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Qual è il potere del tuo personal storytelling?

di Helga Ogliari
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Shakespeare scrisse che “siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”.
Io dico che siamo fatti della stessa sostanza delle storie.

Fin dalla notte dei tempi gli uomini hanno sentito il bisogno di raccontare (e ascoltare) storie per comprendere meglio la realtà, per dare un senso alla vita, per decidere, per agire e… realizzare i propri sogni. Tutto questo prima ancora di conquistare l’attenzione e convincere.

Le storie sono ciò che anima il “ragionamento”.
Le storie ci “autorizzano” ad agire.
Le storie sono fotografie di chi vorremmo essere.
Le storie provocano risposte emotive.

Le storie mettono in relazione. Le storie siamo noi.

Tom Peters

Ecco perché lo Storytelling è qualcosa di più di “comunicare attraverso i racconti”.
Un po’ scienza, un po’ tecnica, un po’ arte della narrazione, lo storytelling serve, in primo luogo, per orientarci e prendere una posizione. Insomma è il primo strumento del positioning. Questo vale soprattutto nel personal branding.

Personal storytelling: prima di raccontare la tua storia…

Molti pensano che il personal storytelling corrisponda al testo “chi sono” o “la mia storia” del sito internet oppure ai testi della sezione case history del blog. Come ho già detto, il personal storytelling è invece una competenza strategica anche nella prima fase di consulenza di personal branding, la fase di orientamento, quella che conduce alla scelta del posizionamento sul mercato.

In Stand Out ho incontrato molti professionisti con competenze e interessi diversi, talvolta anche distanti o apparentemente opposti. Eppure insieme a loro siamo riusciti a mettere in ordine le tessere del puzzle e a creare un posizionamento inedito proprio grazie al potere della narrazione.

Ecco una bella storia e lieto fine, anzi a lieto proseguimento…

Dopo aver conseguito una laurea in economia e commercio, Anna ha fatto carriera nel settore turistico dove si è occupata soprattutto di conti e processi, ha lavorato in una multinazionale e ha assunto il ruolo di CFO, ha fatto la commercialista… Come molte madri ha fatto anche l’equilibrista tra impegni famigliari e professionali, finché, ad un certo punto, si è accorta di aver rinunciato a una parte importante di sé. Così, alla ricerca della felicità professionale, ha intrapreso un percorso di formazione che l’ha portata a diventare un CHO, Chief Happiness Officer.

Ma che spazio può avere un manager della felicità nel mercato? Come muovere i primi passi con una nuova identità professionale? Come gestire la fase di rebranding personale senza perdere di credibilità?

La storia di Anna ci ha permesso di unire i puntini e disegnare con lei un abito professionale che, non solo le calza a pennello, ma le apre un mercato dove la competizione non è sfrenata.

Anna Di Giuseppe è la facilitatrice dell’organizzazione felice.

Questo nuovo posizionamento accoglie le esperienze passate, dando valore alle nuove competenze, mettendo finalmente a frutto i suoi veri talenti e le consente di trovare nell’attuale panorama economico più opportunità che minacce.

Dalla buyer personas alla hero personas

Chi è il tuo pubblico? Questa è una delle domande chiave per definire una strategia di personal branding. Le buyer personas, ovvero, la descrizione dettagliata dei pubblici di riferimento (potenziali clienti, business partner, segnalatori), è utile per definire ancor meglio il posizionamento, gli strumenti di comunicazione e i contenuti.

Lo storytelling ci permette di andare oltre il concetto di buyer personas (il pubblico a cui vendiamo le nostre idee e competenze) per puntare alle hero personas. Cosa hanno di diverso le hero personas?

In primo luogo ci suggeriscono che il ruolo da assumere quando scriviamo il nostro profilo Linkedin o produciamo altri contenuti, è quello dell’alleato. Non quello dell’eroe. Il vero eroe è il cliente!

Definire le hero personas significa anche porsi queste domande:

Qual è l’impresa del tuo cliente?
Qual è il vero tesoro?

Spesso il vero tesoro non corrisponde agli obiettivi ma a come si sentirà quando li avrà ottenuti.

Qual è la sua più grande paura?
Come puoi aiutarlo a superare tale paura?

E infine…
Sei l’alleato ideale nella sua storia d’impresa?

Ti stai raccontando nel modo giusto?

Il posizionamento narrativo

In quale universo narrativo vuole entrare e perdersi il nostro pubblico per ritrovarsi migliore di prima?

In un racconto epico e di conquista?
In una commedia brillante?
In un’avventura e caccia al tesoro?
In una commedia romantica?
Un racconto di cura?
Un racconto di verità e soluzione?

Il sito di Aiace Rusciano accoglie il visitatore in un universo narrativo epico, fatto di tecnologia, performance, risultati… La scelta delle parole e il servizio fotografico sono stati effettuati proprio con questo obiettivo.

Avremmo potuto usare delle immagini Istock? Sì, ma non avrebbero ottenuto lo stesso effetto perché le storie vere funzionano più di quelle inventate!

 

Helga Ogliari

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