Materia prima preziosa proveniente da paesi lontani, il caffè espresso è un’eccellenza tutta italiana, dietro cui si nasconde cura, ricerca e passione. La stessa che si avverte dalle parole di Antonia Trucillo, terza generazione della famiglia che dà il suo nome al Caffè Trucillo. Ha viaggiato tanto attraverso i paesi produttori di caffè, Antonia, nonostante la giovane età, per acquisire la conoscenza e la cultura di quei semi che, solo se sapientemente scelti e lavorati, consentono di ottenere un aroma fragrante e persistente.
Come inizia la tua esperienza nell’azienda di famiglia?
Dopo la laurea, nel 2015, ho scelto di immergermi subito in questo lavoro. È stato quasi naturale considerato che tutta la nostra vita è fortemente permeata dalla presenza del caffè e dall’azienda nei discorsi, nei progetti, nei nostri viaggi, anche quelli di piacere. In fondo, il caffè è presente quotidianamente nella vita di tantissima gente, come poteva non esserlo anche nella mia? Inoltre, in quell’anno era in costruzione la nostra nuova sede ed è stato quasi un invito a esserci fattivamente. Non era scontato che questo lavoro mi appassionasse, ma dopo un solo mese in azienda, guardando i sacchi di juta pieni di caffè, ho sentito la necessità di partire per conoscere da vicino il frutto del caffè e scoprire la magia che c’è dietro una tazzina di questo nettare.
Il mio primo viaggio l’ho fatto a 21 anni, in Honduras e da lì ho proseguito alla volta del Costa Rica, Guatemala, El Salvador, Brasile, Colombia, India, Indonesia, Vietnam. Nei cinque anni di lavoro trascorsi in viaggio, ho vissuto con i caficultores, condividendone l’alloggio e il cibo. Ho vissuto la vita in piantagione lasciandomi contagiare dalla loro passione. La parte più tecnica l’ho appresa nei mesi trascorsi a Santos, il maggiore porto sudamericano per il commercio del caffè. Da noi per terra vedi carte e cicche di sigarette, lì le strade sono cosparse di chicchi persi dai camion e dai container. Ho lavorato in un Quality Lab per diversi mesi e mi porto dietro ricordi stupendi di quel luogo, era proprio il posto del caffè! Qui ha avuto inizio il mio percorso come assaggiatrice: pensate, assaggiavo fino a 600 tazze al giorno. Lì ho perfezionato le conoscenze sul cupping, il metodo di assaggio utilizzato nei paesi produttori per analizzare la conformità delle partite di caffè e stabilirne le quotazioni a livello internazionale. Quando avevo 24 anni sono diventata Q Grader. Si tratta della massima certificazione che indica chi è in possesso di competenze e conoscenze sull’universo del caffè, in grado di valutare e classificare la qualità del caffè. Siamo in 5.000 al mondo ad avere ottenuto questa certificazione e circa 30 in Italia. Il mondo dell’assaggio l’ho conosciuto nei paesi di origine: ogni assaggio mi riporta in piantagione.
Da questo a diventare l’immagine dell’azienda il passo è stato breve. Come è successo?
Il nome del mio profilo Instagram, #TheItalianCoffeeGirl, è stato coniato da un nostro consulente, Andrea Giordano. Lui ha assistito alla mia crescita in azienda, avvenuta anche attraverso i miei numerosi viaggi fatti nei luoghi dove nasce il caffè, luoghi incredibili che ho vissuto da dentro e non come turista. Da qui l’idea di condividere le mie esperienze, le mie impressioni, la mia passione per tutto quello che ruota attorno al mondo del caffè, comunicando anche online quello che già facevo offline. Ho iniziato semplicemente mettendo in rete quello che facevo quotidianamente e continuo a farlo in maniera non strutturata ma spinta dalla voglia di condividere il mio amore non solo per il caffè ma anche per gli oggetti, come le tazzine, le macchinette, gli accessori e della loro bellezza.
Ti segue un ufficio stampa, cura anche i tuoi social?
I social li curo autonomamente e attraverso di essi viene fuori “Antonia”, la ragazza italiana del caffè nella sua autenticità. So che potrei fare di più ma le mie giornate sono già così intense, sono quasi tutto il tempo a lavoro, specie con i nostri clienti. L’ufficio stampa invece mi segue per quello che è l’aspetto più istituzionale. È ovvio che poi io venga coinvolta anche dall’ufficio stampa, per quel che concerne la parte più prettamente professionale di me e delle mie conoscenze.
