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Roberta Garibaldi, un brand personale al servizio delle bellezze turistiche

di Patrizia Tonin
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Da più di 20 anni si occupa professionalmente di turismo, in ambito accademico e istituzionale. Svolge attività di formazione, consulenza e ricerca per la promozione dei territori, del turismo enogastronomico e culturale. Professore di Tourism Management all’Università degli Studi di Bergamo, Roberta Garibaldi è consigliera del Ministro del Turismo, membro di associazioni e istituzioni, relatore ai forum dell’Agenzia per il Turismo delle Nazioni Unite e al World Economic Forum di Davos, fino alla più recente carica come amministratore delegato dell’Enit, Agenzia Nazionale del Turismo.

Dietro al suo elegante sorriso, scopriamo una donna molto impegnata e appassionata, che attraverso il lavoro, i libri e i numerosi ruoli, accademici e istituzionali, si è fatta portavoce del turismo enogastronomico del nostro Paese. E alla domanda su quale meta consiglierebbe in Italia e perché, risponde in maniera orgogliosa: «L’Italia tutta è un brand di inestimabile valore, riconosciuto ovunque nel mondo, grazie alla ricchezza e varietà di eccellenze, sotto ogni punto di vista: storico, culturale, architettonico, paesaggistico, enogastronomico… La meta che consiglierei a tutti è, dunque, l’Italia: sinonimo di Bellezza!»

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Come si definirebbe Roberta Garibaldi?

Direi che sono una persona curiosa, sempre attenta a osservare e ascoltare. Ho sempre amato studiare, conoscere e approfondire i temi a cui mi approccio. Credo nel confronto, nel fare rete e lavorare in network, soprattutto internazionali, cercando sempre di favorire un approccio “data driven” e partecipato. Il viaggio è un fil rouge della mia vita, così come vivere direttamente le esperienze per comprendere le esigenze del turista. Vivo ogni giorno come una nuova sfida, perché bisogna sempre migliorarsi e puntare in alto, alla ricerca di nuovi stimoli e traguardi da raggiungere, soprattutto in un mondo dinamico come quello contemporaneo e in un settore “creativo” come quello del turismo.

Ci spiega il suo percorso lavorativo e come è nata la passione per l’enogastronomia?

Ho reso la passione della mia vita il mio lavoro e sto realizzando i miei sogni: amo viaggiare, conoscere le differenti culture e convogliare gli studi e le esperienze maturate nello sviluppo di strategie, finalizzate alla crescita e al consolidamento del turismo. Durante i miei oltre vent’anni di lavoro ho potuto approfondire le numerose sfaccettature del mondo dei viaggi e, successivamente, mi sono dedicata alla valorizzazione del turismo enogastronomico.

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Riveste diversi incarichi a livello nazionale e internazionale nel settore del turismo enogastronomico, ed è considerata tra i massimi esperti internazionali nel settore. Come concilia il lavoro con la vita personale?

Amare il mio lavoro rende tutto più semplice e poi, oltre che di turismo, sono una grande esperta di organizzazione.

Come è nata l’idea del Rapporto sul turismo enogastronomico?

Il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano punta a fare un quadro di un settore in forte evoluzione, grazie ad analisi quanti-qualitative, ricerche inedite e contributi di autorevoli esperti del mondo accademico e scientifico, nazionali e internazionali, offrendo una panoramica a 360 gradi del turismo enogastronomico. L’idea è nata lavorando alla ricerca internazionale “Food Travel Monitor“, di cui sono co-autrice, curata dalla World Food Travel Association, di cui sono membro del board e ambasciatore per l’Italia.

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Il suo rapporto con i social network: ha un’addetta stampa per ogni incarico o un’agenzia di comunicazione che la affianca? Quanto è importante avere un sito internet personale?

Credo che la comunicazione sia molto importante, in tutte le sue forme e con i diversi canali e strumenti. Personalmente ci tengo a curare io stessa i contenuti della mia comunicazione, essendo basati su ricerche, dati ed esperienze vissute in prima persona.

Ha fatto molti video e scritto molti libri sul turismo enogastronomico e non solo. È stata una richiesta ricevuta da qualche ente o associazione o università o una sua esigenza lavorativa/personale? A chi sono rivolti?

