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Alex Nocera: «Ogni deejay ha un suo metodo che, grazie ai social, è in continua evoluzione»

di Annarita Cacciamani
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Per il suo brand personale ha preso spunto da alcuni nomi celebri: David Guetta, Swedish House Mafia, Tiesto. Alex Nocera, deejay e producer parmense ma romagnolo di adozione da anni, ha un amore viscerale per la musica. La produce, la ascolta, la mixa e ci fa ballare gli altri: dal 1989 a oggi ha realizzato più di 300 produzioni e un centinaio di remix. Oggi Alex, come tutti i suoi colleghi, è alle prese con le conseguenze della pandemia che ha cancellato le feste e le serate in discoteca. Ma grazie ai social e alla sua innata passione, la sua musica continua ad arrivare ai fan e a tutti gli appassionati di musica elettronica.

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Alex, come nasce la tua passione per la musica e quando decidi di diventare deejay professionista?

La passione per la musica credo di averla fin dalla nascita. Mia madre mi raccontava che, da neonato, per non farmi piangere, doveva mettermi sul letto con la radio accesa! Mi sono avvicinato alla musica elettronica da ragazzino, all’incirca a 12 o 13 anni, ascoltando i Depeche Mode (band di cui sono tutt’ora fan). In particolare, ho conosciuto il mondo del Djing grazie ad un caro amico e anche mio maestro, deejay Lucio Visioli. Sinceramente, credo non ci sia stato un particolare momento in cui abbia deciso di fare il deejay di professione. Tutto è nato di conseguenza alla mia grande passione che mi ha spinto a non mollare mai.

Il deejay non è solo colui che mette la musica in discoteca. Raccontaci le tante sfaccettature del tuo lavoro.

Sì esatto, fare il deejay non significa solo mettere una sequenza di brani in discoteca. Per preparare un buon Dj Set, bisogna, in primis, amare ed ascoltare tanta musica. Poi ricercare costantemente nuove sonorità per rendere il proprio show sempre più personale ed esclusivo e infine, cosa più importante, confrontarsi sempre con la gente per cercare di carpirne gusti, emozioni, tendenze.

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Con la pandemia le serate in discoteca si sono drasticamente ridotte. Come stai affrontando questo periodo? I social sono importanti per mantenere il contatto con il pubblico?

Diciamo che più che ridotte, le serate si sono completamente cancellate… purtroppo! Comunque, per quanto mi riguarda, essendo anche un produttore, mi sono concentrato esclusivamente sul lavoro in studio di registrazione. Negli ultimi 2 anni penso di aver prodotto più musica che in tutto il resto della mia carriera. Ho instaurato, inoltre, tanti rapporti di collaborazione con molti miei colleghi e questo grazie anche ai social, che hanno avuto, mai come in questo periodo, un ruolo molto importante. Allo stesso modo i social si sono rivelati fondamentali per rimanere in contatto con il pubblico. Per interagire con loro e per far conoscere il mio lavoro in studio e la mia musica.

Ultimamente numerosi artisti stanno emergendo grazie a Instagram o a YouTube. Possiamo dire che i nuovi media stiano soppiantando mezzi tradizionali come la radio?

Sì, purtroppo sì… Dico purtroppo perché sono molto legato alla radio. Ho dedicato quasi tutti i miei anni lavorativi a questo mezzo di comunicazione. Sia in prima linea lavorandoci, sia come ascoltatore. Come per i generi musicali, anche negli strumenti di comunicazione, le cose cambiano costantemente. La tecnologia influenza molto il settore musicale e ciò ha fatto sì che oggi siano altri i mezzi di comunicazione più utilizzati. I social media hanno modificato radicalmente la diffusione e la promozione della musica. Gli artisti non possono fare altro che adeguarsi e penso che sia anche giusto così.

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Per chi come te lavora nel mondo dello spettacolo l’immagine è importante. Come si cura l’immagine rimanendo coerenti nel tempo?

Mah, sinceramente non mi sono mai preoccupato molto di curare la mia immagine, almeno non troppo, soprattutto quella fisica!!! Ho sempre pensato che sia più importante quella artistica. Si rimane coerenti, si comunica, ci si crea un’identità attraverso il proprio lavoro, concentrandosi su quello, senza volere essere “personaggio” a tutti i costi. Mi concentro sulla musica da proporre, sui luoghi e sui mezzi adatti per proporla. Insomma le scelte lavorative diventano il nostro modo modo di comunicare con chi ci segue. Che poi è questo che ti rende un “personaggio”.

Ci sono deejay o musicisti famosi a cui ti ispiri per quanto riguarda la gestione del brand?

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Sì certo, costantemente! Credo sia abbastanza comune ispirarsi (senza copiare) a chi sta sopra di te. Penso lo facciano un po’ tutte le aziende per il proprio brand. Nel mio caso, nel tempo, ho preso molti spunti da nomi come David Guetta, Swedish House Mafia, Tiesto, ecc… ma anche da band come i Depeche Mode. Penso che ci sia sempre qualcosa da imparare da chi ha raggiunto grandi livelli!

 

Annarita Cacciamani

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