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Il metodo di Gabriella Greison: «Sono fisica perché non smetto un attimo di farmi domande»

di Cinzia Ficco
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Fisica, scrittrice e performer teatrale, la divulgatrice ha insegnato alla scuola Polytechnique di Parigi e al Museo della Scienza di Milano. Creatrice di trasmissioni radiofoniche e televisive, scrive su riviste e quotidiani. I suoi libri sono tradotti in molte lingue.

Sapevate che Albert Einstein il 10 dicembre del ’21 ebbe il Nobel non per la teoria sulla relatività, di cui è padre, ma per il suo lavoro del 1905 sulla spiegazione dell’effetto fotoelettrico? Ed eravate a conoscenza che lo stesso fisico ebreo tedesco, naturalizzato statunitense, follemente innamorato della prima moglie Mileva Maric, fisica, finì il resto dei suoi giorni con la cugina Elsa? Qualcuno vi ha mai detto che il fisico austriaco Erwin Schrodinger, famoso per il suo gatto vivo e contemporaneamente morto, è stato un bigamo, grande tombeur de femmes, che le sue cattedre erano variabile dipendente del numero delle sue amanti? O che l’equazione che gli valse il Nobel gli fu suggerita da André Weil, matematico e fratello di Simone, in uno scambio di coppia? E che, nonostante i costumi dissoluti, il nostro sciupafemmine, gran camminatore, fu sempre alla ricerca del senso dell’esistenza e si avvicinò al buddismo?

Se siete curiosi di piccanti e inediti dettagli della vita dei grandi fisici nazionali e internazionali, da Dirac a Heinsenberg, a Bohr, Planck, Everett, Fermi, ai coniugi Curie, per citarne alcuni, vi consiglio di entrare nel favoloso mondo di Gabriella Greison, una che la materia la conosce, ma soprattutto ha imparato a divulgarla. Tanto che da qualche anno si parla di metodo Greison, una specie di Santo Graal per tanti docenti di fisica che ogni giorno si scervellano – spesso inutilmente – per far entrare nella testa dei loro ragazzi la differenza tra teoria della relatività e meccanica quantistica o far capire l’utilità nella vita quotidiana della velocità della luce, di un atomo, della gravità, della distanza della Terra dal Sole.

Gabriella ha brevettato una sorta di Teoria per tutti della Fisica, un sistema per far comprendere che quella materia, in apparenza arida, che in genere associamo a cervelloni spettinati e sempre tra le nuvole, potrebbe servirci quanto la filosofia, a darci risposte su perché esistiamo e su dove andiamo. Non solo. «Per esempio, avendo basi di fisica possiamo capire come funzionano i nostri cellulari, le nostre chiavette Usb, i nostri computer, i nostri frigoriferi, le tac. I chip al silicio sono applicazione della fisica quantistica».

Genovese di origini scozzesi, fisica, scrittrice e performer teatrale, la divulgatrice ha conseguito la laurea in Fisica nucleare a Milano, ottenuto l’abilitazione all’insegnamento della Fisica e della Matematica, insegnato in vari licei milanesi e poi romani. Ha lavorato per due anni alla scuola Polytechnique di Parigi e per qualche tempo anche al Museo della Scienza di Milano. Creatrice di trasmissioni radiofoniche e televisive, ha scritto su riviste e quotidiani. Attualmente vive in Italia, tra Milano e Genova. I suoi libri sono tradotti all’estero. Per i suoi lavori su Marie Curie è stata intervistata da una rivista polacca, per quelli su Mileva Maric da giornali, tv e riviste serbe, per i suoi monologhi teatrali, che porta in scena anche oltre confine, da riviste e giornali americani, tedeschi, francesi. Scrive romanzi con al centro la fisica.

