Home » Gianni Gallucci, dalle Marche allo star System: «Ho fatto le scarpe a Madonna e J.Lo»

Gianni Gallucci, dalle Marche allo star System: «Ho fatto le scarpe a Madonna e J.Lo»

di Cinzia Ficco
gianni-gallucci-branding
Grazie a una forte identità made in Italy, ha convinto clienti molto noti come le famiglie reali di Belgio e Svezia. Gianni Gallucci, direttore generale dell’azienda calzaturiera marchigiana, ci racconta come un brand familiare può raggiungere personaggi dello star system del calibro di Madonna, Jennifer Lopez e Sarah Jessica Parker.

L’arancione simboleggia la creatività, l’armonia, ma anche l’espansione e l’ambizione. Per questo sono le sue gradazioni a raccontare l’evoluzione di una azienda familiare, fondata negli anni Cinquanta nelle Marche e che oggi si è messa in testa di consolidare la sua presenza sul mercato statunitense.

gallucci-star-shoes-arancione

«L’arancione è da sempre presente nel nostro marchio. Dagli anni Cinquanta con un arancio corallo, e alla fine degli anni Ottanta, quando c’è stato il restyling del brand, con uno più tenue. Il colore veicola e permette di riconoscere il nostro marchio, è sempre presente sul nostro prodotto con dettagli come: lacci, cuciture, occhielli, colore della fodera e colore della suola o anche sul nostro sito e-commerce, sulle nostre scatole, sui gadget, sugli shopper bag, in tutto ciò che ci rappresenta. Sì, c’è stata la pandemia – che ci ha messo duramente alla prova – ma il nostro arancione non si è sbiadito!»

A parlare è Gianni Gallucci, direttore generale della omonima azienda, oggi punto di riferimento per la produzione di calzature di alta qualità adulto e bambino, di quelle che servono per la crescita sana e corretta del piede. L’azienda – che ha lo stabilimento nelle Marche e lo showroom per i buyer internazionali a Milano in Piazza San Babila – è una delle realtà di calzature e accessori in pelle artigianali e totalmente made in Italy preferite dalle famiglie reali, come quella svedese, la belga e da personaggi quali: Madonna, Jennifer Lopez, Sarah Jessica Parker e del mondo dello sport. Tra questi: Klay Thomson, Stephen Curry e Kevin Durant. La Gallucci produce – e questo è il suo punto di forza – scarpe da uomo, donna e bimbo nello stesso stabilimento, con linee separate ed alcuni gruppi di lavoro modulabili, scarpe che vanno dal numero 15 al 52.

gallucci-store-shoes

Una lunga storia d’amore per il vostro lavoro, che andrebbe raccontata. Siete riusciti a realizzare prodotti particolari, come il mocassino tubolare e il Goodyear welt per il quale avete anche registrato un brevetto.

«La nostra è una storia molto lunga che meriterebbe di essere conosciuta soprattutto perché c’è stata da parte nostra visione. Pensate che tutto è nato negli anni Trenta – quando mio nonno produceva zoccoli in legno e scarponcini per bambini nella bottega sotto casa, a Monte Urano nelle Marche – e per un’idea di mio padre Giuseppe e mio zio Mario, che iniziano a lavorare nel laboratorio di nonno. Negli anni Cinquanta la produzione si diversifica: nascono le prime scarpe ortopediche. Un ventennio dopo eravamo sul mercato con scarpe à la page, ma senza trascurare l’aspetto salute».

Negli anni Duemila l’azienda sente di dover fare un ulteriore passo ed allunga lo sguardo sulla produzione di scarpe da adulto. «Il passaggio alla produzione di scarpe da uomo c’è stato quando abbiamo deciso di lanciare il brand Gianni Gallucci ATELIER nel 2014».

calzature-gallucci-scarponcino

Il progetto, in realtà, inizia qualche anno prima, quando Gianni è ancora all’università e non ha ancora le idee chiare. «Tra mille stimoli, mi sono ritrovato con in mano uno scarponcino, fatto da mio nonno che non avevo mai conosciuto, se non tramite racconti e fotografie. Guardando quel piccolo oggetto e soffermandomi sulla cura di tutti i piccoli dettagli con cui era stato fatto, ho ritrovato le mie origini e iniziato ad immaginare il mio futuro solo con l’odore di cuoio attaccato alla pelle».

