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Cosa dicono di te quando sei fuori dalla stanza?

di Alessandro Dattilo
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Nel corso dell’intervista a Roberto Re (che potete leggere nella sezione STORIE) riflettevo su un punto: più che mai con l’arrivo del lockdown, il concetto di concorrenza sta profondamente cambiando.

È vero, per occupare una nicchia di mercato, i fautori del «prendi di mira il più forte e dagli addosso» continuano a imperversare. Ma è una strategia che li fa scivolare nel ridicolo. «Se fino a ieri hai trattato bulloni – diceva Roberto – magari potrai affermarti come il più grande esperto di bulloni, non certo spacciarti come un guru in comunicazione e leadership».

Questo magazine nasce da un’idea di Gianluca Lo Stimolo (fondatore e CEO di Stand Out), da noi sviluppata e trasformata in scommessa giornalistica. Nasce e si sviluppa dopo aver preso atto che lo smart working, l’isolamento e la pervasività della tecnologia stavano cambiando i fattori in gioco, facendo crescere nei professionisti, nei manager e negli imprenditori, quel senso di smarrimento come di chi si trova di fronte a un bivio: e adesso?

Da qui le domande di fronte allo specchio:

«Come si gestisce un business restando a casa e rapportandosi soltanto con la telecamera del proprio dispositivo?»

«Come farò a restituire una parvenza di credibilità e di decenza, collegandomi in smart working, senza il supporto psicologico della mia scrivania, della mia cravatta e della mia sala riunioni?»

Ovviamente il personal branding non è nato durante la pandemia, sono anni che gli esperti di marketing e di comunicazione lo inseriscono fra le strategie da mettere in atto con chiunque decida di “metterci la faccia” per presentare un prodotto, un servizio, un’azienda. Ma è nel corso del lockdown che una nuova consapevolezza è emersa con vigore: i tuttologi hanno le ore contate. Così come i timidi che mandano sempre gli altri avanti.

Chi non si specializza rischia di essere tagliato fuori da un mercato travolto dalle informazioni, ma spesso impreparato nel cogliere le diversità, le differenze, i punti di forza. Oggi vince chi coglie l’opportunità di raccontarsi, facendo conoscere il proprio talento. Vince chi sa spiegare meglio cosa c’è realmente dietro a un prodotto o a un servizio, quale sia il motivo perché lui stesso ne è un fan prima ancora di esserne il promotore. Vince chi collega il proprio brand e la propria storia a concetti legati al benessere e alla sostenibilità.

Non era facile provare a spiegare questo cambio di angolazione. Stand Out lo fa ogni giorno con i suoi clienti, questo magazine proverà a farlo con un pubblico più vasto. Parleremo dell’importanza di scrivere un libro e di farsi seguire da un ufficio stampa (elementi fondamentali nella crescita del brand “Roberto Re”), di quale sia per un manager, un imprenditore, un professionista il giusto equilibrio nella comunicazione del proprio storytelling (senza overdose da social). Scriveremo di strategie e strumenti, con i nostri esperti in posizionamento, media relations, immagine, media training, ghostwriting e copywriting.

Il magazine delle Business Celebrity

Vi porteremo interviste e storie, case histories e notizie. E analisi di scenario per capire cosa sta accadendo in giro per il mondo. In breve, vi aiuteremo a orientarvi nel perimetro della “comunicazione human centric”, dove le emozioni contano ben di più delle specifiche di un servizio o del prezzo di un prodotto. In un contesto dove il virus ha appiattito le specificità (le esigenze di tutti si sono fatte simili) cercheremo di convincervi quanto sia necessario avviarsi con serena convinzione verso questo modo di comunicare. Privilegiando la qualità e l’unicità a scapito della “vecchia” quantità.

Sebbene il 2020 sia stato un vero “stress-test” per il personal branding, non troverete grande spazio per le attività svolte dai big dello star system (attori, cantanti, divi del cinema e della televisione) o dai politici che cercano di differenziarsi a tutti i costi straparlando. Di costoro se ne occupano già ampiamente le riviste specializzate e i programmi del piccolo schermo. Proveremo più che altro a scovare le storie di chi è riuscito a diventare qualcuno nel proprio ambito, ottenendo il giusto risalto sul web e sui mezzi di informazione. E costruendo un concreto vantaggio competitivo.

Scriveteci, fateci domande, segnalateci storie e notizie curiose.

Prendete questo magazine come un possibile spazio di community per approfondire informazioni e strumenti, e calare così la vostra quotidianità nel mare magnum della comunicazione di un marchio personale. Lo suggerisco anche a chi lavora come dipendente in un’azienda, come dirigente o manager, come persona che si sente stretta nella definizione del proprio ruolo e nella valorizzazione del proprio talento.

Curate ugualmente il vostro profilo, la vostra immagine, la comunicazione: molti di voi, infatti, nel tempo sono diventati brand ambassador o key-man nell’affiancare un imprenditore. Dopo essere cresciuti come speaker, portavoce, volti televisivi, coordinatori di webinar ed eventi online, ora possono provare a togliersi dal cono d’ombra del capo e iniziare a fare la differenza con le proprie competenze. Anche a beneficio dell’organizzazione stessa.

Parlando di reputazione, resta famosa la citazione di Jeff Bezos, fondatore di Amazon:

Your brand is what people say about you when you’re not in the room

Alla fine, il tuo marchio è ciò che le persone dicono di te quando non sei nella stanza.

 

Alessandro Dattilo

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