Come ci si “allena” al personal branding? Manfredi Gelmetti racconta come ha trasformato la battuta d’arresto del suo lavoro durante il lockdown in una community online per restare sempre “Uniti in movimento”!
Per il personal trainer Manfredi Gelmetti, il lockdown è stato anche un’opportunità di portare il suo business sull’online e di “recuperare” in maniera virtuale il concetto di community. In una prima fase ha offerto lezioni gratuite nel gruppo Facebook Io resto a casa e mi alleno, a cui tutti potevano far richiesta di accedere ogni sera alle diciannove con una media di 250 collegamenti a sessione. Successivamente ha fatto evolvere la sua attività di personal trainer a un altro livello. Scopriamo da lui come sia riuscito a conciliare tutto questo con il suo ruolo di attore e ballerino di flamenco.
Manfredi, come hai affrontato il periodo di chiusura e come da questo sei riuscito a cambiare il tuo “normale lavoro” in un nuovo modello di business che consente alle persone di allenarsi sia seguendo le dirette Facebook (che ora chiameremo Meta) nel gruppo dedicato, che sulla piattaforma che hai costruito, praticamente in modalità on demand?
L’idea è venuta si può dire da sé. Quello che era all’inizio un semplice ritrovo online tra istruttore e allievi si è trasformato in poche settimane in una realtà che ha unito oltre 2.200 persone attraverso la pratica del fitness online. Nei primi giorni di lockdown mi sentivo in trappola, chiuso tra le mura di casa senza poter uscire né vedere nessuno. Ho pensato a un modo per “evadere” da questa realtà opprimente. L’emergenza Covid è stato un vero incubo ma ho cominciato a pensare che online avrei potuto quanto meno ritrovare le persone che partecipavano ai miei corsi in palestra. Ho invitato tutti a seguire i miei allenamenti attraverso il gruppo Facebook. Ho dato appuntamento alle diciannove per sei giorni a settimana, da lunedì a sabato, offrendo quotidianamente un allenamento diverso. In poco tempo il gruppo ha raggiunto picchi di 250/300 collegamenti per ogni lezione e da poche decine di iscritti ha superato le 2.000 presenze.
Quanto è stato importante comunicare costantemente con le persone che si allenano con te e mostrarti come una presenza rassicurante e di sollievo, specie nei momenti critici?
È stato fondamentale per attraversare l’emergenza restando in casa. Le persone aderivano all’iniziativa non solo per fare lezione ma perché attraverso quella lezione si sentivano parte di un evento aggregante, seppur online. Sentivano di far parte di qualcosa, andando oltre l’isolamento forzato.
Parliamo di personal branding. Alla tua community, che in parte ti conosceva e in parte no, ti sei sempre mostrato empatico e professionale allo stesso tempo. Come si fa a bilanciare il lato più emozionale con quello più tecnico? Qual è la giusta misura o la formula vincente a tuo avviso?
Io credo che non ci sia una formula magica, mai. Per la me la direzione da seguire è quella dell’istinto. Oltre alla preparazione e alla tecnica di esecuzione, c’è un aspetto fondamentale nel nostro lavoro: l’empatia. Senza quella, la preparazione tecnica può fare abbastanza, ma non ti permette di creare affiliazioni durature nel tempo. Chi cerca un allenatore, un personal trainer, un insegnante di ginnastica, molto spesso oltre a voler essere rassicurato sulle possibilità di miglioramento della propria condizione fisica, cerca un sorriso, uno sguardo, una conferma, un silente: “Ti riconosco”. Io ho sempre vissuto il fitness con spirito di aggregazione, mi metto a servizio dei clienti e metto da parte il mio ego.
Adesso ti chiedo di fare un parallelismo sul personal branding rispetto alla tua attività. Se tu dovessi fare una scheda tecnica di “allenamento al personal branding”, considerata la tua esperienza, cosa includeresti? Invece di elencare flessioni, squat, e plank cosa consiglieresti di fare a chi, nel campo del fitness, desidera presentarsi sul mercato nella propria veste o in una veste rinnovata ad esempio?
Di sicuro si deve fare un lavoro di ricerca profondo, si deve individuare la maggior richiesta sul mercato, studiare la propria immagine e quella da rappresentare attraverso il proprio lavoro, si deve dare un taglio preciso alla propria offerta. Il mondo del fitness è talmente vasto e abbraccia così tante discipline che si rischia di proporre troppo e non arrivare a niente. È inoltre necessario capire i propri punti di forza e correggere quelli di debolezza, così come creare un proprio brand che rispecchi l’identità unica e irripetibile di un’azienda, o di un privato, come nel mio caso.
Posso chiederti il complimento più bello che hai ricevuto in questo periodo di cambiamento dalla tua community?
Me lo ha fatto la signora Giovanna, una mamma, una nonna del Nord Italia che un giorno mi ha scritto: Un affettuoso ringraziamento per la tua speciale capacità di avere cura di ciascuno, di chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerti.
Guardiamo al futuro. Il periodo che abbiamo vissuto non ti ha impedito di aprire uno studio di pilates e personal training per la cura delle patologie della colonna vertebrale. Come si fa a tenere alta la visione del futuro quando tutto intorno è demoralizzante?
Mi sono sempre concentrato su me stesso, sul mio essere pieno di risorse. Lo siamo tutti, come diceva la mia prima grande insegnante di recitazione Beatrice Bracco: siamo esseri luminosi e possiamo cambiare la nostra vita vedendola da un altro punto di vista. Io con la pandemia ho preso consapevolezza che da una difficoltà può nascere un’opportunità di cambiamento. La vita ci insegna più di quanto immaginiamo, se sappiamo ascoltarla, se riusciamo ad andare oltre il dolore.
Se ti chiedessi di immaginare un’evoluzione del tuo modello di business o dei tuoi progetti, considerando anche i cambiamenti che il settore fitness sta mettendo in campo per andare incontro alle esigenze degli utenti, che quadro dipingeresti?
Dopo la nascita della community e dello studio “Uniti in movimento”, sto pensando a evolvere il mio business proponendo un mio programma di fitness, creato e prodotto proprio da me. Ci sto lavorando nonostante la vita in questi ultimi due anni mi abbia messo KO per poi permettermi di rialzarmi. Ecco, credo che brevettare un mio programma di fitness sia uno step importante. Il fitness è continua evoluzione. Bisogna sempre tenersi aggiornati. E poi c’è la propria linea da seguire: quella del cuore.