Da quel giorno Gianni comincia a ragionare su come far crescere e far conoscere la sua azienda, che nel frattempo è diventata l’unica al mondo a produrre Goodyear welt (una striscia di pelle, gomma o plastica che corre sul perimetro della suola di una scarpa) da bambino.

milano-gallucci-calzature

Come ci siete arrivati? «Dopo un viaggio in Inghilterra, culla di questa particolare tecnica e delle scarpe da uomo eleganti. Dopo aver passato intere giornate davanti alle vetrine di Jermyn street, a Londra, un giorno decido di spostarmi a Northampton, il distretto inglese della calzatura. Tra le mie passeggiate infinite tra Spencer street ed Oliver street, mi incantavo a vedere le piccole botteghe a mattoncini rossi, dove guardavo i gesti dei vecchi calzolai, molto simili ai nostri, attenti ai particolari. Sono rimasto in quei posti sei mesi per capire come migliorare i nostri processi. Rientrato in Italia, ho iniziato a lavorare su quello che poi è diventato il mio primo brevetto di invenzione industriale specifico sulla costruzione Goodyear».

Una volta realizzato il prodotto e acquisite le nozioni importanti, l’azienda comincia a venderlo. A quel punto Gianni decide di partire per gli Stati Uniti, con la speranza di aprire un nuovo mercato e far conoscere i suoi prodotti oltre Oceano. «Lì vengono subito apprezzati dal mondo dello sport e dello star system hollywoodiano. In questo, di grande aiuto è stato il passaparola».

Tutto questo fino a quattro anni fa, quando Gallucci avvia una partnership con la National Basket Association, realizzando prodotti esclusivi per i giocatori. Le collaborazioni non si sono fermate e nel 2020 l’azienda ha fornito le scarpe per la divisa a tutti i giocatori del Cagliari Calcio della serie A italiana per il centenario della società.

gianni-gallucci-scarpe-atelier

«Il nostro lavoro di espansione non si ferma. Nel 2025 vorremmo aprire a New York un atelier per realizzare scarpe su misura. Non abbiamo mai mollato neanche durante la pandemia, quando ci siamo attrezzati rafforzando la piattaforma online per le vendite. Già da novembre 2020 c’è stato un segnale di ripresa del mercato interno. Tra i più forti, quello dello stato di New York. E la scelta della Casa Bianca di riaprire gli Stati Uniti al turismo internazionale dopo diciotto mesi di chiusura ci darà ossigeno. In questa fase molta importanza verrà data alla comunicazione, perché è fondamentale fare prodotti di alta qualità, ma è anche importante comunicarli. Usare cioè i giusti canali per far conoscere i materiali e le costruzioni speciali che usiamo e non si vedono al primo colpo d’occhio».

Il canale digitale è in questo momento quello che offre maggiori opportunità. Quindi, meno pubblicità su riviste specializzate, meno cartaceo, più foto animate, video e foto emozionali, spesso foto di style life per contestualizzare il prodotto. E al centro sempre il nostro colore istituzionale, che ci ha portato fortuna e ci fa riconoscere per la nostra storia.

«Se dovessi dare uno sguardo al futuro, non escluderei l’apertura a nuovi investitori di minoranza. In passato abbiamo ricevuto due proposte di acquisto da parte di fondi di investimento con politiche troppo aggressive e quindi rifiutate per restare indipendenti. Non si può snaturare quella che è l’identità dell’azienda costruita negli anni. Continueremo a fare ricerche su nuove tecniche per migliorare i nostri prodotti. Sarebbe giusto raccontare l’evoluzione del nostro lavoro per far conoscere ai nostri clienti la cura che è dietro i nostri prodotti».

jennifer-lopez-star

I canali utilizzati? «Per promuovere i nostri brand utilizziamo Instagram e Facebook, aggiornando e condividendo notizie sulla nostra pagina social e su YouTube. Cerchiamo sempre nuovi modi di comunicare. Non molto tempo fa abbiamo pubblicato il primo fashion film di Gallucci “a thin line” con l’attore Gianluca Di Gennaro, dove i due attori G&G si rincorrono in una storia d’amore. Un libro è in programma. Vorremmo parlare anche alle nuove generazioni. La memoria di sacrifici, organizzazione della nostra famiglia, capacità di innovazione, non si deve perdere. Del resto, ci abbiamo sempre messo la faccia. Oltre all’arancione».

 

Cinzia Ficco

Potrebbe piacerti anche

Lascia un commento