Classe 1980, Elisa Di Eusanio è un’artista che vive il teatro e la recitazione fin dai suoi primi passi. Oggi è anche un’attivista per i diritti degli animali, dimostrando che l’arte può essere uno strumento potente per dare voce a chi non ce l’ha.
Nel mondo del business, così come in quello dello spettacolo, distinguersi non è solo una questione di competenze: occorre lavorare sulla propria identità e autenticità. Elisa Di Eusanio, attrice poliedrica e professionista dello spettacolo, è un buon esempio di come costruire un personal brand forte e riconoscibile, capace di valorizzare la propria unicità e di lasciare il segno nel proprio settore.
Cresciuta tra palcoscenici e copioni grazie alla sua famiglia d’arte di origine abruzzese, debutta giovanissima in “Miseria e nobiltà” di Carlo Giuffré. Oggi Elisa Di Eusanio lavora e vive a Roma, è un’attrice di teatro, cinema e televisione, ma il suo impegno non si ferma alla scena, come racconta in questa intervista di Business Celebrity.
Come definirebbe la sua identità artistica? Quali valori vuole trasmettere con il suo lavoro?
La mia identità artistica è un mosaico di passioni e intenti. Mi definisco un interprete che vive per raccontare storie e dare vita a personaggi, immergendomi in loro con un’energia che va oltre la semplice rappresentazione. Io “abito” i personaggi, il mio lavoro è un viaggio profondo e autentico dentro l’anima delle figure che porto in scena. Non sono solo un’attrice. Senza peccare di superbia, penso di essere una performer completa: uso il corpo e il canto come strumenti per toccare le corde emotive più profonde del pubblico. Sono anche un’attrice attivista per i diritti degli animali, credo nel potere trasformativo del mio mestiere. Uso il palcoscenico e lo schermo per veicolare messaggi che scuotano le coscienze e aprano spazi di riflessione. La mia è un’arte che vive, respira e combatte, una missione che unisce creatività e impegno sociale.
Qual è l’esperienza che ricorda con più emozione?
Uno dei ricordi più emozionanti della mia carriera è legato al mio primo vero progetto teatrale, “Neve di carta”, scritto da Letizia Russo e ispirato al lavoro letterario di Annacarla Valeriano, “Malacarne”. Questo spettacolo racconta la drammatica vicenda delle donne ingiustamente recluse nei manicomi, portando in scena una tragica storia d’amore spezzata tra le mura del manicomio di Teramo. Per me è stato un momento di svolta. Recitare in “Neve di carta” ha segnato l’inizio di un percorso più personale, un cambio di rotta nella mia idea di teatro. Ho sentito emergere un linguaggio nuovo, più istintivo, meno formale e codificato. Un’espressione più libera, in cui finalmente mi riconoscevo. A rendere tutto ancora più intenso è stato il fatto di condividere la scena con Andrea, il mio compagno di vita da 12 anni. Affrontare insieme un tema così delicato ed emotivamente potente ha reso questa esperienza ancora più significativa. È stato un momento in cui ho davvero sentito di appartenere profondamente a quello che stavo facendo.

Photo: Manuela Giusto
Come gestisce la paura di affrontare il pubblico?
Quel momento, prima di salire sul palco nei teatri o di mettermi davanti a una telecamera, è accompagnato da un pensiero ricorrente: «Ma chi me lo ha fatto fare?». È un brevissimo istante in cui vorrei sparire, un’emozione che molti riconoscono e che io non cerco in alcun modo di nascondere. Ho imparato a gestire questa paura trasformandola in una compagna di viaggio. Respiro, mi accarezzo le braccia in un gesto dolce e rassicurante, quasi a dirmi che va tutto bene. Poi, con un sussurro rivolto a me stessa, mi ricordo di essere sincera, di essere semplicemente Elisa. Non combatto la paura, la accolgo. Spesso la uso, la trasformo in energia e autenticità, ricordandomi che nessun errore potrà mai essere irreparabile. Negli anni, l’esperienza mi ha donato una grande forza interiore, una consapevolezza in grado di trasformare il timore in un alleato prezioso.