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I suoi lavori ruotano su tre argomenti: fisica quantistica – la sua ossessione – donne della scienza e fisici del XX secolo. Si definisce una studiosa, prima di tutto. «La fisica – ci racconta – per me è una ricerca personale continua. Sono fisica perché non smetto un attimo di farmi domande. In particolare sono fisica quantistica, una materia incompleta: è come un viaggio infinito, una scoperta incessante. La fisica quantistica l’ho conosciuta da piccola grazie ad un libro che ho comprato su una bancarella a Genova. Si trattava di QED di Richard Feynman. La prima volta che l’ho sfogliato ne sono stata affascinata subito. Ho scritto il mio ultimo libro “Guida quantistica per anticonformisti” (edito da Mondadori) proprio per rendergli omaggio».

E veniamo al metodo Greison, seguito soprattutto da studenti su You Tube e Instagram. Hai scoperto come farli appassionare a questa materia.

«Ho creato un mio mondo, lo hanno definito ‘il metodo Greison’ e con questo metodo racconto storie legate ai creatori della fisica quantistica: prima leggo, poi faccio ricerche sul posto, intervisto, scrivo il libro e successivamente estrapolo il copione per il monologo da portare in scena. Non spiego, racconto. Per esempio, per l’ultimo lavoro – Ucciderò il gatto di Schrodinger – sono stata in Austria e a San Francisco per individuare le possibili ricadute delle scoperte del fisico sul nostro futuro. Per scrivere su Marie Curie sono andata agli archivi della Sorbona e in Polonia. Quando ho scritto Hotel Copenaghen sono rimasta in Danimarca per alcuni giorni. Insomma, mi documento. Ho creato questo sistema con volontà e dedizione. Sapevo esattamente quello che volevo fare e dopo tanti anni sono riuscita nell’intento. Non ho avuto nessuno che mi ispirasse, sono partita da zero, perché ho visto che mancava esattamente quello che rappresento oggi. Quando sono diventata divulgatrice? Lo sei quando lo pensi, poi gli altri te lo riconoscono. Dopo la laurea in fisica ho lavorato al Politecnico di Parigi. Una volta tornata in Italia volevo fare divulgazione, ma nella vecchia maniera era impossibile. Gli spazi erano tutti chiusi da chi lo faceva già, e così ci ho messo un po’ per capire come creare qualcosa che non c’era, ci sono voluti anni e anni. Anni in cui ho ricevuto tante porte in faccia e anni in cui mi sono sentita ripetere sempre le stesse frasi: ‘Mettiti in coda’, oppure: ‘Abbiamo fatto sempre così’. Di queste frasi non se ne può più».

Insomma, chiusa una porta si è aperto un portone. Grazie al suo eloquio, la sua passione, l’entusiasmo che ci mette nello spiegare i concetti più complessi. Ora è impegnata su un nuovo studio.

Come crei i tuoi post?

«Faccio prima di tutto un post sul mio sito GreisonAnatomy.com che richiama i contenuti dei miei libri o dei miei spettacoli teatrali, dei miei podcast o dei miei programmi tv. Con i contenuti così solidi poi creo i post. Mi piacciono tutti i social, è un modo per parlare con le persone che condividono con me tutto quello che racconto. Mi arrivano tanti stimoli e tanti spunti. Chi mi segue mi dà tantissimi consigli. Belle persone, che leggono e sono curiose. Da queste mi piace essere circondata. E basta».

Complimenti da colleghi oltre confine?

«Certo, tante volte. L’estate scorsa ho fatto un giro negli istituti di ricerca scientifica italiani e sono arrivata fino al Cern di Ginevra. Tutti gli scienziati e le scienziate che ho incontrato mi hanno incoraggiata a continuare. Solitamente vado all’estero a fare ricerche per le mie storie: Vienna, Zurigo, San Francisco, Inghilterra, Germania. Ho contatti ovunque. Un bel movimento».

Concentriamoci sugli spettacoli.

«Scrivo tutto io, la storia e i dialoghi, poi memorizzo e metto in scena. Studio con registi e attori di grande livello. Dopo lo spettacolo nei foyer dei teatri rimango sempre a fare firmacopie e dediche sui miei libri e con il pubblico parlo e parlo tantissimo».

Qual è il “tuo” viaggio nella fisica che Newton non approverebbe?

