Laureata in Agraria, con specializzazione in viticoltura, è cresciuta nell’amore per l’Umbria. Da amministratore delegato dell’azienda vitivinicola Lungarotti, Chiara si impegna attivamente per lo sviluppo culturale e turistico, regionale e nazionale.
A Torgiano, il borgo medioevale a due passi da Perugia che ha reso famosa l’Umbria del vino, l’azienda vitivinicola Lungarotti gestisce due musei dove turisti e appassionati enologi da tutto il mondo possono ammirare reperti storici relativi alla lavorazione del vino e dell’olio.
Per Chiara, coniugare vino, cultura e ospitalità – affiancando il suo brand personale a una vera eccellenza del made in Italy – è stata un’operazione di successo resa possibile grazie a una specifica preparazione tecnica, ai suoi interessi in campo culturale e a un vero e proprio entusiasmo per i sapori e i profumi del territorio. Cosciente del ruolo fondamentale che la cultura del vino e dell’olio d’oliva hanno avuto nello sviluppo della civiltà, dell’economia, della storia e dell’arte umbra e italiana, nel 1999 Chiara dopo un decennio di “gavetta” al fianco della sorella Teresa e sotto la guida del padre Giorgio – pioniere della moderna enologia italiana – è subentrata ai vertici dell’azienda di famiglia: da amministratore delegato, non ha mai smesso di conservare, proseguire, innovare e sviluppare la sua impresa nel rispetto della tradizione e delle proprie radici.
Com’è possibile dunque miscelare la storia con l’agricoltura e trasformare tutto questo in una straordinaria occasione per il turista? Partiamo dal brand Lungarotti, nominata da Wine Spectator-Operawine 2021 tra le 34 migliori cantine d’Italia. La storica azienda vinicola – fondata da Giorgio Lungarotti e oggi guidata dalle figlie Chiara e Teresa, coadiuvate dalla madre Maria Grazia e dai nipoti Francesco e Gemma – conta in tutto 250 ettari di vigneti, dislocati tra la tenuta di Torgiano e quella di Montefalco. Le due cantine producono in tutto 29 etichette, tra cui il Rubesco Riserva Vigna Monticchio (Torgiano Rosso Riserva DOCG) e il Rubesco Rosso di Torgiano DOC.
L’impresa riesce a coinvolgere turisti e italiani con una speciale accoglienza. Come nasce questo approccio “familiare” che caratterizza il core business dell’attività imprenditoriale?
I valori su cui si fonda la nostra azienda di famiglia sono tradizione, storia, continuità generazionale, amore per la terra e per la nostra Umbria che consideriamo un tesoro ancora da valorizzare. Ma più di tutti è il capitale umano a giocare un ruolo centrale e imprescindibile. Il nostro team aziendale è composto da persone competenti che, con dedizione ed entusiasmo, promuovono a vari livelli le attività della tenuta: una vera e propria grande famiglia, a partire da coloro che lavorano in vigna e in cantina, molti dei quali sono figli o nipoti dei primi operai che, con mio padre Giorgio Lungarotti, diedero il via a questa avventura. Un legame forte che si perpetua attraverso le generazioni, coinvolgendo la comunità di Torgiano che, non a caso, ha deciso di intitolare il viale su cui si affaccia la cantina proprio a mio padre. Tutto questo si percepisce quando si viene a visitare la nostra cantina o a trascorrere una vacanza nel nostro agriturismo Poggio alle Vigne. Si intuisce che dietro c’è una grande passione per il nostro lavoro che coinvolge tutti: a partire da mia sorella Teresa e da me, da nostra madre Maria Grazia che, a 94 anni splendidamente portati, continua a occuparsi della Fondazione Lungarotti, dei miei nipoti Francesco e Gemma e di tutte le persone che lavorano per noi, dal primo all’ultimo arrivato. La nostra famiglia è stata pioniera anche nel campo dell’ospitalità, creando negli anni ’70 uno dei primi “boutique hotel” di tutta l’Umbria e d’Italia. Oggi i nostri musei, la cantina, l’agriturismo tra i vigneti e i due bistrot offrono un’esperienza completa al turista che cerca una vacanza rilassante in un piccolo borgo medievale, a 20 minuti da Perugia e Assisi, in un’atmosfera familiare e autentica.
Nel comunicare ai turisti, su cosa vi focalizzate maggiormente?
Anche se l’Umbria è una destinazione già molto amata dal turismo italiano e internazionale, credo che ci sia ancora molto da fare per promuovere le sue bellezze. È vero, non abbiamo il mare, ma il nostro patrimonio è fatto di piccoli borghi medievali, di panorami mozzafiato, di un bel lago e di tanta cultura. Per non parlare dell’offerta gastronomica, parte integrante del nostro stile di vita, molto amato e apprezzato in quanto autentico! Oggi il turista che sceglie la nostra regione è prevalentemente colto, attratto non solo dalle bellezze del territorio, ma anche dalla qualità della vita e dai ritmi slow. L’Umbria ancora oggi è un segreto ben custodito e noi stiamo lavorando affinché venga svelato. Il nostro obiettivo è fare in modo che sempre più gente abbia voglia di scoprire quanto di bello questa terra è capace di offrire. Perché ciò accada, bisogna fare squadra, lavorare in sinergia, superando gli individualismi e valorizzando il patrimonio enogastronomico e culturale della nostra regione.
