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Pasticceria Gattullo, il volto elegante che da mezzo secolo racconta la storia di Milano

di Alessandro Dattilo
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Tentazioni dolci e salate, un brand che dagli anni ’60 è un punto di riferimento per artisti e sportivi, abitanti della zona e studenti della Bocconi. «Da Gattullo – spiega Giuseppe, nipote del fondatore – i milanesi sentono la storia e si ritrovano a casa».

 

Nel vostro sito la “promessa al mercato” è definita con 4 “ingredienti”: la sapienza di un artigiano, la precisione di un matematico, la curiosità di un esploratore, la fantasia di un artista. Come vivete nella vostra azienda questo “poker d’assi”? È questo il segreto che sta dietro l’eccellenza del vostro prodotto o c’è dell’altro?

Fin dalla nascita della Pasticceria Gattullo nel 1961, Domenico Gattullo ha puntato sulla qualità delle materie prime che alla lunga si è dimostrato essere la carta vincente e che ha garantito un successo che dura negli anni e che continuerà negli anni a venire perché nostro obiettivo è quello di continuare su questa strada. Mantenere alta la qualità dei prodotti, del servizio e delle materie prime. La ricerca e qualità, ma non solo. È necessario aggiornarsi costantemente e seguire i tempi e al contempo, fare fronte alla concorrenza.

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La curiosità e senza dubbio una carta vincente. Non bisogna mai sentirsi arrivati, ma bisogna sempre cercare di capire come cambiano le tendenze, le esigenze delle persone e adeguarsi al cambiamento mantenendo un alto livello di prodotto. Per esempio, nell’arco degli anni abbiamo inserito il cake design. Non era contemplato tra i servizi di Gattullo perché all’epoca era una cosa che proprio non esisteva. Quando poi c’è stato il boom del cake design a Milano, anche noi ci siamo adeguati, offrendo questo servizio con personalizzazione a richiesta, sempre in linea con la filosofia di Gattullo.

Oggi la comunicazione – sui social media e non solo – è fondamentale per unire la qualità di un prodotto al successo di pubblico. Su quali strategie (pubblicità, marketing, web e social) avete lavorato per entrare con quel posizionamento nella testa del vostro target di riferimento? Com’è cresciuta nel tempo la vostra comunicazione?

In questo ultimo periodo ci siamo resi conto che la comunicazione in generale è diventata importante anche per una realtà come la nostra. I canali social non parlano soltanto a un target giovane, ma a tutti: sono mezzi di relazione molto veloci, con un impatto a livello planetario. È vero che durano poco, ma hanno un effetto ad ampio raggio. All’ambito digitale abbiamo affiancato la parte relativa all’ufficio stampa classico, che ha sempre e comunque un suo riscontro soprattutto per la parte legata alla storicità del nostro locale.

Il nostro magazine parla soprattutto di brand personali e storytelling. Quanto impatta – nell’identità di un brand come il vostro, che accoglie il cliente nel cuore di Milano – la storia, i volti dei protagonisti, il racconto intorno al locale stesso, i personaggi famosi come Beppe Viola, Enzo Jannacci, Renato Pozzetto?

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Lella Gattullo

Sicuramente al nostro locale sono sempre state associate queste figure di personaggi famosi: è il locale stesso che ne parla attraverso le fotografie, gli articoli, le citazioni nei libri. Molti di questi personaggi continuano tutt’oggi a frequentarlo e creano un passaparola che torna comunque a nostro vantaggio. È una parte importante della storia di Gattullo: storia sempre viva perché ancora oggi Gianna Nannini, Massimo Boldi, Renato Pozzetto, Jerry Scotti vengono al locale. Il fatto che il cliente li possa incontrare, berci un caffè gomito a gomito, fa piacere. Crea un passaparola che contribuisce a tenere questa peculiarità sempre in auge. Ma Gattullo non è solo questo. Per tutti quelli che lo frequentano, Gattullo è un punto di ritrovo. Perché alla fine a Milano ci sono tanti locali storici più o meno conosciuti, che fanno prodotti artigianali più o meno buoni: non siamo gli unici sul mercato, ma la differenza è che Gattullo dopo 60 anni è casa. Una continuità della storia, un posto in cui la gente viene volentieri. Per un caffè, un cappuccino, un aperitivo, un pranzo… O anche solo una volta l’anno per comprare la colomba o il panettone.

Nel settore della pasticceria e della gastronomia in generale, cos’è che ancora ci contraddistingue come Made in Italy e che andrebbe trasmesso alle nuove generazioni?

Qualità, tradizione, ricerca dei prodotti, dedizione, il mangiare, il bere all’italiana. Le nuove generazioni non sanno apprezzare quello che amavano i nostri nonni o quello che gradiamo noi. Oggi i ragazzi hanno una cultura diversa del cibo: mangiano fast food, street food, junk food, vivono di delivery, di cibo confezionato. Peccato che i giovani oggi abbiano una scarsa cultura del buon cibo: forse andrebbero aiutati, instradati dalle famiglie. Noi per fortuna abbiamo una discreta parte di clientela giovane in continuo incremento.

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Qual è il suo rapporto personale, Giuseppe, con il web e i social media? Pensa sia importante per un professionista del suo settore sentirsi a proprio agio di fronte a una telecamera?

Semplicemente non amo i social. Li seguo. Ma in linea generale non sono una persona che si appassiona per il web: Instagram e Facebook non fanno parte del mio mondo. Sono concentrato su altre cose. Mia moglie Vanessa è la persona che segue tutta quella parte, specie quella legata alla pasticceria. Di fronte alla telecamera, invece, è un discorso diverso, lì mi sento a mio agio.

Le hanno mai chiesto di partecipare a trasmissioni televisive dedicate ai maestri pasticceri e agli chef più o meno titolati?

Certamente. Ma abbiamo sempre preferito declinare perché non amiamo la competizione. Non è per paura di perdere, non ci piace proprio metterci in discussione di fronte a un giudice imparziale che dà un voto in base al proprio gusto personale. Non è nelle nostre corde. Una sola volta lo abbiamo fatto, parecchi anni fa in Svizzera. Una gara sul panettone più buono. Senza logo, senza nome. Nel totale anonimato i giudici hanno dato il loro voto per la vittoria finale senza condizionamenti, sulla base dei prodotti usati e della lavorazione artigianale.

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Ha mai pensato di scrivere un libro sulla sua professione e sulla sua storica famiglia?

Sulla mia professione no. Ma sulla storicità della famiglia e della Pasticceria certamente. È un progetto in cantiere, dobbiamo solo trovare il tempo di dedicarci a pieno!

 

Alessandro Dattilo

Photo cover: Giuseppe e Vanessa Gattullo

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