Riccardo Pirrone c’era uno studio dettagliato e professionale, anche se l’obiettivo era creare una canzone destinata al web. È stato stupendo, lo rifarei altre 100 volte»

Ecco l’incipit ironico di Magari Muori:

“Edizione Straordinaria, è estate
Uscite solo nelle ore calde, bevete poco
Al mare sono ottimi i raggi UV
E l’olio di palma è salutare
Consigliato non vaccinarsi”

Magari Vivi: la vita di Romina Falconi

«Tra me è Pirrone è nata una grande amicizia. Nel periodo del Covid ho deciso di chiamarlo per fare qualcosa in quel clima orrendo, il sequel di Magari Muori: Magari Vivi. E sia lui sia la famiglia Taffo mi hanno dato la loro benedizione, anche se non si trattava più di un featuring, perché in questo caso non stavo cantando un inno alla vita, ma la storia della mia vita coronata dal “mai una gioia”».

Per Romina, il sostegno di Riccardo e della famiglia Taffo è una grande fonte di ispirazione, di sicurezza e di orgoglio. Insieme, lanciano il progetto e su Spotify Romina batte tutti i suoi record, mostrando le proprie viscere.

«Direi che vengo da una famiglia che mai una gioia. Potrei descrivere casa mia come un film di Massimo Troisi, ricco di prese in giro, pessimismo e black humor. Quando hai un background del genere non puoi che essere diverso, e allora cosa fai? Devi fare della tua stranezza un punto di forza, perché anche nella diversità meriti di esistere così come sei. Quando l’ho capito, quando ho superato la paura del giudizio degli altri, è arrivato il successo. Dopo che tocchi il fondo, quando non hai più nulla da perdere e sei con la valigia in mano pronta a tornare a casa abbandonando il tuo sogno per iniziare un altro dei mille lavori che già facevo, allora la forza di accettarti la trovi».

Romina ha fatto mille lavori, dal piano bar alla vendita dei folletto, dalla segretaria all’investigatrice privata. Si è sempre reinventata per poter scrivere canzoni che potessero avere il suo tratto distintivo.

«Il mio più grande desiderio è non far sentire soli chi non rappresenta il prototipo ideale di uomo o di donna. Non si parla mai di sfiga, per me il Sig. Murphy era un illuminato perché ti insegna a non aspettarti nulla dalla vita, perché può essere una trappola mortale. Voglio parlare alle persone di seconda lettura, che fanno fatica a mostrarsi vincenti, che hanno difficoltà ad avere una relazione stabile. Voglio parlare a quelli un po’ crepati. Le persone veramente vincenti non stanno a ricordarti ogni giorno che sono i migliori. Questo volersi sentire sicuri sempre e comunque, a tutti i costi, non lo capirò mai. E se fosse la nostra benzina il fatto che noi ci sentiamo manchevoli? Se fosse la forza che ci porta a superarci e a migliorarci?»

 

La pandemia e il mondo della musica

Il mondo della musica è imprevedibile, complesso e poco tutelato, ci racconta Romina. Molte volte nella sua vita ha dovuto reinventarsi per continuare il suo sogno:

«Sono sempre stata dura con me stessa, mi sono sempre inflitta il massimo rigore. Sono una di quelle che pensa sempre che il bello è già venuto e che non necessariamente dovrà venire. Con questa spada di Damocle sempre addosso sono andata avanti, aspettando dei piccoli segnali dal cielo che puntualmente sono arrivati. Mi ricordo una volta che volevo partire, lasciare tutto e andare a lavorare in Tailandia e proprio prima che partissi un mio amico mi ha fermata perché c’era un’opportunità giunta dalla Universal di Milano che voleva vedere proprio me. Un’altra volta ero parcheggiata contrattualmente per 4 anni con una casa discografica con cui avevo l’esclusiva, bloccata per l’uscita di un disco che non ha mai visto luce e senza la possibilità di cantare per conto mio. Volevo fare le valigie e poi è comparso il sole dopo la tempesta, mi chiamarono per fare la tournée con Ramazzotti. La scienza non è ancora arrivata a spiegare come arrivano i segnali, quel qualcosa che va oltre la spiritualità ma che ti cambia la vita».

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Con l’arrivo della pandemia il mondo della musica ha avuto una scossa violenta, mostrando i suoi punti deboli.

