Nelle riviste specializzate e nei salotti televisivi è colei che condivide le linee guida per una mise en place impeccabile; in libreria è l’autrice di opere di successo come Matrimonio da sogno e Donne con un diavolo per capello; nei ricordi di centinaia di coppie è la mente che si cela dietro all’emozionante giorno del “sì”. Lei è Giorgia Fantin Borghi, cultrice del bello, esperta di galateo e stimata wedding planner.
Quando la raggiungiamo telefonicamente, il settore dei matrimoni non vive certo il suo momento più florido. Se fino al 2019 generava un giro d’affari di oltre 65 miliardi, con 570mila addetti e un impatto diretto sul pil di 36,2 miliardi, la pandemia gli ha imposto una dura sferzata costringendo gli operatori a reinventarsi. Nella visione di Giorgia Fantin Borghi, la strada da seguire è molto chiara: è fatta di cura per il dettaglio, presenza, professionalità. Tutto questo unito all’autentico tratto distintivo che ha fatto di lei una business celebrity, il suo profondo amore per il bello.
Come descriverebbe in poche righe la sua promessa al mercato?
Intanto c’è da dire che io lavoro con la bellezza. Il mio mondo è questo: la bellezza, il buon gusto, la raffinatezza. I miei clienti sono tutte persone che comprendono cosa voglia dire. Inoltre, pur avendo una boutique agency, ho una modalità di lavoro da grande azienda internazionale, con procedure estremamente strutturate. “Strutturato” non significa “poco flessibile” perché è proprio la presenza di una struttura a permettere la flessibilità, non il contrario. Ogni lavoro è fatto di persone: le persone abituate a gestire produzioni molto complesse hanno l’apertura mentale adeguata per modellare la realtà ai propri desideri.
Noi offriamo anche una serie di servizi di concierge che – perlomeno in Italia – ben poche agenzie di wedding planner prevedono. Ci occupiamo non solo della parte organizzativa e produttiva, anche di eventi su ampia scala, ma anche dell’attenzione al singolo ospite. Ciò comporta un dispendio di tempo e attenzione per i vari servizi estremamente diverso rispetto a una classica agenzia.
Questo è ciò che ci caratterizza: una visione a tutto tondo di ciò che è bello. Cerchiamo di creare un ricordo indelebile nella mente delle persone, perché un giorno così speciale sarà ricordato per tutta la vita non solo dagli sposi, ma anche dalle loro famiglie e dagli amici che magari si ritroveranno a parlarne dieci anni dopo. Quel vissuto noi lo costruiamo con tutta la bellezza e la maestria di cui siamo capaci e un’organizzazione ben strutturata.
Quando ha capito che la sua vocazione per il bello e il bon ton poteva diventare una professione?
La mia attitudine nasce da un imprinting familiare, soprattutto da parte dei miei nonni. Mio nonno arrivò a Padova per studiare, diventò un imprenditore molto importante e si innamorò di mia nonna, una delle donne più belle della città, che per lui rinunciò a un titolo nobiliare. Le amiche si rivolgevano a lei per farsi insegnare cosa dovesse sapere una fanciulla da marito; pur non essendo retribuita, questa diventò praticamente la sua professione. Da lei, in particolare, io ho iniziato a vedere la bellezza del servizio, a capire che la bellezza è tutto ciò che ci fa stare bene.
Da giovane ho avuto poi la grande fortuna di lavorare con l’ex-ambasciatore americano in Italia: è lui ad avermi fatto conoscere un mondo legato al cerimoniale, che ha nella forma la sua bellezza. In questo caso, la forma è anche sostanza. Ho imparato così ad accettare anche questa parte più strutturata che sebbene sia tangente come idea alla bellezza in senso ampio, mi ha molto affascinato.
Sono inoltre appassionata di arte e amica di molti artisti. Artisticità e creatività sono due cose molto diverse; non mi ritengo un’artista in senso stretto, perché penso che l’artista abbia un flash unico irripetibile, mentre il creativo rielabora una certa concezione di bellezza facendone qualcosa di speciale e adattandola alle necessità delle persone e delle situazioni. Certamente avere a che fare con l’arte è di grande ispirazione.
L’aspetto che ci caratterizza è la ricerca costante e la capacità di dettare certi trend che, da qualche anno a questa parte, sono molto apprezzati e seguiti. Il made in Italy, o Italian flair, fa un po’ da spartiacque. Noi tendiamo a essere piuttosto esterofili, mentre per gli stranieri è l’esatto contrario: adorano il nostro Paese e apprezzano tantissimo questo stile che solo noi italiani abbiamo e nessuno riuscirà mai a replicare.
