Scrittrice, attrice e pianista, acclamata interprete dell’opera di Gabriele D’Annunzio. Ha allestito i suoi recital/concert e i suoi monologhi dedicati a Eleonora Duse e Maria Callas sia in Italia che in Russia, Giappone, Francia, Bielorussia, Germania, Polonia, Turchia, Stati Uniti e Cuba. Da sempre appassionata di figure carismatiche di donne, Daniela Musini ha pubblicato per PIEMME Le Magnifiche 33 donne che hanno fatto la storia d’Italia, recentemente seguito da Le indomabili. 33 donne che hanno stupito il mondo.
Daniela, nelle tue pagine ti sei dedicata a figure di donne carismatiche, quali Sarah Bernhardt o Coco Chanel, Isadora Duncan o Maria Montessori. Cosa ha permesso a queste donne di costruire un mito intorno a sé? Come comunicavano allora e come avrebbero comunicato oggi?
Tutte le donne citate e tutte quelle che sono contenute nei miei due libri più recenti sono state donne straordinarie che hanno saputo “costruire un mito intorno a sé” come sottolinei tu, perché sono state abili a coniugare talento eccezionale (ciascuna nel proprio campo) e coraggio indomito, desiderio di scardinare tabù e di sovvertire regole con la capacità di affermare la propria personalità, inarrendevolezza nel perseguire i propri scopi e audacia di vivere controvento e agire controcorrente.
Se per molte di loro, il modus vivendi stravagante (Sarah Bernhardt, Elisabetta d’Austria, la Marchesa Luisa Casati Stampa, Cristina Trivulzio di Belgiojoso, Isadora Duncan ad esempio) o audace e trasgressivo (penso a Paolina Bonaparte, Messalina, Cleopatra, Frida Kahlo, la Contessa di Castiglione) le ha proiettate sotto l“occhio di bue” mediatico del proprio tempo e tuttora il loro mito resiste, paradossalmente per altre di loro è stato proprio uno stile di vita riservato a consegnarle alla Storia in modo imperituro. Il mistero e la riservatezza come attrattiva: Maria Montessori, Marie Curie, Francesca Bertini sono tre esempi meravigliosi. Oggi ripeterebbero lo stesso modus operandi a seconda della loro personalità: illuminate costantemente dalla luce dei riflettori talune, o volutamente irraggiungibili talaltre.
Eleonora Duse e Maria Callas sono le tue prime fonti di ispirazione. Quali insegnamenti hai tratto dalle due donne e come questo si riflette sulla scena, nella musica o, ancora, sulla tua pagina?
Le due Divine che hai citato sono state le prime a cui, nella mia lunga vita professionale ed artistica, mi sono accostata con l’intento di scandagliarne l’anima e tutto ciò che al di là del mito, dell’artista inarrivabile, della Diva insuperabile si celava. Scrivendo un monologo per ciascuna di loro e interpretandole nei teatri di tutto il mondo, ho voluto fortemente che sulla scena, mentre venivano proiettate le immagini dei loro successi e dei loro trionfi, fosse rappresentato il loro essere donna al di là del mito. E quindi io più che la Callas sono sul palco “Maria”, più che la Duse faccio rivivere “Eleonora”, in una sorta di destrutturazione del personaggio vincente e di successo (che suscita ovazioni e deliri nella folla e nel pubblico), per consegnare al pubblico l’essere umano con le proprie fragilità, turbamenti, sconfitte, contraddizioni, paure, debolezze, peccati.
Ecco, questo è ciò che ho operato per tutte e 33 + 33 dei miei due libri: ho voluto raccontare sì le grandezze, ma anche gli aspetti controversi, le luci abbaglianti delle loro esistenze, ma anche le zone d’ombra e i momenti di buio totale, insomma l’altra faccia della luna, quella che sui libri di Storia è spesso volutamente nascosta o distorta. Mi interessava farlo soprattutto per onestà intellettuale e veridicità storica. Ovviamente, essendo una scrittrice, pur nella fedeltà della ricostruzione storica, c’è molta affabulazione (alcuni personaggi sono inventati, così come dialoghi e ricostruzioni paesaggistiche e ambientali) e direi teatralizzazione.