La redazione di libri e articoli scientifici è strettamente collegata alla mia professione di docente di Tourism Management all’Università degli Studi di Bergamo e all’essere membro di comitati nazionali e internazionali legati alla ricerca, come la World Food Travel Association e il World Gastronomy Institute.

Un progetto al quale è molto legata e che vorrebbe “esportare” all’estero?

Un progetto a cui tengo molto è il Rapporto annuale sul Turismo Enogastronomico Italiano, che negli anni è diventato un documento di riferimento per le istituzioni e gli operatori a livello nazionale, regionale e locale. Mi piacerebbe sviluppare un osservatorio sul turismo enogastronomico anche in altri Paesi europei, adottando un approccio condiviso con uguali criteri di misurazione e analisi, in modo da ottenere dati comparabili, utili a definire strategie con un approccio internazionale.

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Considerata la sua esperienza nel mondo della docenza, cosa consiglia sempre agli studenti per comunicare e lavorare nel mondo del turismo enogastronomico?

Il turismo in generale è un settore molto poliedrico, in cui le professionalità sono tante e diverse. Purtroppo, la pandemia da Covid-19 ha penalizzato fortemente questo settore, più di qualunque altro, ma con la ripartenza, le opportunità sono davvero numerose. Il turismo enogastronomico, in particolare, offre tante possibilità ed è sicuramente una delle leve di rilancio del Paese, in quanto è attrattivo, produttivo e sostenibile. Le competenze necessarie sono tante e vanno coltivate costantemente, con impegno e dedizione, alcune sono competenze tecniche, altre soft skill. È importante conoscere e guardare al mondo con gli occhi del bambino, pieni di curiosità e disposti e interessati a imparare e scoprire, ma con uno sguardo critico per trovare spunti di innovazione.

Un suo parere personale sul lavoro delle istituzioni nel mondo del turismo enogastronomico. Si può fare qualcosa di diverso? Su cosa ci si deve concentrare di più?

Il mio parere sul lavoro delle istituzioni nel mondo del turismo enogastronomico è assolutamente positivo, se si considera che, data l’importanza dell’enogastronomia nel turismo e considerato che tutte le Regioni italiane puntano a valorizzare le eccellenze agroalimentari locali per promuovere i territori, il Ministero del Turismo ha reputato strategico dotarsi di un piano a livello nazionale, che funga da coordinamento delle diverse azioni in campo. Un piano a cui stiamo lavorando, anche come ENIT, con il coinvolgimento degli stakeholder nazionali ai diversi livelli.

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L’obiettivo di questo programma vuole essere la messa a sistema dell’importante offerta turistica in ambito enogastronomico che le Regioni propongono, per aumentare i flussi e attrarre sia i cosiddetti viaggiatori del gusto, sempre più numerosi e trasversali, sia i turisti in generale. In particolare, per quanto concerne la promozione internazionale, puntiamo a dare ancora più contenuti e valore al Made in Italy, apprezzato in tutto il mondo nell’enogastronomia, così come nel design, nella moda, nell’arte, ecc.

La sostenibilità e l’innovazione in quale chiave possono essere declinati nel turismo enogastronomico?

Quanto alla sostenibilità, come ha evidenziato l’ultima edizione del Rapporto sul Turismo Enogastronomico, si tratta di un valore che oggi è sempre più un driver di scelta non solo della meta, ma anche dell’esperienza enogastronomica. La filiera agro-alimentare italiana rappresenta un’eccellenza, connotandosi sempre più per approcci che cercano di minimizzare gli impatti ambientali e, al contempo, massimizzare i benefici per i dipendenti, la comunità e il territorio. Il settore italiano è oggi il più sostenibile in Europa in termini di emissioni nocive e ha aumentato l’utilizzo e la produzione di energie rinnovabili. Ha, inoltre, il primato comunitario di giovani e donne in agricoltura (dati Fondazione Symbola). È sicuramente un ottimo punto di partenza, ma non è sufficiente. È opportuno, infatti, che anche tutte le componenti dell’esperienza turistica diventino sostenibili in ogni accezione, dalla degustazione al trasporto, passando per la comunicazione. E tutto questo va adeguatamente comunicato al turista prima e durante l’esperienza.

 

Patrizia Tonin

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