Il suo lavoro vive molto di relazioni. Come fa a crearle e coltivarle?
Questo lavoro è molto cambiato negli ultimi anni. In questo caso, bisogna distinguere tra la clientela italiana e quella straniera. Gli italiani hanno bisogno di essere seguiti dal punto di vista relazionale e, compatibilmente al Covid-19, ci tengono a essere accompagnati personalmente a vedere le cose. Con gli stranieri invece è diverso perché, quando scelgono un professionista, si affidano quasi completamente a lui e chiedono tantissimo il suo parere.
Noi partiamo sempre con un incontro di persona – se possibile – e garantiamo una reperibilità costante. Rispondiamo sempre entro 24 ore su WhatsApp, via email e al telefono, non solo agli sposi ma anche agli ospiti. Sempre. Fornire una risposta così repentina a qualsiasi richiesta, dubbio o necessità, di fatto, è un modo per dire: “Io ci sono sempre”. Questo contribuisce a creare un legame molto stretto che non si sfilaccia nemmeno quando l’evento viene vissuto. Il matrimonio è uno dei momenti più importanti nella vita: quando i nostri clienti lo ripercorrono mentalmente, ripensano anche a noi, al tempo che abbiamo speso, alla fatica e al divertimento. Avvalersi di un consulente, infatti, significa godere della parte bella, delegando lo stress di un’organizzazione molto complessa.
Chi fa bene questo lavoro è un manager, un amico, un confidente, un creativo… Insomma, può essere qualsiasi cosa. La poliedricità di questa professione non è da tutti. È anche un lavoro faticoso perché bisogna sempre essere disponibili e all’erta, consapevoli del fatto che la parola “no” praticamente non esiste. Molte volte questa fatica non viene percepita dall’esterno.
Come ha affrontato il periodo della pandemia, senza dubbio sfidante per il settore wedding&eventi?
Con ottimismo. Sempre con ottimismo. Non ci siamo mai fermati grazie alla nostra struttura e alla nostra esperienza. Abbiamo immediatamente riposizionato tutti i matrimoni scegliendo due date di backup, nel 2020 e nel 2021. Oltre a essere ottimisti, abbiamo visto le cose con realismo. Del resto, siamo dei planner: se non siamo capaci noi di organizzare, chi altro può farlo? Da un lato è stato necessario segnalare alle istituzioni che il comparto stava soffrendo in modo sostanziale; dall’altra parte – realizzando sogni – non possiamo dire ai nostri clienti di essere in difficoltà. Non è fattibile e… non è nemmeno giusto!
Che consiglio darebbe a una persona che si sta affacciando a questo settore?
Questo lavoro presuppone una dedizione quasi totale: ci sarà sempre chi ti chiama a Natale, a Capodanno, alle undici di sera, anche per questioni che apparentemente possono sembrare banali. Il primo passo quindi è chiedersi se questo dà fastidio oppure no. Io faccio questo lavoro da vent’anni e ricevere messaggi in piena notte non mi dà fastidio? Magari non è bon ton? Sì, ma il matrimonio – o comunque un evento così privato e personale – ha una risonanza particolarmente importante nell’animo delle persone, totalmente diversa dall’ambito corporate. Ne va del proprio progetto di vita, è normale farsi prendere dai dubbi e dalle perplessità, è normale voler sentire la presenza del planner. Questo secondo me vale tanto oro quanto pesa: la capacità di essere sempre disponibili, 7 giorni su 7, 365 giorni l’anno.
Ecco cosa chiederei a chi vuole fare questo lavoro: sei capace di rispondere con gentilezza senza far percepire la tua stanchezza? Sei capace di metterti al servizio degli altri? Perché servire gli altri, con le proprie capacità, è un privilegio. Se riesci a percepirti in questo ruolo, allora forse il wedding planner è il lavoro che fa per te.
Io consiglio anche di seguire una scuola di formazione manageriale perché per ogni matrimonio bisogna redigere un piccolo business plan e compilare tanti fogli Excel. Bisogna anche fare esperienza in un’agenzia, per rendersi conto anche della fatica fisica, perché di questo si tratta. Insomma, è un po’ una vocazione. Per qualsiasi lavoro, in realtà, la passione è la chiave di volta.