Teatro, musica e scrittura. Questi tre aspetti si compenetrano nella tua poliedrica attività. Come avviene questo?
Sono tre aspetti imprescindibili e connaturati in me fin da quando ero bambina. Alla domanda “cosa vuoi fare da grande” ho sempre risposto con questa meravigliosa triade e ancora adesso, che sono più che adulta, non saprei scegliere quale di essi mi rappresenta meglio. Sono modalità interconnesse e questo lo si nota in ogni manifestazione della mia artisticità.
A Teatro, ad esempio, la scrittura, la narrazione sono fondamentali nella prima fase, quella autoriale: la scelta delle parole, delle frasi, delle pause e dei silenzi sono fondamentali per la costruzione del personaggio che voglio interpretare. Ma, nel contempo, la scelta che opero delle musiche che corredano i mei spettacoli non è concepita solo come sottofondo, come tappeto sonoro: la Musica è essa stessa personaggio, è essa stessa racconto, sia se accompagna il mio dire, i miei monologhi, sia se io stessa l’alterni all’affabulazione interpretando brani al pianoforte.
Anche nella mia scrittura utilizzo la grammatica musicale (attraverso i “crescendo” e i diminuendo”, i “piano” e i “forte”) per meglio caratterizzare un personaggio e creare una sorta di climax emozionale ed emotivo, ma impiego anche la semiotica teatrale, ponendo i personaggi su cui incentro il mio focus, su una sorta di palcoscenico e osservandoli soprattutto da dietro le quinte e dietro le quinte, illuminandole con luci radenti, tagli trasversali, occhio di bue o zone d’ombra come si fa a Teatro, appunto.
Attrice, scrittrice e pianista. Come si conciliano queste sfaccettature della tua attività nella comunicazione?
A seconda se l’evento di cui sono interprete riguarda un recital/concert, la presentazione di uno dei miei libri o uno spettacolo teatrale, il mio addetto stampa o l’ufficio stampa della manifestazione in questione manda comunicati ai media e io stessa pubblico post su Facebook. Il mio sito DanielaMusini.com fa inoltre da cassa di risonanza. Ultimamente, a causa della pandemia, ho dovuto limitare moltissimo la mia attività di attrice e di pianista (che riprenderà agli inizi del 2022 con un nuovo progetto musicale e teatrale che mi sta entusiasmando molto e a cui sto già lavorando), ma ho incrementato molto quella di scrittrice. Con Le Magnifiche (uscito nel novembre 2020) e con Le Indomabili appena pubblicato (sempre per Piemme-Mondadori), sono stata molto presa da interviste, presentazioni (che ora da online stanno ritornando per fortuna in presenza), recensioni. Ecco, diciamo, che non mi annoio. Anzi.
Utilizzi molto Facebook. A cosa è dovuta la scelta di eleggere questo social network a primario strumento di comunicazione?
In realtà sono molto presente anche su giornali e in TV, ma Facebook è un mezzo di comunicazione immediato che dà riscontri pressoché in tempo reale. La mia pagina Facebook conta ormai più di 9.300 persone che mi seguono con affetto e, bontà loro, con ammirazione; il mio profilo sta per raggiungere per la seconda volta quota 5.000 amici e conta oltre 1.600 follower. Tra questi la maggioranza è costituita da donne e sono state proprio loro (la stragrande maggioranza delle quali è rimasta una conoscenza solo virtuale) ad apprezzare, in particolare, i miei racconti di figure femminili di rilievo nella Storia, nella Cultura, nell’Arte, che scrivo da anni sulla mia rubrica Facebook #Coriandoli. Proprio da questi ritratti sono nati i miei due libri sopracitati e devo dire che anche dal sostegno e dall’apprezzamento dei miei contatti social ho trovato la spinta e la forte motivazione a scriverli. Il successo ascritto a entrambi lo devo anche a tutte quelle amiche e amici di Facebook che li stanno leggendo e che mi inviano commenti e messaggi entusiastici che mi riempiono il cuore di gioia e di gratitudine.