Il concetto della velocità non ha a che fare con il correre, ma con il prendere decisioni rapidamente. «La scelta giusta è una rete costituita da persone con i tuoi stessi principi. È questo che ti dà quella velocità».
Mille vite in una: questa è probabilmente l’espressione più adatta a descrivere l’esistenza di Davide Venturi fin qui. Problemi familiari l’hanno portato a lasciare presto gli studi, ma non a fermare la sua sete di conoscenza e di apprendere. Il tempo fa di lui un vero e proprio self-made man, fino all’apertura di una propria azienda nell’edilizia. La crisi del settore edile lo porta a reinventarsi e ad aprirsi al ruolo di commerciale, fino a diventare un consulente di marketing relazionale e referenziale.
Venturi, la parola cambiamento è parte integrante del suo percorso. Che significato ha per lei?
Un grande significato: è sinonimo di opportunità, trasformazione, evoluzione. Dà la possibilità di rinnovarsi e di farlo in maniera costante. Personalmente ho bisogno di fare cose nuove, di cambiare, anche nell’ambito dei processi. Non mi piace essere ripetitivo, né la routine, quindi amo trovare metodi nuovi per raggiungere un risultato. Per questo, mi piace essere messo alla prova. Per me il cambiamento è insito in ogni novità in cui mi imbatto.
“Diventa veloce” è il titolo del suo primo libro. Si può diventare veloci, quindi, senza esserlo in partenza?
Il concetto della velocità chiaramente non ha a che fare con il correre, ma con il prendere decisioni rapidamente. Il sottotitolo è: “Sei tu il pilota”. Ciò non significa essere in gara con qualcun altro, ma che sei tu a guidare la tua vita e il metodo che scegli di adottare. Nel libro ho trasferito un po’ quello che ho imparato e sto imparando in BNI (un’organizzazione che ha lo scopo di acquisire nuovi contatti, per finalità legate agli affari n.d.r.) attraverso lo studio del marketing relazionale, della creazione di reti.
Mi fa un esempio di come intende il concetto di rete?
Possiamo definirla il Telepass del business: ti permette di andare più veloce. Un professionista di mia conoscenza – Guido Coletti – ha paragonato i nuovi contatti a ulteriori corsie in autostrada: per questo ogni persona che entra nella tua vita è un’opportunità, non ti lascia incappare in inutili file e può trasformarsi in un vero e proprio volano, una sorta di Telepass per l’appunto. Col tempo, inoltre, ho imparato che anche da mondi professionali diversi si può trarre arricchimento.
Perché crede sia importante promuovere una cultura dello scambio?
Personalmente leggo molti libri e mi capita di comprarne anche 10 insieme. Sarebbe impossibile leggere tutto nel dettaglio e avere tutto il tempo necessario per farlo, quindi da ogni libro cerco di trarre il meglio. Così accade per le relazioni: la scelta giusta è una rete costituita da persone con i tuoi stessi principi. È questo che ti dà quella velocità.
Quando contano per lei gli strumenti digitali nel costruire relazioni?
Sono sicuramente un acceleratore e aiutano ad aumentare la propria visibilità. A mio parere, però, quando si parla di credibilità si ha bisogno della conoscenza dal vivo. Con l’avvento della pandemia, si crede erroneamente che i rapporti lavorativi siano tutti lì, virtuali: in realtà, come ho già detto, considero tutto ciò un semplice acceleratore. Per esempio, eventi di networking online permettono di entrare in connessione con persone lontane, situate ovunque ormai. Questo, poi, ti permette di decidere eventualmente se andare a costruire una relazione e coltivarla.
Online segue una strategia in particolare?
Sono me stesso, effettuo diverse dirette nei vari social network e soprattutto cerco di essere coerente. Non puoi farti passare per un certo tipo di professionista su LinkedIn e postare le foto dei festini con la cravatta intorno alla testa, per esempio. Inoltre, evito di parlare di politica, di sport o, magari, ci sto molto attento. Preferisco concentrarmi sui miei principi, sui miei valori.
Torniamo a “Diventa veloce”: ha anche una finalità sociale. Ci può dire di più?
Andrà a supportare più attività nell’ambito di Business Voices, al cui centro ci sono progetti no-profit dedicati a comunità locali e, più in generale, nell’ambito dell’Istruzione. In particolare il mio libro è legato a un progetto nella città di Spoleto, seguito dalla dottoressa Emanuela Bisogni insieme al direttivo scolastico di quel territorio. I fondi potranno essere destinati anche a cose semplici, come imbiancare una stanza o acquistare dei piccoli strumenti. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza Lorenzo Fiori della spoletina Nuova Eliografica Editrice e Lorenzo Zangheri che ha curato la copertina e, più in generale, la parte visual.
Come nasce questa decisione?
Ho deciso di devolvere gli utili del libro perché una delle persone da cui ho tratto più ispirazione è Elisabeth Misner, fondatrice della BNI Foundation, sotto cui si è sviluppato Business Voices. L’ho conosciuta nel 2019 e nonostante il suo stato di salute non fosse ottimale, è venuta dal Texas fino a Coriano, nel Riminese, per il TEDx locale. Mi ha insegnato cosa vuol dire approcciarsi al mondo del lavoro e alle relazioni per mezzo della gentilezza. Come farebbe un imprenditore, devi prima imparare, conseguire risultati e poi restituire.
C’è un altro libro nel suo futuro?
Bella domanda (sorride). Innanzitutto, non avrei mai pensato di scriverne uno. Quest’esperienza, a quattro mani con il giornalista Lorenzo Muccioli ha sicuramente rotto il ghiaccio. Tra qualche anno mi piacerebbe raccontare le storie di tante persone che ho conosciuto nella mia vita.