Con quasi 87mila follower su Instagram, Leonardo Frigo ci racconta come ha trasmesso il suo amore per l’arte (e per la Divina Commedia) a tantissime persone, disegnando a mano sugli strumenti le scene dantesche
Dipingere i canti dell’Inferno dantesco su 33 violini, con l’obiettivo di allestire una mostra in tempo per il 700esimo dalla morte del Sommo Poeta. È la sfida vinta dall’artista e illustratore Leonardo Frigo, classe ’93, di origini venete, ma che dal 2016 vive e lavora nella capitale inglese. Un progetto durato cinque anni e che oggi è diventato una mostra itinerante, destando l’interesse del grande pubblico e dei media. I 33 violini e un violoncello, raffigurante la biografia di Dante, dopo essere rimasti esposti alla Basilica Palladiana di Vicenza, a dicembre saranno in mostra a Firenze, e poi toccheranno Venezia e infine Zurigo. Con la sua arte Leonardo vuole promuovere la cultura italiana a Londra e nel mondo, perché come lui stesso ci dice «l’Italia non è solo il Paese della pizza, ma molto, molto di più. Un esempio per tutti è Dante, padre della nostra lingua».
Validi alleati che hanno supportato l’artista veneto nella sua “mission” sono stati anche i social e altri canali di comunicazione, come la radio, YouTube e da ultimo la realizzazione di un catalogo. Tutti elementi a incastro che l’hanno reso un vero divulgatore della cultura italiana, in particolare di quella dantesca, in Italia, nelle scuole e all’estero, rafforzando la sua personal identity.
Dopo Vicenza, sarai a Firenze e poi ancora a Venezia. Com’è nata la mostra “Infernus”?
Cinque anni fa ho iniziato a leggere la Divina Commedia e ad appassionarmi tantissimo alla figura di Dante. Da qui l’idea di realizzare un progetto culturale e artistico in tempo per le celebrazioni del 2021. È stato impegnativo, ho dipinto a mano 33 violini e un violoncello, ma ne è valsa la pena. Condividere con i miei amici e colleghi l’arte e la cultura italiana fa parte del mio lavoro, è la mia più grande passione. La personale “Infernus” ha avuto un grande successo a Vicenza, tanto da ricevere i complimenti del presidente regionale Luca Zaia, che ha elogiato il mio lavoro e Dante in un post apparso su Facebook. Il progetto nasce con l’intenzione di essere itinerante; infatti, dopo Vicenza, ci sarà Firenze, Venezia, Zurigo e stiamo lavorando a nuove tappe in altre città.
Come dici lo scopo del tuo lavoro è promuovere la cultura italiana all’estero. Oltre alla pittura, in che modo lo fai?
Sì, perché credo fortemente che la nostra cultura sia da valorizzare. In Inghilterra, ho presentato la prima parte dell’Inferno all’inaugurazione della mostra. In quell’occasione riuscire a spiegare la storia di Dante a un pubblico straniero e ricevere il suo apprezzamento è stata per me una grande emozione. Oltre alla lettura “classica” della Divina Commedia, ho studiato il Sommo Poeta dipingendo, e cioè ricercando con approfondimenti i dettagli sui personaggi, sulla loro storia, sugli stemmi casali, sui luoghi di nascita, ecc.
Spesso, inoltre, mi contattano le scuole per organizzare incontri con gli studenti, sia in Italia che a Londra. Durante il lockdown ho tenuto diverse lezioni su Zoom con studenti delle superiori e delle medie e ho partecipato come relatore anche a diversi incontri con un pubblico più adulto, appassionato d’arte e in generale dell’Italia. Quello che facevo con gli studenti era essenzialmente raccontare la mia testimonianza e trasmettere loro l’importanza di avere passioni. Ho studiato restauro a Venezia, per tanti miei conoscenti e familiari vivere d’arte era praticamente impossibile. Invece trasferirmi a Londra ha reso questo mio sogno, possibile. Oggi sono un artista completo, che lavora in un atelier e vive della sua passione: la pittura.
