Home » La moda sostenibile di Camilla Carrara: «Mostrare un volto rende il brand più credibile»

La moda sostenibile di Camilla Carrara: «Mostrare un volto rende il brand più credibile»

di Virginia Grozio
camilla-carrara-cover
Via le zip e i bottoni per semplificare la fase di riciclo: con il marchio ZEROBARRACENTO, Camilla ha eliminato gli scarti dalla produzione tessile e scelto materiali da fornitori sostenibili. «Promuovere il mio brand a livello personale supporta il prodotto e crea contatti. In caso contrario, tutto resta molto distaccato».

 

Zero sprechi e qualità massima? Con il brand ZEROBARRACENTO questo scenario diventa realtà, grazie a modelli in cui la sostenibilità si coniuga con l’eccellenza del Made in Italy. Abiti dal design unico, nati dal sogno dell’imprenditrice e stilista milanese Camilla Carrara, fondatrice del brand di moda sostenibile.

La passione per il fashion, gli studi in questo settore e l’esperienza sul campo hanno spinto la stilista a dare vita a un marchio la cui missione è declinare il concetto di zero waste nel comparto del tessile, seconda industria più inquinante a livello globale. Per trasformarne i valori, la Carrara ha immaginato un brand slegato dai trend stagionali e dalle restrizioni imposte da età e genere.

I suoi capi sono realizzati con una modellistica rifiuti zero, nell’obiettivo di evitare gli scarti in fase di produzione dei capi, nonché senza zip e bottoni per semplificare il loro riciclo. A questo si aggiunge la scelta di materiali di prima qualità provenienti da fornitori sostenibili certificati. 

zerobarracento-collezioneQuando hai capito che la moda sostenibile era la tua strada e cosa pensi del futuro di questo comparto?

«Fin dai tempi dell’università, ho studiato Fashion Design al Politecnico di Milano, ero super appassionata, desideravo recarmi presso le aziende tessili per scoprire come funzionavano i processi. Vedendo come innumerevoli realtà producessero una quantità di scarti molto importante, è nata l’idea di ottimizzare i processi sia a livello di produzione tessile, sia a livello di abbigliamento. Grazie alla frequenza di un master in Germania sulla sostenibilità della moda, ho capito che questa sarebbe diventata la mia strada. Era il 2015 e negli anni successivi il mercato si è mosso in questo senso, specie nell’ottica di una crescente attenzione dei consumatori verso la sostenibilità. I retailer si sono sempre più indirizzati in questa direzione: penso che la moda sostenibile rappresenti il futuro per motivi etici e di business».

Da idea a brand, come hai costruito il tuo marchio ZEROBARRACENTO?

«Ho cominciato a lavorare a ZEROBARRACENTO durante il mio master in Germania. Avevo creato il concept del brand basato sull’idea di portare verso lo zero la parte di scarti. Il primo step è stata la sponsorizzazione da parte di un’azienda tedesca che ha supportato la produzione e la commercializzazione della nostra prima capsule collection. Abbiamo proseguito negli anni, fino a gennaio 2020 con la registrazione ufficiale del marchio. Di seguito grazie alla promozione e al networking stiamo costruendo passo dopo passo la nostra realtà».

 

zerobarracento-modelli

La moda è anche comunicazione. Quali mezzi utilizzi per raccontare la storia dei tuoi prodotti?

 «Sicuramente il sito, che è in continuo aggiornamento per cercare di raccontare sempre più a fondo il prodotto, ma anche la supply chain che c’è dietro. Non mancano ovviamente i social media – Instagram, Facebook e LinkedIn – dove cerchiamo di fare sinergie con diversi partner, piattaforme e media specializzati a promuovere brand emergenti. Nella nostra comunicazione è centrale anche la newsletter settimanale, dove ripercorriamo gli eventi a cui partecipiamo e approfondiamo argomenti sull’innovazione responsabile. A tutto questo si aggiunge l’etichetta dei nostri capi: un piccolo spazio utile per raccontare i valori delle nostre creazioni».

camilla-carrara-moda-eticaDa Coco Chanel a Marina Spadafora, entrambe sono donne che hanno segnato la moda con il loro nome. Quanto pensi sia importante mostrare il proprio volto, facendo personal branding per il successo di un progetto?

 «Se parliamo di trasparenza e valori come la sostenibilità, credo sia necessario metterci in pista a livello personale, dando così credibilità al progetto stesso. Evitare di mostrare un volto legato al marchio rende tutto molto distaccato: mi sono resa conto nel tempo quanto sia fondamentale per creare contatti e promuovere il brand. Durante l’ultima Fashion Revolution Week, seppur sia restia a parlare in pubblico, ogni sera ero connessa con varie realtà per raccontare ZEROBARRACENTO e tutto quello che c’è dietro. Sempre di più le scuole ci chiamano per illustrare il nostro progetto: una bella novità che fa sperare nello sviluppo di queste tematiche, anche presso le generazioni più giovani».

 

Virginia Grozio

Potrebbe piacerti anche

Lascia un commento