Di recente hai ospitato in azienda le telecamere della Rai per Linea Verde, alcuni giornali, come Marie Claire, ti hanno dedicato degli articoli. Come sono arrivati a te?
La Rai ha saputo della mia qualifica di Q-Grader, che presuppone una conoscenza molto profonda del caffè, dalla pianta alla tazzina. Questo mi ha dato grande visibilità e credibilità anche a livello internazionale. Altre occasioni si sono create attraverso le relazioni di lavoro. Lavoro molto di più su questo che su di me come “influencer”. Mi rendo conto che sarebbe importante riuscire a comunicare il mio brand personale in maniera più programmatica ma sarebbe proprio un lavoro per essere sempre presente sui social con nuovi post. Per quanto riguarda l’ufficio stampa, questo rappresenta per me un’ottima risorsa a livello aziendale. «Non si può parlare di brand senza parlare di identità», per cui abbiamo sentito l’esigenza di raccontare la nostra identità attraverso un lavoro di ufficio stampa che ha facilitato questo processo: questo grazie a persone che sanno ascoltare e raccontare di noi emozionando, che sanno comunicare significati profondi, creando valore. Oggi siamo inondati da informazioni, notizie, comunicazioni, spesso ridondanti e fuorvianti. Quindi trovo essenziale che quelle aziende, coerenti con i propri valori, innovative, responsabili, etiche, diano voce alla loro unicità.
Come usi i social network?
Su Instagram uso uno stile più informale, così riesco a conoscere e interagire con molte persone del mio mondo, come i baristi, che spesso poi finisco col conoscere anche personalmente, specie durante le fiere di settore. Quello che noto è che oggi non uso più il vecchio bigliettino da visita con le persone che incontro per lavoro ma molto più spesso mi capita di lasciare il nome del mio canale, dove si crea una sorta di circuito di appassionati del caffè, quindi anche molto targettizzato.
LinkedIn lo utilizzo in maniera più formale, per la reputazione e dunque uso un tono più istituzionale. Se su Instagram sono più scherzosa e naturale, su LinkedIn comunico il lato più professionale: ad esempio parlo delle attività che facciamo nella nostra Accademia del Caffé, la scuola fondata da mia madre, la prima nel Sud Italia, che racchiude tutto il nostro sapere e dove parliamo di caffè a 360°, proponendo 11 tipologie di corsi sia per i professionisti che per gli amanti del caffè. Facebook lo utilizzo più che altro per restare in contatto e condividere quello che faccio con amici di vecchia data e che ho conosciuto in giro per il mondo, ritrovando persone che magari non sento da tanto tempo. Sicuramente quello che è più vicino al mio modo di essere è Instagram, ma sto usando molto anche LinkedIn proprio perché voglio far passare un messaggio di professionalità e competenza.
Quanto giova la tua presenza personale all’azienda?
Per i consumatori è sempre più importante sapere chi c’è dietro al prodotto preferito. Sapere che dietro Caffè Trucillo c’è una persona con un suo expertise che ci mette la faccia, che può piacere o no ma che si espone in prima persona, ha fatto tanto e il bello è che il mio coinvolgimento non è nato con questo scopo ma per la pura voglia di comunicare. Lo faccio in modo spontaneo e vorrei conservare questa autenticità e questa naturalezza, pur intensificando questo tipo di attività.
Cosa vorresti ancora fare per comunicare al meglio te stessa e la tua azienda?
Vorrei fare tanto di più. Mi hanno detto che è bello ascoltare il mio racconto, il punto di vista di una giovane donna su un prodotto che bevono molto soprattutto gli uomini. Potrei fare dei workshop digitali con l’Accademia. Sicuramente, quando riprenderò a viaggiare, potrei fare un reportage sul mondo della produzione del caffè, raccontando la qualità delle miscele e dando voce ai produttori che incontro e che mi ospitano. All’inizio non portavo quasi con me il telefono nelle piantagioni. Oggi mi piacerebbe “portare” coloro che “mi seguono” in viaggio con me, in quei luoghi carichi di energia, semplicità, sacrificio, generosità. Nella natura incontaminata del caffè!