Oltre al lavoro come attrice, è anche molto attiva nella difesa dei diritti degli animali. In che modo si impegna in questa causa?
Da parecchi anni cerco di fare sensibilizzazione sul macro tema dello sfruttamento animale nell’industria zootecnica intensiva. Penso fermamente che, soprattutto oggi, consumare animali e derivati abbia scavalcato il concetto di necessità naturale di alimentarsi e sia diventato un vero e proprio consumismo. È importante rendersi conto che, dietro l’industria dell’allevamento intensivo, si nasconde una grande sofferenza. Il mio impegno come attivista è quello di sensibilizzare con rispetto, senza giudicare, ma semplicemente ricordando che il nostro ruolo nel mondo dovrebbe essere vivere in armonia, con empatia e compassione verso tutte le creature, senza abuso né dominio, ma con profondo rispetto. Collaboro con diverse associazioni, tra cui LAV, LNDC e Animal Protection, e presto la mia voce agli spot di Animal Equality. Organizzo spesso eventi benefici a sostegno dei rifugi antispecisti e partecipo attivamente a campagne di sensibilizzazione. Inoltre, sono autrice di “1223 Ultima fermata Mattatoio”, uno spettacolo intenso e toccante che denuncia le condizioni degli animali negli allevamenti e nei macelli, portando in scena una realtà spesso nascosta per scuotere le coscienze e promuovere un cambiamento.
Ha una strategia consapevole per costruire il suo brand?
Io sono tutto fuorché un’imprenditrice, e mi rammarico di non avere questa abilità che oggi sarebbe così utile. Riconosco l’importanza dei social, ma il mio approccio è lontano dalle strategie artefatte o costruite. Sui miei canali cerco di restituire un’immagine autentica di me stessa. Ci tengo a difendere la semplicità, a non avere paura del mio volto, del mio corpo e dei segni che la vita, inevitabilmente, lascia. Questo è davvero molto apprezzato dalla mia piccola community. L’autenticità, per me, è una sorta di missione: non bluffare mai, rimanere aperta e il più onesta possibile. Per me è fondamentale farmi conoscere con discrezione, diventando un po’ l’amica della porta accanto, quella che accoglie sempre volentieri anche solo per scambiare due risate. Accanto a questa trasparenza, non manca la professionalità, che considero imprescindibile.

Photo: Alessandro Canterini
Cosa consiglierebbe a chi vuole migliorare la capacità di comunicare in pubblico?
«Sii te stessa e concentrati sui contenuti». È importante mettere al centro ciò che si vuole trasmettere, piuttosto che puntare su artifici o costruzioni forzate. Bisogna provare a immaginare la comunicazione come un gesto di apertura, aprire la porta con garbo e gentilezza e condurre gli altri nel nostro mondo. È fondamentale creare un ponte di empatia con chi ti ascolta, dando priorità all’accoglienza e alla connessione emotiva. Comunicare, per me, significa condividere. È fondamentale mostrare la propria unicità senza paura, lasciando spazio alla propria vulnerabilità perché è proprio questa a renderti autentica e capace di emozionare gli altri. Penso fermamente che la chiave del successo risieda non tanto nella perfezione, quanto nella capacità di essere autentici e presenti, guidando il pubblico con rispetto e sincerità.
Dove la vedremo prossimamente? Quali saranno i suoi nuovi ruoli?
Su una nuova fiction per Canale 5, “Le onde del passato”, con Anna Valle e Giorgio Marchesi, diretta da Giulio Manfredonia. Interpreto un ruolo fisso nella serie. Posso solo dire che si tratta di una serie molto corale, con splendidi ruoli femminili. Successivamente, tornerò sul set della serie tv italiana “DOC 4”, dove interpreto la caposala Teresa Maraldi. Infine, a marzo 2025 sarò in scena al Teatro Sala Umberto di Roma con “L’uomo dei sogni”, una commedia scritta e diretta da Giampiero Rappa.
Photo cover: Manuela Giusto