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Luca Mazzucchelli: «Così ho portato la psicologia su YouTube e nelle aziende»

di Valentina Neri
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La psicologia può diventare pop, senza scendere a compromessi in termini di rigore scientifico? È stata l’intuizione vincente di Luca Mazzucchelli. Psicologo e psicoterapeuta, Mazzucchelli si è fatto conoscere per la sua instancabile attività di divulgazione (il suo canale YouTube conta oltre mille video e i suoi libri sono finiti in vetta alle classifiche), sale in cattedra in università come in azienda, è stato premiato come miglior psychological coach italiano.

 

Un personal brand solido che ha capitalizzato creando due diverse imprese. Gli abbiamo chiesto di condividere qualche dritta per tutti quei professionisti – dagli avvocati ai consulenti di marketing – che si affacciano ai social media per accrescere la propria visibilità e autorevolezza, proprio come ha fatto lui dieci anni fa.

Quando hai deciso che non volevi essere “solo” uno psicologo ma anche un divulgatore? E come hai cominciato?

Non c’è stato un momento preciso ma è stato un processo. Ho iniziato a pubblicare qualche video su YouTube per il piacere di divulgare e crescere come libero professionista, ma col tempo la mole di richieste lavorative è diventata talmente grande da obbligarmi a prendere una decisione. Siccome ci tenevo a influenzare positivamente un grande numero di persone, ho deciso che la strada migliore era l’imprenditoria. Con un’azienda e dei collaboratori al tuo fianco, hai un potere trasformativo tendenzialmente maggiore rispetto a quello di un libero battitore.

Come descriveresti in poche righe la tua promessa al mercato? (target privilegiato, risultati promessi, modalità di lavoro)

Ho due aziende che offrono diversi prodotti e servizi, rivolti a diverse tipologie di clienti. LMC Srl è la prima media company psicologica in Italia. La premessa è che il 90% di quello che facciamo viene fornito gratuitamente al mercato: sono i 1.200 video di YouTube, le stories e i post su Instagram, le newsletter, i post su LinkedIn ecc. Il restante 10% lo facciamo pagare, posizionandoci anche su una fascia di qualità e prezzo alta.

Abbiamo un reparto B2C che produce video, libri, videocorsi ed eventi dal vivo rivolti agli appassionati di crescita personale, a chi vuole risolvere una problematica specifica (per esempio di coppia) e, più in generale, a tutti coloro che vogliono migliorare nella vita. La nostra promessa in questo caso è di ispirarli a crescere più rapidamente, sbloccare il loro potenziale.

In parallelo ci sono i servizi e prodotti B2B. Attraverso la Skill Factor Academy portiamo le competenze psicologiche delle soft skills all’interno delle aziende, con la promessa di creare un gruppo di campioni. Questo perché crediamo, soprattutto dopo la pandemia, che vincerà sul mercato chi ha risorse umane migliori; non tanto dal punto di vista tecnico, quanto dal punto di vista umano.

Un grafico potrà essere cintura nera di Photoshop ma, se non sa gestire le emozioni, comunicare in maniera assertiva e rispettare il cliente, farà solo disastri.

La seconda azienda invece è Mind Center, è nata recentemente e gestisce una serie di centri di psicologia, psicoterapia e coaching sul territorio nazionale. Si rivolge a persone che hanno problematiche psicologiche o vogliono migliorare le loro performance con un approccio one-to-one.

I Mind Center sono stati fondati nel 2020, l’anno della pandemia. Dev’essere stata una bella scommessa aprire delle sedi fisiche in un momento in cui gli spostamenti delle persone erano ridotti al minimo…

L’80% dei pazienti in realtà si rivolge a noi a distanza. La sede fisica è importante per il professionista, perché non sempre è facile lavorare da casa. Anzi, i Mind Center tutto sommato sono stati una scommessa facile da vincere, perché a seguito della pandemia c’era un forte bisogno di psicologia. Oggi abbiamo 15 collaboratori a tempo pieno.

Dal 2012, quando hai aperto il tuo canale YouTube, hai totalizzato oltre mille video, 12 milioni di visualizzazioni e 131mila iscritti. Che consigli daresti a chi si sta avvicinando a questa piattaforma?

Dieci anni fa, quando ho iniziato, da un lato era più facile emergere perché non lo faceva nessuno; dall’altro lato era più difficile realizzare i video perché i cellulari avevano una qualità pessima, erano sprovvisti di telecamere frontali, non esisteva Instagram… Insomma, le barriere d’accesso erano diverse. All’epoca, alcuni colleghi dicevano che avrei fatto fallire la psicologia in Italia. Oggi invece la maggior parte dei professionisti ambisce ad andare sui social, ma poi non sa come intercettare il pubblico.

A chi vuole avvicinarsi a questo canale consiglierei innanzitutto di intercettare ciò che vuole la community: una prima fase di audit è necessaria per capire di cosa scrivere e parlare. Dopodiché ci vuole la continuità.

Non sono dieci video a fare la differenza, bisogna pubblicarne tanti, senza quasi avere aspettative sul ritorno che avranno sul pubblico.

La verità è che fare video su YouTube ti trasforma come persona e come professionista, quasi come una sorta di terapia. Impari a parlare in pubblico e davanti a una telecamera, approfondisci alcune nozioni, le traduci per il pubblico memorizzando ancora meglio i concetti, apprendi le basi dello storytelling, capisci come promuoverli; l’aumento dei clienti è una delle conseguenze, prima o poi arriva. Oggi ho oltre mille video su YouTube che mi portano pazienti e aziende, ma il vero valore sta nella persona che sono diventato per riuscire a produrli.

Parlando di un altro medium, cosa ci puoi raccontare sulla televisione? Tu stesso dichiari di averci pensato molto, prima di fare il tuo debutto.

A mio parere, in questo momento porta più rischi che vantaggi concreti. Sarà che il pubblico è sempre più âgée, sarà che non ho avuto ad oggi un programma interamente mio, ma credo che le comparsate sporadiche servano a poco. È meglio investire il proprio tempo creando un contenuto online perché converte di più. La questione sarebbe diversa se io avessi un mio programma: ciclicamente ne parlo ma finora non ho ricevuto proposte davvero convincenti.

Puoi anticiparci qualcosa sui tuoi obiettivi professionali per i prossimi anni? 

Parlare di futuro è complesso in questa situazione perché cambia tutto davvero alla velocità della luce. La nostra stella polare è quella di impattare positivamente sul maggior numero di persone. I risvolti futuri della mia professione hanno a che fare con la gamification, i videogame, l’integrazione dell’intelligenza artificiale con gli strumenti pratici per il benessere.

Nel frattempo investiremo sempre di più nella creazione di contenuti perché questo significa rafforzare il brand. In prospettiva, credo che il fatturato del mio settore si sposterà sempre più verso i 4-5 brand più importanti nel mondo digital. Fino a pochi mesi fa lo psicologo si sceglieva in base alla distanza da casa o dall’ufficio. Oggi non è più così, perché tutto si è spostato online ed è venuto a mancare il criterio geografico.

In sintesi, lo scopo è quello di arrivare a più persone; la strategia, cioè il modo in cui lo faremo, sarà quella di spostare il brand sempre più avanti.

 

Valentina Neri

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