Qual è il livello di coinvolgimento negli eventi, come Cantine Aperte, che organizzate durante l’anno?
Certamente Cantine Aperte è un evento che riscuote molto successo e che richiama tanti visitatori non per forza esperti di vino. Ma oggi, ancor più di Cantine Aperte, mi piace parlare di Vigneti Aperti che Movimento Turismo del Vino ha lanciato quest’anno. Del resto, l’enoturismo sta crescendo tantissimo negli ultimi anni, non solo perché è aumentata la curiosità nei confronti del mondo del vino, ma soprattutto perché c’è voglia di vivere esperienze nella natura. Ci sono attività che noi proponiamo da anni e che oggi sono diventate di tendenza. Mi riferisco al trekking tra i vigneti, ai percorsi in bicicletta, i pic-nic, le passeggiate guidate: tutte attività all’aria aperta che si possono vivere nelle nostre tenute di Torgiano e Montefalco. Inoltre, l’enoturista desidera essere coinvolto nella quotidianità dell’azienda: non è solo interessato al wine tour per comprendere come funziona una “fabbrica del vino”, ma chiede anche di partecipare attivamente alla vendemmia, il momento più importante e coinvolgente dell’anno. Tutte esperienze che ritengo fondamentali per trasmettere a chi ci viene a trovare la passione e l’impegno che richiede il nostro lavoro, a partire dalla cura del vigneto fino all’imbottigliamento. Un vero turismo esperienziale di qualità.
Per i turisti che visitano Torgiano e l’azienda Lungarotti, che impatto hanno i brand dei due musei (vino e olio)?
Entrambi i musei sono ormai una tappa imperdibile per chi viene a Torgiano e arricchiscono l’offerta culturale locale raccontando la storia del vino e dell’olio, due elementi millenari che sono parte integrante della cultura e della tradizione umbra. Già negli anni ’70, mio padre Giorgio e mia madre Maria Grazia intuirono che la viticoltura potesse generare un indotto legato a un turismo specializzato. Per questo, nel 1974, inaugurarono il Museo del Vino di Torgiano (MUVIT), definito dal New York Times «il migliore in Italia», e nel 2000 il Museo dell’Olivo e dell’Olio (MOO). Mia madre ancora oggi – oltre a mettere a punto nuovi e più moderni sistemi espositivi per rendere ancora più stimolante l’esperienza – continua ad arricchire una collezione che vanta oltre tremila manufatti del MUVIT: dai reperti archeologici greci ed etruschi, ai contenitori vinari in ceramica d’età medievale, rinascimentale, barocca e contemporanea, fino a incisioni e disegni che coprono un arco di quattro secoli, da Mantegna a Picasso.
Nell’Umbria siete l’impresa conosciuta per il vostro impegno quotidiano a beneficio dell’ambiente e della valorizzazione della cultura del vino. Cosa significa esporsi in prima persona su queste tematiche?
Tra i pilastri della nostra filosofia produttiva c’è da sempre la ricerca della massima qualità, adottando buone pratiche nel rispetto dell’ambiente. Dal 2018, 230 ettari della Tenuta di Torgiano sono certificati VIVA (programma del Ministero della Transizione Ecologica che attesta la sostenibilità della filiera vitivinicola attraverso l’analisi di quattro indicatori: aria, acqua, vigneto e territorio), mentre i 20 ettari della Tenuta di Montefalco sono coltivati a biologico già dal 2010 e certificati dal 2014. La sostenibilità caratterizza tutto il nostro processo produttivo a partire dai vigneti: oltre alle capannine meteo per analizzare l’andamento climatico, mettiamo in atto il controllo meccanico delle erbe infestanti, una gestione intelligente delle risorse idriche, la concimazione organica e la confusione sessuale (metodo non chimico adottato per diminuire gli accoppiamenti dei parassiti). Insieme alla produzione di biomasse con gli scarti della potatura, abbiamo aderito al progetto Meteowine che introduce metodologie innovative per la previsione e la verifica delle condizioni meteorologiche. Nella primavera del 2018 è stato installato un impianto fotovoltaico sulla copertura degli edifici aziendali di oltre mille e trecento metri quadri, che copre il 40 per cento dei fabbisogni di energia elettrica. Inoltre abbiamo adottato bottiglie più leggere in quasi tutta la gamma dei nostri vini, riuscendo a ridurre fino al 35 per cento le emissioni di CO2.
La sostenibilità in tutte le sue declinazioni (ambientale, sociale, economica) è diventata ormai un valore imprescindibile e le aziende vitivinicole, così come quelle agroalimentari, saranno sempre più ambasciatrici del territorio. Il nostro compito, dunque, è quello di educare il consumatore a bere e mangiare bene, rendendolo partecipe di questo processo migliorativo.
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