Etantebellecose – il suo profilo TikTok che tratta di arte e moda – è un esempio di personal branding. Usando un tono fresco, colloquiale, e selezionando il raggio d’azione, Noemi Tarantini ha verticalizzato i contenuti ed è arrivata a più di trentamila follower: «Ho sempre avuto la sensazione che per avere successo avrei dovuto avvalorare anche la mia personalità».
Social media manager e content creator con background storico-artistico – e il pallino dell’arte come strumento di trasformazione sociale – è nata il giorno della presa della Bastiglia, adora i concerti, viaggiare zaino in spalla, il vintage e tante altre belle cose… Ve l’aspettavate più compita? Certo: gli studi, l’organizzazione di mostre e di eventi culturali… Ma tutto ciò non le ha impedito di approdare a un social largamente diffuso tra i più giovani. Il suo è un esempio di chi, fattivamente, ha voluto mettere in gioco non solo le competenze, ma anche il volto. Con una videocamera e le proprie parole.
Etantebellecose nasce da un pensiero, da una strategia o da cos’altro?
Etantebellecose nasce da un’intuizione: portare contenuti informativi su TikTok in un momento in cui il lato educational non era particolarmente rappresentato, ovvero nel 2020, a inizio pandemia. E l’intuizione a sua volta nasce dall’insoddisfazione lavorativa che in quel momento stavo affrontando: per cui sentivo il bisogno di dare sfogo alla mia creatività repressa facendo qualcosa di nuovo, di totalmente mio, dove incanalare tutti i miei interessi. Etantebellecose nasce insieme a una mia amica a cui ho proposto di avviare questo progetto. All’inizio parlavamo di tante cose, di tutti i nostri interessi: sicuramente di arte, moda e beauty, ma anche di letteratura, cinema, teatro. Questa direzione non ha funzionato nel primo periodo: il profilo è esploso quando lei, per impegni lavorativi e personali, ha dovuto abbandonare il progetto. A fine 2020 ho preso in mano il canale da sola, verticalizzando i contenuti e parlando soltanto di arte e moda. Da quel momento il progetto è decollato.
Proprio per il fatto di aver ristretto il campo d’indagine?
Sì e poi perché, da quel momento, sentendo su di me la responsabilità dell’andamento del successo del canale, ho iniziato a pubblicare con molta più costanza, postando ogni giorno video e a fare live per conoscere meglio la mia community e avere così un rapporto più diretto. Da quando ho chiuso la forbice degli argomenti, rendendomi così più riconoscibile, il progetto ha funzionato.
Quali dati hai sul tuo pubblico? Quanto questi dati influenzano le tue scelte?
Dalle analitiche riesco a ottenere alcuni dati demografici interessanti, nonostante su TikTok le grafiche siano meno implementate rispetto a quelle di altri social. So che il mio pubblico è composto per lo più da donne, italiane, di età compresa tra i 18 e i 34 anni (se parliamo di TikTok, l’età si abbassa notevolmente). Certamente questi dati influenzano le mie scelte perché so che ad ascoltarmi non ci sono individui perfettamente formati: quindi sento la responsabilità di ciò che pubblico. Così ho creato la rubrica settimanale “Etantebellepossibilità” che consisteva in dirette con ospiti del mondo dell’arte invitati da me per parlare di percorsi di studio e opportunità lavorative in questo settore. Questa rubrica è durata due mesi e la riprenderò verso settembre. L’ho ideata a fronte delle molte domande che ricevo, avvalorando il network di conoscenze che possiedo.
Quanto lo strumento che hai a disposizione si ripercuote sui contenuti che veicoli?
Io credo che il mio punto di forza sia il tono, un tono fresco e colloquiale. Non mi rivolgo agli addetti ai lavori, ma a ragazze e ragazzi curiosi e reattivi: quindi bando ai tecnicismi per insider del settore. Inoltre voglio essere vicina al pubblico senza scimmiottare i loro linguaggi, anche perché sarebbe impossibile, i GenZ sono avanti anni luce! Il dinamismo delle riprese è fondamentale per mantenere alta l’attenzione e poi la parola chiave è BREVITAS, nell’accezione latina: ovvero andare al nocciolo della questione eliminando il superfluo. Un grande esercizio stilistico per una prolissa come me!
Non credi che il mezzo possa svilire – tradire anche – i contenuti che tratti?
Io credo che il medium per sua natura sia neutrale, non ha in sé meriti e demeriti. In un video ho raccontato dell’apertura nel METAVERSO di Vanity Fair, che ha realizzato un’architettura che ricorda quella del Pantheon di Roma, assumendo le vere e proprie caratteristiche di un museo, allestito con mostre di artisti digitali al momento, ma che poi vedrà ulteriori contenuti in futuro. In questo video racconto il dato e pongo un quesito, chiedendo alla mia community come dobbiamo immaginarci il METAVERSO, ma soprattutto – visto che i musei ancora non lo presidiano – se dobbiamo aspettarci che siano le aziende a rappresentarsi come musei, andando a colmare questo gap.
Ho deciso volutamente di non fare di questa domanda il fulcro del mio video, ma di lasciarla alla fine. Il mio interesse era in primis attestare ciò che è accaduto e in seconda battuta proporre il quesito. Sono io a usare il medium che ho scelto. Nella mia testa ho un disegno molto pulito e preciso: per questo sto attenta ad alcuni elementi importanti: come ad esempio ai trend virali a cui partecipare (non tutto va bene per il mio stile, per i miei contenuti, per il mio pubblico); alle richieste di collaborazione da parte dei brand; ai crossover con altri creator. Prima di iniziare ho studiato bene il mezzo e, consapevole delle potenzialità (anche grazie alle mie competenze da social media manager) l’ho adattato alle mie esigenze.
Credi di aver trovato “la quadra” tra le diverse competenze e passioni che ti animano?
Assolutamente sì, finalmente posso dirlo. Questo progetto raccoglie e scatena i miei mille interessi e mi dà la possibilità di esprimermi come persona oltre che come professionista. Ho sempre avuto la sensazione che per avere successo avrei dovuto avvalorare anche la mia personalità, oltre che le mie competenze tecniche. Etantebellecose è avvincente e sfidante perché mi stimola a leggere e informarmi, conoscere cose e persone nuove e mettermi in discussione continuamente. È un processo auto generativo che mi accende tante piccole luci in testa, che a loro volta illuminano mondi fino a quel momento ignoti. Sento di aver messo a sistema le mie spinte emotive e competenze che prima non riuscivo a convogliare in una cosa sola.
Se in futuro il brand Etantebellecose dovesse ampliarsi nei contenuti, cos’altro sapremmo di Noemi?
Già ora, tramite Instagram, si può sapere tanto altro di Noemi rispetto a ciò che si vede su TikTok. Lì documento parte delle mie giornate, condivido pensieri personali oppure sull’arte, mostro i miei interessi: il vintage, i viaggi, i concerti, le mostre, le uscite con gli amici, le letture, la musica. Ma se il brand Etantebellecose dovesse ampliarsi, sicuramente su TikTok mi piacerebbe poter ricostruire una storia per video di tutte, e intendo TUTTE, le occasioni del passato in cui moda e arte si sono incontrate. Vorrei riuscire a coprire la storia di questa disciplina. Vorrei arricchire quella che chiamo enciclopedia visiva di immagini animate, rendendola completa ed esaustiva.
Photo cover: Daniele Mari