Sei diventato divulgatore della storia italiana anche sui social. La tua pagina Instagram conta quasi 87mila follower. Che consigli daresti a chi vuole utilizzare questo mezzo per promuovere il suo lavoro?
È vero ho tantissimi seguaci su Instagram. Le persone hanno iniziato a seguirmi quando la mia storia è stata condivisa da alcune pagine importanti, come quella ufficiale di Instagram (che ha oltre 300milioni di follower). Due anni fa Instagram ha girato, qui a Londra, un video che raccontava la mia vita. È stata una grande pubblicità per il mio lavoro. Li avevo contattati sempre con l’intenzione di sfruttare i loro canali per far conoscere la cultura italiana a più persone e così è stato. In tre anni ho avuto una crescita notevole del mio profilo Instagram, la gente iniziava a seguirmi e ad apprezzare la mia arte.
Avevo iniziato a realizzare video in cui dipingevo, poi ho smesso perché mi sono reso conto che mi stavo allontanando da quello che realmente mi piaceva fare e cioè creare, parlare con le persone, comunicare. Quando infatti sono tornato a concentrami di più sul mondo reale, ho ricevuto maggiori soddisfazioni. Credo sia più importante e gratificante, a livello comunicativo, avere prima un pubblico offline, che magari si trasformerà in pubblico online perché vuole farlo, perché sa chi sei e cosa fai. Questo è il consiglio che mi sento di dare a chi si approccia a questi canali.
Oltre ai social, hai lavorato su altri canali?
A gennaio 2020 sono stato ospite della trasmissione televisiva “Le parole della settimana” in onda su Rai3, dove ho parlato della mia esperienza. Anche Repubblica ha scritto un articolo sulla mostra dei 33 violini e ho rilasciato un’intervista per RTL, dove abbiamo parlato di arte, ma anche della situazione Covid, visto che eravamo in pieno lockdown e non potevo spostarmi da Londra. Ecco questi canali mi hanno aiutato tantissimo, in piena emergenza sanitaria, a promuovere la mia arte e il mio lavoro nonostante tutto il mondo fosse fermo e di conseguenza anche io. È arrivato anche il video YouTube del regista greco in arte Aris Mercury, che dopo aver visitato il mio profilo Instagram (scoperto tramite un # sulla mitologia greca e Dante che avevo usato sotto a un mio post), mi ha proposto di realizzare un breve film sulla mia mostra e Dante. Il video intitolato “Inferno” è stato proiettato durante la personale alla Basilica Palladiana di Vicenza.
Il tuo personal branding, da ultimo, si è rafforzato grazie anche a un’importante lettera che hai ricevuto alcune settimane fa, direttamente da Buckingham Palace…
È vero. Circa un mese fa ho condiviso il progetto su Dante con Buckingham Palace, inviando una lettera e una foto di uno dei miei violini dipinti alla Regina Elisabetta II in cui spiegavo quanto Dante fosse importante per l’Italia e per il mondo intero. Quel Dante che nell’Inferno menziona anche il Tamigi e Londra. Mai avrei pensato di ricevere una risposta! Invece, proprio durante la settimana in cui ricorreva il 700esimo anniversario della morte di Dante, ho ricevuto una lettera dalla Regina in persona. È stata una grande emozione, soprattutto il pensiero che anche solo per un momento la Regina avesse condiviso con me l’importanza di questo anniversario. Dopo aver pubblicato la lettera su Facebook, ho ricevuto tantissimi messaggi e commenti positivi da parte degli utenti, anche se so che un po’ non mi sopportano più. Parlo sempre di Dante.
Che progetti hai per il futuro?
Sicuramente organizzare mostre in altre città. E poi adesso che sono rientrato a Londra, riprendere la stesura del catalogo a cui sto lavorando da alcuni mesi. Si tratta di un libro in cui, attraverso le illustrazioni sui miei violini, spiego la Divina Commedia. Sto realizzando anche altre incisioni su rame per creare delle stampe sempre ispirate alla Commedia. Un altro progetto che ho in mente si ispirerà a Ulisse e il viaggio, di cui anche Dante parla. Alla fine torno sempre a Dante… Sarà ormai un’ossessione?