Home » Costruire bellezza ed eccellenza, rispettando se stessi: la filosofia di Gianfranco Damico

Costruire bellezza ed eccellenza, rispettando se stessi: la filosofia di Gianfranco Damico

di Valentina Tafuri
gianfranco-damico-celebrity
Ironico e irriverente, non è il classico intellettuale chiuso nella torre d’avorio. Formatore, coach e consulente, Gianfranco Damico ha da poco pubblicato il suo quinto libro (“Rispèttati!”) sul tema del cambiamento in funzione del benessere.

 

Se non fai prima un lavoro su te stesso, il personal branding se ne va a farsi benedire.

 

È una persona e un personaggio singolare, che vede nel suo essere “vero e coerente con se stesso” il proprio valore. È molto più facile incontrarlo nel ristorante di famiglia a Ortigia, Siracusa, mentre serve ai tavoli e dove chi riconosce in lui l’autore e il filosofo, resta sorpreso ed entusiasta.

Si occupa di crescita personale ma per la sua crescita personale e professionale, quali sono stati i momenti più importanti?

Ho difficoltà ad individuarne qualcuno preciso perché tendo a vedere la vita come un cammino. Credo che viviamo diverse vite, non una sola, nella nostra esistenza, fatte di fasi che cambiano ogni 7/10 anni. Per me c’è stato il periodo dell’università a Roma, bellissimo, pieno di fermento. Poi quando ho iniziato a lavorare, nel marketing, sempre a Roma, che poi ho lasciato perché la dimensione della metropoli non mi si confaceva. Quindi, tornato in Sicilia ho lavorato nella cooperazione sociale e nel welfare per 12 anni. Forse quello è stato il periodo in cui ho maggiormente sviluppato il senso dell’ascolto che poi è parte della mia attività come formatore e coach. Nel frattempo ha fatto un master in risorse umane, studiato le neuroscienze. Sono il frutto di tutti questi cambiamenti.

benessere-self-coachingVenendo al tema di questa intervista, formalmente non mi occupo di personal branding. Ma il coaching, che entra nel mondo aziendale, deve tener presente di chi sei tu, della tua condizione esistenziale perché ognuno ha un ruolo ma non è quel ruolo, è una persona. È quello che stiamo cercando di portare avanti con la nuova iniziativa The Human Factory insieme ad altri professionisti. Per questo, anche quando scrivo qualcosa su Facebook o su LinkedIn mi piace dare voce alla mia esperienza esistenziale. Quando decidi di essere qualcosa, di avere un’identità e una coerenza. Sono 20 anni che faccio il filosofo un po’ matto, ma chi ha una certa visione della vita così come dell’azienda mi cerca per questo. L’abilità sta poi nel ricondurre le cose che elabori, anche l’esperienza esistenziale, all’interno dell’attività produttiva.

In effetti, colpisce la sua capacità di arrivare al punto con un linguaggio semplice ma efficace e a volte irriverente. È un po’ il suo marchio di fabbrica. È studiato?

No, non lo è. Direi che è piuttosto il risultato di un sincretismo che esiste in me. Non sono figlio di accademici bensì di gente semplice ma non gretta: avevamo libri in casa, anche se io sono stato il primo laureato in famiglia. Ho vissuto in un quartiere che si direbbe a rischio. Questo approccio pragmatico e la necessità di tradurre in un linguaggio fruibile l’oggetto della formazione che ho erogato a tante persone diverse, dal dirigente al camionista, era importante per me. A questo aggiungo la mia guasconeria, a volte anche troppa! Quello che sono è quello che tu vedi. Odio le pomposità intellettuali. Il mio ultimo libro Rispettati! comincia con una conversazione con mio padre illuminante da questo punto di vista. Non mi piace però parlare di spontaneità. Ognuno dovrebbe sempre presidiare sé stesso, muoversi dentro di sé in prospettiva di un flusso, di evoluzione. Più sei vicino al tuo centro, meglio starai.

Come gestisce la sua comunicazione personale? C’è una programmazione, una diversificazione?

Assolutamente no. Alcuni mi contestano di usare LinkedIn e Facebook allo stesso modo mentre LinkedIn ha una valenza soprattutto professionale. In ogni caso, sia per la mia professione come formatore/coach/consulente sia per l’attività di ristorazione di famiglia, gestiamo la cosa diversamente. Direi che abbiamo una non-strategia che diventa strategia. Apparentemente non gestiamo la comunicazione ma in realtà ci siamo identificati meglio attraverso altri strumenti come la cura del cliente o nel caso dei ristoranti (anche) attraverso la loro storia. Non c’è bisogno di un’etichetta. Anche questa scelta va seguita e curata con consapevolezza. La gente percepisce la verità e la coerenza, di cui dicevo prima, che esiste dietro a certe scelte.

In ogni caso usa i social network, ha un blog, un sito internet. Con quale mezzo, anche diverso da quelli elencati, ottiene maggiori risultati per la crescita del proprio brand?

Uso soprattutto Facebook, ma anche lì alcune cose mi piacciono meno che in passato. Forse non sono un buon commerciale di me stesso però la gente mi percepisce come quello che non sta lì per vendere qualcosa. Proprio questa mia particolarità diventa spesso occasione di lavoro: non sa quante volte è successo al ristorante quando i nostri ospiti capiscono che sono io l’autore di quel tale libro!

A questo proposito, come è arrivato a pubblicare con Feltrinelli?

Bè anche questa è una storia singolare. Avevo fatto un corso di formazione in un’azienda di Roma quando mi si è avvicinato un dirigente dicendomi che non sarebbe riuscito neanche in tutta la vita a leggere la bibliografia che avevo consegnato ai partecipanti. A quel punto mi ha detto: «Secondo me il libro dovresti scriverlo tu e io leggerò solo quello!». La cosa è rimasta lì per un po’… Dicevo a me stesso «ma dai Gianfranco, che m….ia, tu scrivere un libro?!», quasi fosse un atto di presunzione.

damico-coachingPoi con una persona alla quale facevo coaching dissi «Piantala di essere te stessa!» e lei, quasi come battuta, mi ha risposto che sarebbe stato un bel titolo per un libro. Per me che avevo studiato le neuroscienze – e che sapevo che il cervello è refrattario ai cambiamenti, è molto reazionario – scrivere un libro sul cambiamento mi è sembrata una buona idea. Una volta scritto, l’ho inviato a una cinquantina di case editrici, anche le più grandi. Feltrinelli mi ha chiesto di accorciarlo della metà a fine luglio per consegna a settembre! Ho passato il mese di agosto a lavorare come un matto: la sera al ristorante fino a mezzanotte, la notte al libro fino alla mattina… Ma dopo che è stato pubblicato, è nata una collaborazione duratura che ha portato alla pubblicazione di cinque libri.

Cosa avrebbero detto suo nonno e Aristotele (che, riprendendo il suo blog, ha detto tutto, figuriamoci se non ha detto qualcosa anche su questo) sul personal branding?

Aristotele non so… Ma ai Greci del “conosci te stesso” era chiarissimo che se non fai prima un lavoro su te stesso, il personal branding se ne va a farsi benedire. Mio nonno forse mi avrebbe ascoltato e avrebbe detto “se ti piace, fallo”. E poi se ne sarebbe tornato a curare i pomodori.

 

Valentina Tafuri

Potrebbe piacerti anche

Lascia un commento