Carolina Venosi aka biondaconlasmart (14,6 mila follower) è romana, influencer, project manager, architetto e soprattutto la mente creativa che si cela dietro a Rome is More. Il brand che internazionalizza il dialetto romanesco spiegando maccheronicamente ai forestieri il significato delle espressioni romane più viscerali. Una start up creativa che in pochissimo tempo si è trasformata in un vero e proprio brand chiaro, identificativo, unico.
Da dove nasce l’idea di redigere un vademecum di sopravvivenza lessicale capitolina per i non romani?
L’idea di Rome is More è nata un po’ per caso. Ero in Erasmus a Parigi e scherzavo con una mia amica sulle espressioni romane. Ci divertiva provare a spiegare in inglese agli autoctoni il vero significato del daje o del mai na gioia. La cosa mi piaceva parecchio e ho iniziato così a portare avanti questo filone del romanesco inglesizzato sui social, aprendo una pagina Facebook e un profilo Instagram.
Qual è stato il momento in cui hai deciso di spingere il piede sull’acceleratore arrivando a trasformare la tua intuizione in vero e proprio brand?
La concretizzazione in business è avvenuta molto gradualmente. Ho lavorato in agenzia come project manager e sono stata responsabile marketing di un’azienda. L’esperienza in questi ambiti insieme alla formazione in architettura mi hanno aiutato tantissimo, dandomi nuovi input e stimolando la mia creatività e voglia di fare: è così che ho deciso di fare di Rome is More il mio lavoro. Anche se continuo a non sentirmi un’imprenditrice. Sono sempre stata abituata a tenere i piedi per terra: preferisco guadagnare di meno e mantenere una certa fedeltà e coerenza con il marchio. Ho sempre fatto mille cose contemporaneamente poi, ad un certo punto, quando ho visto che il brand stava cominciando a prendere piede mi sono detta “Provaci, metti tutte le energie che hai in questo progetto e vediamo come va!”. Fortunatamente è andata (e sta andando) molto bene. Rome is More la sento mia, ormai è parte di me.
Da start up creativa, a libro Veni Vidi Daje, a negozio: qual è stato l’excursus? Hai fatto tutto da sola?
Rome is More è diventata al 100% il mio lavoro a metà del 2020, inizialmente ci lavoravamo in due, avevo puntato tutto sull’e-commerce, considerando la pandemia in corso. Gestivo le spedizioni dal garage che avevo riorganizzato a magazzino per lo stock dei prodotti. La risposta del web è stata subito molto positiva.
Sentivo il bisogno di crescere e di farmi aiutare, così, mi sono messa a cercare un ufficio e caso ha voluto che l’abbia trovato a Testaccio: il quartiere più romano che ci sia. Un piccolo spazio con doppio affaccio su strada (necessario per il carico/scarico e la spedizione della merce) che mi ha permesso di organizzare l’ambiente in due aree: una dedicata all’ufficio e l’altra a quello che pensavo potesse essere “solo” uno show-room.
Quando, dopo il lockdown, le persone hanno ricominciato a uscire, ho notato che il pubblico cercava proprio il negozio fisico. Una cosa in cui non ci speravo: un po’ perché l’e-commerce aveva preso parecchio piede e un po’ perché Testaccio non è propriamente un quartiere commerciale, e invece la risposta del pubblico è stata sorprendente. Oggi il negozio copre circa il 40% del fatturato generale, poco meno di quello dell’e-commerce. Attualmente in ufficio siamo in 4, ma non escludo una crescita del team in futuro.
Nel mondo si conosce Roma come la Caput Mundi che vanta primati non sempre positivi. La tua è una Roma che vuole essere di più, perché la scelta del nome Rome is More?
Ho da sempre avuto una grande passione per i giochi di parole. Rome e More sono due parole nate dalle stesse lettere. Più in generale cercavo un modo per esprimere quanto la romanità sia una grande risorsa. Abitiamo in una città enorme, dove siamo soliti spostarci nel raggio di pochi chilometri, all’interno dello stesso quartiere, vivendo come fossimo in un paese con le stesse persone negli stessi ambienti di sempre.
Questo porta una grande pigrizia di coscienza. Io credo che noi romani e più in generale le persone che vivono (a) Roma siamo molto di più rispetto a come veniamo percepiti. Troppo spesso ci lasciamo invadere dalla visione di business Milano-centrica, sembra che soltanto là si possano fare determinate scelte o crescite lavorative: io credo invece che anche Roma, nonostante i suoi grandi problemi, possa ancora offrire tanto a tanti.
Classica e doverosa domanda, quali sono i prossimi progetti in cantiere?
Stiamo lavorando su più cose, sicuramente dopo l’estate uscirà un nuovo gioco da tavolo (lo scorso Natale è uscito il Romano in Fiera, trasposizione capitolina del più conosciuto Mercante, ndr), dei nuovi gadget con un nuovo packaging che stiamo creando e due novità che ci stanno prendendo parecchie energie: l’apertura del blog di Rome is More e un progetto di experience turistica.
Vorrei salutarti con una domanda marzulliana: Carolina Venosi si sente più biondaconlasmart o Rome is More?
Sono sicuramente più biondaconlasmart, non ho voluto mettere la mia faccia su Rome is More, perché non credo di essere il volto giusto da associare al marchio. Ho sempre voluto differenziare le due cose. Non vivrei serena sapendo che qualsiasi mio contenuto decidessi di pubblicare lo vedrebbero 353mila persone (il numero dei follower di Rome is More!).