«Il mondo della musica è già molto fragile a livello di tutele. Grazie a questa grande crisi musicale abbiamo capito che bisogna incominciare ad avere rispetto della categoria. Anche se il nostro mestiere è visto come qualcosa di bello e che chi lo fa non si deve lamentare perché già stai facendo qualcosa che ti piace, non è tutto rose e fiori. La società è molto radicata sul senso del sacrificio, ma anche nel mondo della musica e dello spettacolo ci sono padri e madri di famiglia. Fare musica è una grazia, ma è anche una croce. Per permettermi di entrare in questo mondo, all’inizio, ho dovuto fare tre-quattro lavori, perché un disco costa minimo diecimila euro, quando hai lo zio produttore e il cugino grafico. Quando non hai entrate come fai? C’è la promozione e ci sono costi vivi che devi pagare in fretta».

Il rapporto speciale tra Romina e la comunità LGBTQ+

Romina è attivissima nei pride, sostiene la comunità e la abbraccia cercando di portarle il massimo valore.

«Il nostro incontro inizia con il mio singolo, “Il prossimo amore”, ma la realtà è che sono stati loro a scegliermi e io ne sono stata onorata. Nasco in una famiglia dove mia madre faceva tre lavori per mantenerci e io ero affidata alla mia tata Gio, una persona transgender, che mi ha insegnato tutto, persino a stare sui tacchi. Entrare nella comunità LGBTQ+ per me è stato come chiudere un cerchio. Io lotto al loro fianco perché come comunità meritano il meglio, voglio lasciare un mondo migliore dove nessuno debba essere costretto a nascondersi per amare e possa vivere come vuole. Un’ingiustizia è un’ingiustizia».

Comunicare, l’arte di Romina Falconi: Social, Guerrilla Marketing, Magazine, YouTube, Spotify

«Come comunicazione oltre che sui social e con la mia musica mi affido molto anche al Guerrilla marketing, fatto dai migliori. Facendo canzoni particolari, ho iniziato a giocare con poco budget e tanta fantasia e con un niente abbiamo fatto scalpore. Con “Cadono Saponette” abbiamo fatto dei cartelli stradali e ne hanno parlato ovunque.

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Con “Le 5 fasi del dolore” ho rappresentato in piazza Duomo a Milano una sposa abbandonata, è stato anche un esperimento sociale che è diventato subito virale. Tra tutte le mie follie, ringrazio Luca Bartoli che mi ha aiutato nella campagna del mio singolo: “Ringrazia che sono una Signora”».

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L’obiettivo della comunicazione di Romina è portare avanti le sue creazioni

«Della mia carriera ho sempre voluto portare avanti le mie canzoni e non la mia immagine. A me interessa che quando il pubblico ascolta una delle mie canzoni se la ricordi. Se poi nella loro mente rimane “Magari Muori” e meno chi la canta, non importa. Vorrei lasciare un messaggio, come sto facendo con Rottincuore e con il Rottocalco».

Il magazine Rottocalco e l’album Rottincuore: la prima ombra, La suora

La nuova follia di Romina è il ROTTOCALCO, un volume che si sviluppa su 150 pagine dove sono presenti vari interventi di collaboratori e professionisti, come l’antropologa Elena Nesti, la psicologa Monia D’Addio, gli autori Tito Faraci e Roberto Casalino, Riccardo Pirrone e molti altri. Il volume è incredibile, curato da Immanuel Casto e ispirato dalla formula del coffee table book, all’interno si può trovare un’interessantissima graphic novel basata sul testo della canzone, insieme al contributo di altri illustratori.

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«Il primo personaggio del concept album Rottincuore, la prima ombra svelata è La Suora. La protagonista è stata tradita ed è pronta a vendicarsi con tutta la sua rabbia. Invece di elaborare il dolore, lei parla di legge del taglione, del fatto che la fedeltà in fondo non la bramava neanche lei. È una sorta di acting out, di tradurre in azione quello che si era tenuta dentro, che era ben celato, inconscio. Lei non lascia il traditore, nonostante il dolore che prova. Ha solo un obiettivo: fargliela pagare. La fame di vendetta rende vivi, non sempre però sfama, perché la vendetta è una danza inventata per un solo ballerino».

Così, Romina ci saluta:

«Siate sempre voi stessi, le crepe sono una benedizione»

Carola Porcella

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