«Beh, questo è il sottotitolo al mio ultimo libro “Guida quantistica per anticonformisti”. È il viaggio dentro la fisica quantistica, quella che Newton non sapeva sarebbe nata. È quello che ti dà speranza, ottimismo, fiducia nella scienza. È quello che ti fa dire: E ora, cos’altro di bello ci potrà essere?».

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Alla fine come pensi di “Uccidere il gatto di Schrodinger” (è il titolo dell’ultimo spettacolo) nella tua vita, fuori dal palcoscenico?

«Nel libro “Ucciderò il gatto di Schrodinger” impersono il personaggio di Alice, una ragazza di 28 anni in crisi esistenziale. La stessa che porto in scena nello spettacolo omonimo. Chi viene a vederlo conoscerà la fine».

Come applichi alla tua vita la teoria della relatività? E, magari, come consiglieresti di applicarla?

«La applico facendo solo quello che voglio, cose che mi fanno stare bene, frequentando solo persone che mi migliorano. Il mio motto è rimaniamo con chi ci fa fiorire. Solo così il tempo lo dirigi dove vuoi».

Il fisico che ami più di tutti?

«Vado a periodi. Per l’ultimo libro il mio fisico di riferimento era Richard Feynman, come ho detto. Per il prossimo sarà un altro».

La fisica a cui vorresti essere paragonata?

«Io ho creato un mio modo di esserlo, prendendo il meglio da tutte quello che ho studiato. Dal libro Sei donne che hanno cambiato il mondo puoi trovare i nomi delle sei scienziate che mi sorreggono: Marie Curie (1867-1934), Lise Meitner (1878-1968), Emmy Noether (1882-1935), Rosalind Franklin (1920-1958), Hedy Lamarr (1914-2000) e Mileva Marić (1875-1948). Per molti saranno nomi sconosciuti, eppure queste sei donne sono state delle pioniere. Vere combattenti. Sono nate tutte nell’arco di cinquant’anni e hanno operato negli anni cruciali e ruggenti del Novecento, di guerre terribili, ma anche di avanzamenti scientifici epocali».

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Un Ministro della Ricerca è mai venuto ad un tuo spettacolo? O c’è qualcuno che vorresti invitare, magari solo per dire di cosa la fisica ha bisogno oggi in Italia?

«Sono venuti in tanti a vedermi e spero vengano tutti quelli che non sono venuti finora. Solo chi si stupisce davanti alla bellezza della fisica trova un’energia nuova da vivere».

La cosa importante è di non smettere mai di interrogarsi. La curiosità esiste per ragioni proprie. Non si può fare a meno di provare riverenza quando si osservano i misteri dell’eternità, della vita, la meravigliosa struttura della realtà. Basta cercare ogni giorno di capire un po’ il mistero. Non perdere mai una sacra curiosità – Albert Einstein

Il tuo libro che consiglieresti per avvicinarsi in modo piacevole alla fisica?

«Il primo, L’incredibile cena dei fisici quantistici (Salani), in cui racconto come si svolse nel 1927 il primo grande incontro dei più grandi cervelli del Novecento. Da lì è partito tutto».

 

Cinzia Ficco

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3 commenti

Nuove interviste su TG2 Storie e su Radio24…e qualche aggiornamento! – Greison Anatomy 8 Dicembre 2021 - 12:12

[…] è in tv al Tg2 Storie, una su Radio24 (qui) da Maria Latella, e una su una rivista interessante (qui) chiamata Business […]

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Alessandro Dattilo 3 Gennaio 2022 - 12:54

Ancora grazie, Gabriella, per averci raccontato la tua storia. E a Cinzia per averla riportata con le giuste parole.

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Da Lio 11 Ottobre 2023 - 11:32

Ho conosciuto questa grandissima donna, scienziata, attrice, oggi su Rai 1 a uno mattina, e sono rimasta sorpresa, dalla sua intervista iniziale: ha detto mi piace… il REIKI, ho capito bene? Oppure ho sentito male? Pratico REIKI da 22 anni ed è x me, fonte inesauribile di meraviglie. Grazie se volete rispondermi.

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