A parlarci della sua carriera imprenditoriale è il nipote diretto del mitico Bud Spencer, di cui porta il nome reale. Aprendo una linea di prodotti proteici, Carlo Junior ha unito la passione per lo sport e quella per il buon cibo.
Una carriera sportiva ad alto livello, contrassegnata dall’umiltà e serietà tipiche di chi è sportivo per professione. Un’attività imprenditoriale iniziata nel momento storico complesso della pandemia, nata come una scelta azzardata e che ha invece funzionato. Dietro queste sfide, la tenacia di un ragazzo di quasi 30 anni, che porta l’eredità di un nome importante, ma che non si è mai seduto sugli allori e ha dimostrato che, lavorando sodo e a testa bassa, si può diventare campioni per sé stessi e per gli altri.
«Ho sempre ammirato mio nonno e da lui ho ereditato la passione per lo sport, ma anche l’amore per il buon cibo e i dolci. Tuttavia, durante la mia carriera da professionista di arti marziali, ho dovuto sempre scegliere fra una passione e l’altra, quasi fossero due cose inconciliabili. Ecco perché ho creato un brand, Bud Power, e una linea di prodotti proteici realizzati per uomini e donne che amano lo sport e la vita sana», racconta Carlo.
Parlaci della carriera professionale legata allo sport e di quella imprenditoriale.
Sono sportivo professionista di MMA, mix martial arts. Ho iniziato molto giovane, ottenendo buoni risultati fin da subito e raggiungendo anche il livello più alto (in Italia siamo solo in 5): l’UFC, l’organizzazione di arti marziali miste più importante del mondo, una sorta di serie A per questo sport. Sono combattente in primis, ma negli anni sono diventato allenatore, anche di molti sportivi e altri lottatori, e personal trainer. Attualmente sono inoltre capitano della squadra professionista di Aurora MMA, dove mi alleno con i coach e i compagni. A livello sportivo, sono in fase di transizione e di forte crescita, pur combattendo in Cage Warrior. Il mio progetto è tornare in UFC (l’atleta manca dal 2019, ndr).
L’attività imprenditoriale è iniziata invece durante la pandemia, quando non si combatteva più, per cui ho ragionato su un business che mi potesse rappresentare al meglio perché, specialmente in uno sport come quello che pratico io, il peso e la forma fisica sono fondamentali.
La scelta del nome, Bud Power (il potere di Bud), è chiaramente ispirato a mio nonno, che è la figura che mi ha cresciuto e che ho sempre ammirato. Insieme a mio fratello – designer (prima di orologi) e creatore del logo, della grafica e del packaging – e mio padre, abbiamo fondato un’impresa di prodotti proteici, per sportivi e non solo, totalmente made in Italy. E fin da subito abbiamo ottenuto buoni risultati, ampliando in questi tre anni la gamma dei prodotti: non più solo barrette, ma anche pasta, croissant, creme, vestiti e gadget.
Nonostante la giovane età, sei già un esempio per molti ragazzi. Quali sono le caratteristiche principali per emergere in entrambi i settori, secondo te? Hai consigli sul come mantenere saldo il proprio brand personale?
Essere sé stessi è il miglior marketing. Non mi ritengo un influencer, in realtà. Trasmetto quello che provo sinceramente, mandando così un messaggio vero e pulito a chi mi segue. Inoltre, per ottenere buoni risultati, ritengo sia importante essere caparbi e lavorare sodo, in qualsiasi attività.
Quanto conta «mettere la faccia» nel comunicare un messaggio delicato come quello del tuo sport?
Saper comunicare il giusto messaggio e metterci la faccia nello sport in generale è segno di professionalità. Spesso lo sport delle arti marziali miste è frainteso: è quindi doveroso per i professionisti come me far capire quanti valori ci sono dietro. Il rispetto dell’avversario in primis, l’allenamento continuo per migliorare la tecnica e per mantenere un buon equilibrio e una buona salute fisica e mentale.
Bud Power, la nuova realtà imprenditoriale: un omaggio al nonno, che nell’immaginario collettivo è un simbolo del cinema italiano e dello sport. Quanto ha influito nel tuo percorso portare un nome così importante?
Il nome di mio nonno mi ha sempre portato cose buone e fortuna, ma ho sempre lavorato molto per ottenere qualsiasi risultato. Due sono gli insegnamenti più importanti ricevuti, che porto sempre con me: «Se non sei all’altezza, non vai avanti», nemmeno con le raccomandazioni – che per fortuna non esistono nel MMA – e «Più vai in alto, meno bisogna dare retta alle critiche».
Parliamo di social network. Quanto sono importanti per te e per la tua carriera professionale?
Nel mondo MMA, e in generale nella vita di uno sportivo, tutti i social network sono importanti per comunicare la propria realtà. In passato ho avuto qualcuno che mi seguiva la comunicazione, ma dopo il Covid ho preferito fare tutto da solo. I social sono una pubblicità infinita, anche se credo fermamente che per trasmettere il proprio brand conti un 60% di bravura e un 40% del loro utilizzo. Quello che uso di più è sicuramente Instagram e ultimamente anche TikTok. Invece YouTube è più utilizzato per trasmettere i combattimenti, non per gli allenamenti o per video tutorial. Sui social sono abbastanza riservato sulla mia vita personale, racconto di più la professione e le mie passioni, come quella delle auto d’epoca o degli orologi. Non seguo strategie: anzi mi sono accorto che ho aumentato il numero dei follower proprio quando sono stato me stesso, senza inventarmi nulla.
Hai in mente di fare un documentario in futuro sul MMA? Hai mai pensato di scrivere un libro? Se sì, di che tipo?
Mi piacerebbe molto fare un documentario e anche scrivere un libro in futuro, ma devo crescere ancora una decina di anni nello sport e nell’imprenditoria per poter dire qualcosa.
Quanto sono importanti le collaborazioni e le sponsorship in entrambe le tue professioni?
La questione sponsorship è più importante nel mondo sportivo. Prima della pandemia avevo molti sponsor, poi durante il Covid un po’ meno anche perché non si combatteva più… Da quando il mondo MMA è ripartito, nel mio caso a livello internazionale, ho notato più fermento nelle sponsorizzazioni e nelle collaborazioni. Ci vorrebbe un manager, ma non tutti lo hanno o hanno la possibilità di averlo. Io vado alla ricerca autonomamente e, avendo un brand mio di cui sono testimonial, non ne cerco di simili. Gli altri sponsor, fortunatamente, arrivano da soli.
Chiudiamo con i tuoi progetti futuri e un messaggio per le persone (non solo giovani) che vogliono mettersi in gioco e magari cambiare la propria vita o intraprendere un nuovo percorso lavorativo.
Quello che dico sempre è di non aver paura di cambiare e di realizzare i propri sogni, mettendoci tutte le energie che si hanno. Bud Power, per esempio, è stato un azzardo in un momento storico complesso, e ha funzionato. Bisogna sempre provarci e crearsi delle opportunità, non aspettare che arrivino all’improvviso. E soprattutto bisogna lavorare sodo! Per quel che riguarda i progetti futuri, vorrei ottenere sempre più profitto con la mia azienda e combattere presto, soprattutto per tornare in UFC.